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    IL PORNO ENTRA IN GUERRA! - GLI STATI AMERICANI UTAH E LOUISIANA PRETENDONO LA VERIFICA DELL’ETÀ OGNI VOLTA CHE UN UTENTE VUOLE ACCEDERE AI SITI PORNO PIÙ IMPORTANTI, A PARTIRE DA PORNHUB - PER TUTTA RISPOSTA L’INDUSTRIA HARD NON SOLO LEVA LE TENDE DA QUESTI DUE STATI MA LI CONTRODENUNCIA PER IL MANCATO RISPETTO DI DUE EMENDAMENTI DELLA COSTITUZIONE - BARBARA COSTA: “LEGGETEVELE, 'STE  LEGGI CHE AFFERMANO DI REGOLARE IL PORNO: TUTTE SI FONDANO SULLA "REGOLA DEL 33,3 PER CENTO". QUESTA REGOLA STABILISCE CHE…”


     
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    Barbara Costa per Dagospia

     

    pornhub emily willis pornhub emily willis

    Al porno in c*lo non glielo metti. È lui che lo mette, col consenso di chi il porno lo fa e di chi ogni distinta porno inc*lata decide di guardarsela. Ma se tra chi il porno lo guarda ci sono i minori, la colpa non può solo e sempre ricadere sul porno. Troppo comodo!!! Il porno statunitense come industria che – per quanto ad alcuni possa rodere – è una delle più produttive realtà economiche, non ci sta a farsi mettere sotto da politici che del benessere della comunità che rappresentano (e di questa, dei minori che manco li votano) frega fino a un certo punto.

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    Il porno non ci sta a chinarsi a leggi che non servono a nulla. Ci sono due stati americani – Utah e Louisiana – che pretendono la verifica dell’età ogni volta che un utente vuole accedere non a un sito porno, ma solo ai siti porno più grossi, Pornhub su tutti? E il porno nella veste di Porn Hub non solo da questi stati se ne va, ma li controdenuncia, in base al non rispetto del I Emendamento – libertà di esprimersi – e del XIV Emendamento: abbiamo tutti gli stessi doveri e diritti!

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    Sia lampante: il porno è IL PRIMO a non voler essere visto dai minori. IL PRIMO!!! Il porno (come spiega una splendida Cherie DeVille, milf pornostar pluripremiata ma pure caz*uto membro del porno sindacato, nel video di 90 secondi che compare sullo schermo di chi, abitante in Utah, ha ancora l’hobby di svuotarsi la libido guardandosi un porno) vuole uno scudo che schermi le sue immagini a chi non è adulto nel comprenderle.

     

    E però il porno contesta che tale protezione sia efficace e risolutiva sotto forma di pretesa di esibire singoli documenti personali ogni volta che si vuole vedere un porno. Per le seguenti ragioni: immettere ogni volta i propri dati personali in rete è rischioso, poiché le leggi che lo esigono costringono ogni utente a controlli di società di identità digitali scarne di adeguati strumenti a protezione dei dati. Così la cosiddetta privacy, di un utente sano e maggiorenne che vuole sollazzarsi col porno, con queste imposizioni, dove va a finire?

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    Ancora: perché i legislatori hanno preso di mira solo certi siti porno – i maggiori – e non tutti i siti porno esistenti??? I politici che hanno ideato tali restrizioni non lo sanno che se tu blocchi un utente da un sito porno, l’utente non è che se ne va a messa, ma va su altri siti pornografici??? Sai che gli frega a lui, alla sua fregola, e al suo onanismo! Sicché che cavolo si risolve con queste inedite e decantate leggi? Chi si protegge???

    cherie deville cherie deville

     

    Ma andiamo al sodo: il porno vuole e muove e urla il bisogno di filtri stra-efficaci a protezione dei minori, ma questi filtri devono partire dal computer tablet smartphone, qualsiasi sia il mezzo con cui si accede via web al porno, e non il contrario. Non deve partire dall’utente alla rete, ma dalla rete all’utente che ne fa richiesta e sopra ogni altra cosa deve essere un filtro non statale, non nazionale, bensì sovranazionale e coadiuvato da norme e da regolamenti sovranazionali.

     

    sen todd weiler sen todd weiler

    Bisogna fare in modo che un minore non riesca a vedere porno via VPN. Pericolo bellamente ignorato dai legislatori anti-porno, come se navigare VPN per un minore non fosse un gioco! E come se introdursi in un sito +18, usando documenti +18 altrui, per un minorenne non fosse uno scherzo! Cribbio, ma certi legislatori come ragionano? Chi li consiglia?

     

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    E com’è vero che non c’è fine al peggio! Difatti, leggetevele, 'ste  leggi che affermano di regolare il porno: tutte si fondano sulla "regola del 33,3 per cento". Questa regola stabilisce che i siti che “contengono il 33,3 per cento di materiale dannoso per i minori devono istituire protocolli di verifica d’età”. Scopo vero e ultimo è il ribaltamento del "Miller Test", sentenza della Corte Suprema del 1973, e sentenza che protegge la facoltà di fare pornografia ergendo il più netto distinguo tra chi attua questa espressione artistica da chi ne fa reato contro la persona, vieppiù se minore.

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    Ora io sfido ogni Dago-lettore a dimostrarmi in modo comprovato e indiscusso come oggettivamente si fa a stabilire che un’opera – qualunque, visiva, letteraria, scultorea, ecc. – è pornografica al 33,3 per cento. Come caz*o si fa??? Come??? Ditemelo, e con che canone. Dimostratemelo. Su questo il porno ha presentato lettere aperte ai politici anti-porno quali Todd Weiler, sen. Utah, quali Laurie Schlegel, sen. Louisiana, in cui chiede in che modo il 33,3 per cento debba essere calcolato: in gigabyte? Volume dei dati? Numero di immagini? Durata dei video? Qual è il criterio?????

     

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    E questo fatto se non lo rimarco scoppio: i politici anti-porno sono ma guarda un po’ repubblicani e guidati da risolute convinzioni religiose che mutuano la loro visione e esistenziale e politica. E infatti lo Utah è uno stato ultrareligioso, pieno di mormoni (“il porno è l’arma di Satana!”), dove le lobby di Dio hanno tanti soldi e influenza. Mi sembra sicché cosa buona e giusta che sia posto al vaglio del 33,3 per cento un testo quale la Bibbia, libro che di sc*pamenti per cifra e intensità e assortimento è intriso. Sì o no? A luglio leggi di verifica d’età online – sempre sponsorizzate da politici repubblicani timorosi di Dio – entreranno in vigore in Arkansas e Mississippi.

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    Forse in Virginia. Scrive bene "Rolling Stone USA", quando lega questa guerra al porno “condotta per panico morale” alle battaglie repubblicane che vogliono mettere fuori legge gli show di drag king e delle drag queen, e a chi vuole eliminare determinati libri dalle biblioteche? Davvero il sapere – e il sapere offline, e il sapere online – si può fermare, o per lo meno condizionare? In Indiana il governo statale – repubblicano – ha tolto ogni finanziamento pubblico alla sua filiale del "Kinsey Institute", celebre e storico centro di ricerca e di studi sessuali, perché secondo certi repubblicani “è un predatore di bambini”. 

     

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    E non illudiamoci che simili lacci legislativi siano soltanto frutto statunitense. Bollono in pentola anche in Canada. E presto ce li ritroveremo tra le gambe anche noi europei. In Francia è guerra aperta tra il governo Macron e questi cinque siti porno: Pornhub, Tukif, xHamster, XVideos, Xnxx. Guerra tra avvocati. Il governo Macron ha presentato un disegno di legge che impone il blocco immediato di questi 5 siti (e gli altri?????) se questi 5 siti non si “dotano di blocchi super-effettivi di verifica dell’età”.

     

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    E il governo Macron vuole che tale disegno di legge diventi legge entro l’inizio del prossimo anno scolastico, perché, come si sa, durante l’estate i minori dal porno sono al sicuro! Ma c’è un caz*o da scherzare. I 5 siti presi di mira ribattono: forniteci le linee guida governative a cui attenerci per occultare ai minorenni il porno sul web. Noi reclamiamo inequivocabili guide che non possano cadere vittima di interpretazioni diverse e conseguenti opposte applicazioni da parte dei tribunali.

     

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    E diteci pure perché arrestate noi 5, e non le altre porno piattaforme, e per la chiarezza: perché la vostra legge spegne noi e, però, “dovrebbe spegnere social quali Twitter”, che pure veicolano porno? E che sta a indicare “si spera che Twitter accetti finalmente di rispettare la legge francese”? Non siamo più tutti uguali? Twitter è più uguale degli altri? Il governo Macron ribatte con il suo “sforzo a regolamentare il web” ma queste linee guida inequivocabili non le dà, non le può dare, perché non ce l’ha, perché non ne esistono. Sono i governi, tutti i governi, che si lusingano credendo che mettendo il cappio al porno – attenzione, solo ai siti più noti – si sconfigga il Male e vinca il Bene.

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    Il porno vuole lavorare coi governi nazionali per un’azione sovranazionale che disciplini la fruizione del porno sul web. I governi finora sono sordi a siffatto sprono. Il porno porta gli stati in tribunale. Non si fermerà in caso di sentenza avversa. Non vi lascio con buone notizie, perché il porno mette in guardia: i regimi di censura iniziano con il porno, ma non finiscono mai con il porno.

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