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    "SE ENTRASSIMO IN UNA SPIRALE PERVERSA DI VOTAZIONI INCONCLUDENTI, NON ESCLUDEREI UN RIPENSAMENTO DEL PRESIDENTE MATTARELLA" - IL POLITOLOGO ROBERTO D'ALIMONTE: "DEL RESTO, I TANTI VOTI CHE HA PRESO NEI PRIMI TRE SCRUTINI DIMOSTRANO CHE QUESTA SOLUZIONE PIACEREBBE A MOLTI. ECCO, L'UNICA ALTERNATIVA POSSIBILE A DRAGHI È IL MANTENIMENTO DELLO STATUS QUO - MI PARE CHE NESSUNO SI STIA MUOVENDO BENE, MA CONTE MI SEMBRA QUELLO PIÙ IN DIFFICOLTÀ. IL M5S È IL PARTITO CON IL MAGGIOR PACCHETTO DI VOTI MA, DIVISO COM' È, NON RIESCE A FARLO VALERE. E LA LEADERSHIP DI CONTE NE SOFFRE…"


     
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    Niccolò Carratelli per "la Stampa"

     

    mario draghi sergio mattarella mario draghi sergio mattarella

    Alla fine, l'unica soluzione si chiama Mario Draghi. Per il professor Roberto D'Alimonte, politologo dell'università Luiss e grande esperto di sistemi elettorali, il premier «resta il candidato più forte per il Quirinale». Perché convergere sul suo nome è la strada maestra per uscire dallo stallo in cui i leader dei partiti si sono infilati.

     

    Come si sbloccherà la situazione e si arriverà a eleggere il presidente?

    «Si sbloccherà quando i partiti si renderanno finalmente conto che, per tanti motivi, la persona giusta per il Quirinale è Draghi. A quel punto, forse, si siederanno intorno a un tavolo e decideranno contestualmente anche il suo successore a palazzo Chigi. Che, a mio avviso, dovrebbe essere una donna».

    mattarella draghi mattarella draghi

     

    Perché una donna? Ha in mente un nome?

    «Perché credo che una donna potrebbe riuscire ad attenuare le tensioni tra i partiti della maggioranza, che comunque ci saranno in un anno elettorale. Anche per il rapporto diverso che potrebbe instaurarsi tra i leader di partito uomini e un premier donna. Io penso a Marta Cartabia, ma non so se ne abbia voglia. L'alternativa potrebbe essere Elisabetta Belloni. Credo che l'opinione pubblica apprezzerebbe la scelta di una donna per palazzo Chigi».

    sergio mattarella e mario draghi sergio mattarella e mario draghi

     

    Sicuro non ci siano altre figure super partes e autorevoli come Draghi da mandare al Quirinale?

    «Io onestamente non ne vedo. Certo, se entrassimo in una spirale perversa di votazioni inconcludenti, non escluderei un ripensamento del presidente Mattarella e una sua permanenza al Quirinale. Del resto, i tanti voti che ha preso nei primi tre scrutini dimostrano che questa soluzione piacerebbe a molti. Ecco, l'unica alternativa possibile a Draghi è il mantenimento dello status quo».

     

    Tra i leader di partito impegnati nelle trattative, chi si sta muovendo meglio e chi peggio?

    «Mi pare che nessuno si stia muovendo bene, ma Conte mi sembra quello più in difficoltà. Il M5S è il partito con il maggior pacchetto di voti ma, diviso com' è, non riesce a farlo valere. E la leadership di Conte ne soffre. Ma neanche Salvini sta tanto bene. Pare che anche il suo partito sia diviso. E la sua voglia di intestarsi l'elezione del nuovo presidente potrebbe rivelarsi un boomerang».

    mattarella e mario draghi al quirinale mattarella e mario draghi al quirinale

     

    Quanto pesa questa elezione sui futuri equilibri politici italiani? Cosa c'è in gioco oltre al presidente della Repubblica?

    «In questo momento si stanno giocando tre partite. Quella più visibile è l'elezione del presidente. Allo stesso tempo, questa è anche il banco di prova della coesione dei partiti e delle future alleanze in vista delle amministrative di primavera e delle politiche del 2023. Questo è vero a sinistra, dove un'azione coordinata sul nuovo presidente tra Pd e M5S può essere la base su cui costruire l'accordo. Ma anche a destra, dove troviamo due partiti al governo, tra cui Forza Italia, che non è chiaro cosa voglia fare dopo il fallito tentativo di Berlusconi di salire al Quirinale, e un partito all'opposizione».

    CONTE SALVINI CONTE SALVINI

     

    La decisione sulle alleanze dipende molto dalla legge elettorale

    «Certo, e in questo momento ci sono partiti, come il M5S, schierati a favore del ritorno al proporzionale e FdI che, invece, vuole mantenere assolutamente l'attuale sistema o approvarne uno ancora più maggioritario. In mezzo ci sono gli altri, che pendono di qua o di là.

     

    Dopo l'elezione del nuovo presidente, la riforma elettorale tornerà ad essere un argomento caldo. E questa elezione potrà orientare i partiti incerti in una direzione o in un'altra. Con Berlusconi che continuerà ad avere un peso superiore al suo pacchetto di voti. La sua candidatura era stata accettata da Salvini e Meloni in cambio della rinuncia ad appoggiare il ritorno al proporzionale. Sarà ancora così dopo l'elezione del nuovo capo dello Stato?».

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