Estratto dell’articolo di Franco Giubilei per “La Stampa”
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[…] Il pasticcio dell’esclusione rientrata in extremis del professor Carlo Rovelli dalla Buchmesse di Francoforte, per motivi che lo stesso scienziato aveva legato al suo discorso del Primo maggio («siccome ho osato criticare il ministro della Difesa, il mio intervento è stato cancellato», ha scritto sui suoi profili social), per il Premio Nobel per la fisica Giorgio Parisi rappresenta da un lato «una figuraccia internazionale, dato che una persona che doveva parlare alla Fiera non poteva più farlo perché in precedenza aveva parlato di un argomento non connesso, la guerra in Ucraina».
carlo rovelli
La prima decisione di cancellare la sua partecipazione alla Buchmesse è però anche «un tipo di censura inappropriato» in un Paese, il nostro, «che non ha conosciuto il maccartismo neanche nel periodo della Guerra fredda, quando le persecuzioni anticomuniste erano limitate agli Stati Uniti. L’episodio di Rovelli sembrava incominciare a muoversi in questa direzione».
Professor Parisi, questa vicenda mette in questione la libertà di espressione e il rapporto tra il potere e gli intellettuali in Italia.
GIORGIO PARISI E CARLO ROVELLI
«Non è un bel segnale. Rovelli è stato invitato dalla Fiera per parlare di argomenti contenuti nel suo libro. D’altra parte, non ha commesso reati: il Primo maggio ha solo espresso la sua opinione su temi politici, avendone, come tutti, diritto. […] E poi le posizioni di Rovelli sulla guerra sono vecchie di un anno, le conosceva anche chi l’ha invitato a Francoforte. Quando parlava su Facebook andava bene mentre al Primo maggio no?».
È l’argomento sensibile della guerra a provocare queste reazioni?
«Penso ci siano posizioni molto diverse e che ci sia molta intolleranza rispetto alle posizioni altrui. Si fosse trattato di cambiamento climatico o di cuneo fiscale non sarebbe successo».
rovelli crosetto
Ma perché fanno paura posizioni come quelle di Rovelli?
«Nella lettera con cui lo si eliminava dal programma, […] c’è una frase che mi ha molto stupito, quando si mette in rapporto la sua presenza dopo i concetti espressi il Primo maggio, con quella, auspicata, di un esponente che rappresenterebbe il nostro Paese al massimo livello istituzionale. Escludendo che si tratti del presidente della Repubblica, potrebbe essere un ministro, ma a questo punto sembra che le due presenze sarebbero incompatibili: come se l’assenza di Rovelli favorisse la partecipazione di questa personalità».
[…] Secondo lei incidenti come quello di Rovelli alla Buchmesse segnalano involuzioni di tipo autoritario o derive maccartiste?
CARLO ROVELLI concertone primo maggio
«Rispondo citando il caso di un allievo di Enrico Fermi, il fisico italiano Giancarlo Wich: negli Stati Uniti, negli Anni Cinquanta, gli chiesero di giurare che non apparteneva al Partito comunista e lui, che non aveva alcuna simpatia per il comunismo, si rifiutò di fare un giuramento del genere. Questo era il maccartismo: Charlie Chaplin che se ne andava dall’America. Però, l’intolleranza di cui è stato vittima Rovelli è cominciata assai prima di questo governo, che certamente può averla aumentata».
Viviamo in una società meno libera rispetto al passato?
«Che sia diventata meno libera direi di no, ma cominciano a esserci elementi preoccupanti, come le leggi speciali per punire comportamenti che potevano invece rientrare nella previsione di leggi già in vigore. Mi riferisco alle misure contro i rave, per esempio».
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