Elisabetta Esposito per gazzetta.it
"Ho sentito poco fa la notizia della scomparsa di Gerd Müller. Mi dispiace davvero". Ricky Albertosi, il portierone di Italia-Germania 4-3 nella semifinale del Mondiale messicano del '70, ricorda con affetto l'attaccante tedesco che quella notte tanto lo ha fatto penare.
gerd muller
"Eh, ci ha punito... Con quei due gol ci ha mandato davvero in crisi. Avevamo condotto tutta la gara, poi Schnellinger ci ha portato ai supplementari e Müller con la doppietta ci ha fatto temere il peggio. Per fortuna siamo stati capaci di reagire in modo incredibile e con Rivera alla fine li abbiamo battuti".
Che attaccante era?
"Una belva. In area non perdonava, non si poteva commettere neanche il minimo errore. Lui era sempre lì, pronto a metterla dentro. Non era tanto alto ed era piuttosto tozzo come attaccante, ma in area era imbattibile. Mi ricordava un po' Hamrin della Fiorentina, che però giocava più largo. Ma avevano la stessa concretezza davanti alla porta e per me erano guai...".
Lo aveva studiato prima di affrontarlo in quella semifinale?
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"No, nessuno studio. I difensori magari possono cercare di capire i movimenti degli attaccanti, noi dobbiamo fare solo una cosa: parare. Lui quella sera mi ha messo davvero in difficoltà, per fortuna abbiamo vinto lo stesso. Non ricordo di averlo visto a fine partita, noi eravamo in preda all'euforia, lui sarà stato mogio come tutti i tedeschi...".
Siete stati entrambi protagonisti della Partita del Secolo.
"Ed è un pensiero che mi riempie sempre di orgoglio. Senza dimenticare che quel successo ci ha portato alla finale di un Mondiale, che non è cosa da poco. Una cosa è certa, senza Gerd Müller quella partita non sarebbe stata così bella".
MULLER
Alvaro Moretti per ilmessaggero.it
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(…) Il pallone d’oro lo prese proprio nel 1970 in cui sfuggì il Mondiale. La vita dopo il calcio è stata un processo di sparizioni: alcol e depressione, perché quel suo talento di essere l’uomo giusto al posto giusto non riusciva a trasmetterlo. Non era tecnica, ma puro istinto, forse inconsapevolezza di sé così utile in campo e complicata da gestire fuori dall’OlympiaStadion. Scomparve, una volta la notte del 17 luglio 2011: era a Trento e nessuno sapeva che fine avesse fatto. Il percorso di riabilitazione favorito dai suoi ex compagni di squadra dirigenti del grande Bayern che ora apprezziamo (Beckenbauer, prima di tutti) era stato un successo e Gerd ha lavorato per un bel po’ con i giovani della super squadra bavarese. Lo ritrovarono dopo 15 ore in via Alcide De Gasperi in stato confusionale.
gerd muller RICKY ALBERTOSI
Dal 2015 il Bayern annunciò un’altra battaglia per Gerd: l’alzheimer. Stavolta è costretto a sparire: viveva in un centro specializzato. Ci piace pensarlo alle prese, ora, con quei satanassi di difensori marcatori che cercavano di intuirne le mosse, di prevedere quale leva geniale avrebbe usato per una girata nell’area piccola, sotto quale ciuffo d’erba si sarebbe nascosto “il piccolo grasso Müller”. Gerd era il numero 1 nella storia dell’area piccola del calcio: la vendetta sugli olandesi era anticipata, in un certo senso. Il gioco a zona di lì a poco avrebbe eliminato la fissità dogmatica della sfida personale con difensori come Burgnich e persino il “suo” collega Berti Vogts colonna dei rivalissimi del Borussia Monchegladbach. E accorciato il campo con la tattica del fuorigioco, gli specialisti d’area (nell’Italia di quei tempi viene in mente Boninsegna) avrebbero dovuto subire una trasformazione anche fisica: l’attaccante deve sfuggire la trappola tattica, non disseminarne nel proprio territorio di caccia.
RICKY ALBERTOSI
Müller è stato meno personaggio, meno filmico di tanti da lui umiliati in campo in quegli anni Settanta di basettoni e capelli lunghi. Eppure “der bomber” è per numeri e talento mimetico un calciatore davvero ECCEZIONALE.
IL BAYERN MONACO ANNUNCIA LA MORTE DI GERD MULLER gerd muller1 RICKY ALBERTOSI gerd muller RICKY ALBERTOSI gerd muller2