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    COLPO DI SCENA AL PROCESSO PER LA MORTE DI GIUSEPPE UVA: IL PM CHIEDE L’ASSOLUZIONE PER GLI AGENTI INDAGATI PER OMICIDIO PRETERINTENZIONALE - ALLORA COME E’ MORTO?


     
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    Andrea Sceresini per "La Stampa"

    IL CADAVERE DI GIUSEPPE UVA IL CADAVERE DI GIUSEPPE UVA

    La procura di Varese ha chiesto il proscioglimento dall’accusa di omicidio preterintenzionale di un carabiniere e dei sei poliziotti imputati per la morte di Giuseppe Uva. Il colpo di scena è giusto ieri pomeriggio, al termine dell’udienza preliminare.

    Il pm Felice Isnardi ha chiesto che i sette uomini in divisa vengano rinviati a giudizio unicamente per abuso di potere: un reato che – come hanno sottolineato i difensori - «non ha alcuna attinenza con l’evento morte». L’improvvisa svolta – ammesso che il giudice decida di accogliere l’istanza del pm – lascerebbe sul banco degli imputati una sola persona: il secondo carabiniere coinvolto nel caso, che aveva chiesto il giudizio immediato.

    GIUSEPPE UVA GIUSEPPE UVA

    Giuseppe Uva ha perso la vita il 14 giugno 2008, dopo aver trascorso un’intera nottata nella caserma dei carabinieri di Varese. Uva – 43 anni, artigiano - quella sera aveva bevuto e si era lasciato andare ad atti di vandalismo in compagnia dell’amico Alberto Biggiogero.

    GIUSEPPE UVA GIUSEPPE UVA

    Alle 3,45 era stato identificato e portato in caserma dai militari dell’Arma: «Proprio te Uva cercavo – avrebbe esclamato uno di questi, secondo la testimonianza di Biggiogero -, adesso te la faccio pagare».

    Lo stesso Biggiogero, sentendo le urla dell’amico in una stanza accanto, aveva fatto una prima telefonata al 118 («Sono nella caserma dei carabinieri, stanno massacrando un ragazzo»), ma i militari, interpellati dal personale del pronto soccorso, avevano minimizzato la situazione («Sono due ubriachi, ora gli togliamo il telefono»).

    Erano stati gli stessi militari, di lì a poco, a invocare l’intervento dell’ambulanza, arrivata in caserma in pochi minuti. Alle 5,40 Uva era stato trasportato all’ospedale di Varese, dove era stato sottoposto a Tso e gli erano stati somministrati dei calmanti. Alle 10 di mattina, il decesso. La vicenda di Giuseppe Uva è stata spesso accostata al caso-Aldrovandi.

    Secondo i famigliari, l’uomo sarebbe stato pesantemente picchiato sia in caserma che in ospedale, fino a essere ridotto in fin di vita. «La richiesta del pm è stata del tutto inaspettata – ha dichiarato ieri il legale della famiglia Uva -, per me non se lo aspettavano neanche gli imputati. Confidiamo nella decisione del giudice».

    GIUSEPPE UVA GIUSEPPE UVA

    Per ben due volte, nel corso degli ultimi mesi, il gip di Varese aveva respinto le richieste di archiviazione avanzate dai pm Agostino Abate e Sara Arduini. Circa due mesi e mezzo fa il pm Isnardi, da poco nominato procuratore generale del capoluogo lombardo, aveva deciso di rimuovere dall’incarico i due magistrati prendendo personalmente in carico il fascicolo. Il capo d’imputazione precedentemente formulato – secondo Isnardi - non avrebbe rispettato «le prescrizioni imposte dall’ordinanza del gip» e avrebbe manifestato «profili di illogicità e contraddittorietà rispetto al titolo dei reati ipotizzati».

    Un improvviso cambio di rotta, che aveva riacceso le speranze di giustizia della famiglia Uva. Dopo decine di interrogatori e ricostruzioni, tuttavia, le conclusioni di Isnardi sembrano coincidere clamorosamente con quelle dei due colleghi: Giuseppe Uva quella notte non sarebbe stato ucciso.

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