Giuseppe Sarcina per www.corriere.it
VLADIMIR PUTIN JOE BIDEN - ILLUSTRAZIONE TPI
All’alba di oggi, lunedì 10 ottobre, i missili russi sono tornati a colpire l’intero territorio dell’Ucraina, a partire dalla capitale Kiev. L’Amministrazione Biden deve ancora pronunciarsi sull’attentato al ponte di Kerch, ma la rappresaglia di Putin ha già spostato in avanti l’attenzione.
I portavoce della Casa Bianca hanno trascorso il fine settimana nel tentativo di smorzare l’allarme sull’«Armageddon nucleare» lanciato giovedì 6 ottobre da Biden. La settimana scorsa il leader Usa e la sua vice Kamala Harris hanno assicurato a Zelensky l’invio di altre armi per un valore di 625 milioni di dollari.
PUTIN BIDEN
Adesso torna il dilemma che ormai si ripropone puntualmente in ogni fase di tensione acuta, perché il leader ucraino chiede al Pentagono di consegnare anche missili Atacms (Army Tactical Missile System), con un raggio di azione intorno ai 300 chilometri.
I generali ucraini sostengono che sono armi necessarie per colpire le basi russe da cui partono gli ordigni responsabili delle stragi anche tra i civili.
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La Casa Bianca finora ha eluso la richiesta, inviando, invece, altri missili letali, ma con una gittata più limitata. Adesso che, come dice Zelensky, «Putin vuole spazzare via l’Ucraina dalla faccia della Terra», lo scenario è in rapida evoluzione.
Biden è atteso a un’altra decisione delicata: come rispondere alla nuova mossa di Putin.
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