Enzo Verrengia per "La Verità"
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Dopo le statue e i monumenti, il politicamente corretto prende di mira i miti letterari. Ed ecco il nuovo Perry Mason della miniserie Hbo, che del principe del foro creato da Erle Stanley Gardner vuol raccontare gli inizi. Allora si è nella Los Angeles degli anni Trenta del secolo scorso, sull'onda lunga della Grande Depressione.
Mason è un giovane legale in male arnese, con una segretaria, Della Street, sboccata e fricchettona anzitempo, e un investigatore privato, Paul Drake, nero, in ottemperanza alla quota obbligatoria che ogni nuova serie americana riserva a ispanici, asiatici e, da ultimo europei dell'est. Tutto, naturalmente, per cancellare la predominanza Wasp. Se non fosse che si rischiano gli anacronismi.
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Nella società statunitense dell'epoca, le minoranze non lo erano solo per retorica, bensì di fatto, in certi contesti. Comunque, Matthew Rhys, nei panni del protagonista, Juliet Rylance, una tutt' altro che pimpante Della Street, e Chris Chalk a interpretare Paul Drake, non potranno mai sostituire nell'immaginario il trio Raymond Burr, Barbara Hale e William Hopper.
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Né tantomeno qualsiasi colonna sonora sarà mai all'altezza della sigla incalzante di Fred Steiner, che conteneva la tensione del processo all'americana, ben diverso da quello italiano, con accusa e difesa in condizioni di perfetta parità. Al Perry Mason dell'Hbo bisogna contrapporre l'originale, specialmente ai fini del dibattito sullo stato della giustizia in Italia.«Perry Mason, avvocato. Tenete a mente questo nome. Diventerà famoso»: era il profetico richiamo sulla copertina del primo romanzo che lo vide protagonista, nel 1933.
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Lo firmava Erle Stanley Gardner (1889-1970), figlio di un povero minatore di Malden, Massachusetts. Impiegato nello studio di un vice-procuratore distrettuale, penalista in California a soli 21 anni, esercitò la professione per i successivi due decenni. Gardner prestò a Perry Mason il proprio acume, la passione forense e l'onestà. Con l'aggiunta di una caratteristica genuina degli avvocati d'oltreoceano: accettare i clienti su basi contingenti, ovvero senza la certezza di una parcella, a meno che non si vinca il processo, che laggiù è appunto una sfida garantista fra pubblico ministero e difensore.
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La simpatia del pubblico per Raymond Burr identificò l'attore, scomparso nel 1993, con il personaggio. Non a caso. Burr si era laureato in giurisprudenza nel prestigioso ateneo di Stanford. Né si fece mai sfiorare dal timore di essere schiacciato da Perry Mason. Burr amava indossare la toga, e morì poche ore dopo avere girato un ultimo episodio. In seguito la serie andò in crisi, malgrado le aspettative di ulteriori royalties da parte degli eredi di Erle Stanley Gardner.
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Eppure fu lo stesso Dean Hargrove, della casa produttrice Universal, a non illudersi sulla reazione dei telespettatori: «Perry Mason, il vero unico Perry, è insostituibile». Quando la Nbc trasmise l'ultimo episodio, con Burr malato, il clamoroso successo di audience era prevedibile.
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