Ilario Lombardo per la Stampa
GIORGIA MELONI PNRR
A gennaio il ministro degli Affari europei Raffaele Fitto farà una relazione in Parlamento sullo stato del Pnrr. E di fatto dirà che l'attuale governo ha ereditato un piano impossibile da realizzare nei suoi presupposti iniziali e nei tempi previsti. Nessuna volontà di andare allo scontro diretto con l'ex premier Mario Draghi, la linea concordata con Giorgia Meloni è di dimostrare che nessuno avrebbe raggiunto i traguardi concordati con l'Europa sul Piano di ripresa e resilienza. Un numero, sopra tutti, userà Fitto.
Sono i miliardi trasformati in progetti e in cantieri entro il 2022. Questo giornale ne ha già parlato. Ma il numero è cambiato, ed è ancora peggio dell'ultima previsione. Dai 42 miliardi stabiliti all'origine, già Draghi, lo scorso settembre, era sceso a poco più di 20 miliardi messi a terra entro dicembre.
Meno di due settimane fa La Stampa scrisse che alla fine i miliardi sarebbero stati circa 15. Secondo l'ultimo monitoraggio aggiornato invece saranno tra i 12 e i 13 miliardi. Meno di un terzo di quanto calcolato all'inizio.
PNRR ITALIA
Una cifra che pone un serio interrogativo sulla realizzabilità di tutto il Piano entro la sua scadenza, circa 230 miliardi da spendere per il 2026. Meloni sa che a Bruxelles farà poco breccia la scusa di un governo appena nato e all'opera da una quarantina di giorni. Per questo, ancora di più che per il terrore di finire in esercizio provvisorio se il Parlamento dovesse far naufragare i tempi della manovra, la presidente del Consiglio e i suoi uomini più fidati stanno lavorando su una precisa strategia di salvataggio. Evitare figuracce con l'Europa sugli obiettivi del Piano fissati entro fine dicembre, per avere la possibilità di rimodulare progetti e finanziamenti a partire da gennaio. e offrendo maggiore ruolo alle Regioni nella governance.
Venerdì 16 nella Sala Verde di Palazzo Chigi, Fitto riunirà la cabina di regia con tutti i ministri e sottosegretari competenti sulle destinazioni dei finanziamenti europei. Al momento, non è escluso che partecipi anche Meloni. Sarà una riunione importante perché certificherà lo stato dello cose sul Pnrr. Dopo una lettera inviata ai presidenti di Regione e ai ministri, dopo incontri singoli per verificare anche l'utilizzo dei Fondi europei 2014-2020 e delle risorse del Fondo di sviluppo e coesione (soldi, molti, non spesi), il governo presenterà un quadro più chiaro. C'è fiducia sul fatto che saranno raggiunti i 30 obiettivi che restano dei 55 necessari per ricevere 19 miliardi, e cioè la tranche finale dei finanziamenti per il 2022. I ministri sono stati abbastanza rassicuranti. Fitto ha comunque pronto un decreto, per contenere e licenziare quelle norme, più complicate di altre, che non dovessero essere portate a compimento.
fitto meloni
L'incognita vera, però, resta la spesa. La macchina dello Stato non funziona. Per carenze di personale, incompetenze, mancato coordinamento. Tutto è fermo. E Meloni, con un pizzico di senso di rivalsa, osserva diverse personalità confermare quello che fino a pochi mesi fa era un tabù. In ambienti finanziari, tra i grandi costruttori, come anche nell'associazione dei sindaci, ormai sono tante le voci che considerano irrealizzabile il Piano alle condizioni previste.
Per l'aumento dei costi dell'energia e delle materie prime - argomento noto - ma anche perché la burocrazia che deve implementare i progetti è inceppata. Se non sarà necessario comporre in fretta un decreto per gli obiettivi di dicembre, Fitto lo rinvierà a gennaio e al suo interno dovrebbe infilarci anche la nuova governance. L'altro ieri il Pd ha presentato un'interrogazione per chiedere maggiore trasparenza e sapere cosa cambierà. Concentrando sul Pnrr anche la gestione dei Fondi di sviluppo e di coesione, inevitabilmente - spiega una fonte di governo - le Regioni acquisteranno una maggiore centralità, proprio perché hanno le competenze costituzionali sulla materia.
È quello che hanno sempre chiesto i governatori. Ieri lo ha fatto di nuovo, su questo giornale, Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia e alla guida della Conferenza delle Regioni. Fedriga e Fitto ne hanno parlato a Milano qualche giorno fa. «Lo abbiamo lamentato sin dal primo giorno, da quando il Pnrr è stato scritto - sono parole del governatore -.
fitto meloni
Su missioni, bandi e progetti, come si fa a prescindere dalla visione territoriale delle Regioni?». Nel decreto finiranno anche le procedure semplificate e ridotte, le modifiche alle strutture, che al momento sono allo studio dei tecnici del ministero degli Affari europei e del Pnrr. E che dovranno dare più forza all'attuazione della spesa. Per non replicare i fallimenti degli ultimi mesi. Un esempio, già noto, su altri: i 2,4 miliardi stanziati per contrastare il dissesto idrogeologico. Spesi? Zero.