1 - DE RITA: «EGOISTI E SOLI, FRANTUMIAMO LE RELAZIONI»
Alessandro Fulloni per il “Corriere della Sera”
giuseppe de rita
«Siamo egolatri, non sappiamo gestire la nostra solitudine. E tutto questo comporta una rottura di relazione, soprattutto dentro la famiglia». Giuseppe De Rita, 87 anni, otto figli, presidente del Censis (Centro studi investimenti sociali) guarda la «foto» dell' Italia scattata dall' Istat - in sintesi: sempre meno figli e sempre più famiglie composte da single - e osserva: «Il punto è che noi questo scenario lo abbiamo sempre affrontato in termini strutturali, il bonus bebè, i sostegni alle famiglie: ma la realtà è che è finita l' anima».
Ovvero, professore?
«Fare figli in qualche modo vuol dire scordarsi di se stessi, ma noi non abbiamo più questa capacità, questa propensione: la ragione non sta in una dimensione economica, si tratta innanzitutto di un fatto emotivo. Siamo dediti a noi stessi, siamo ricolmi di narcisismo egoistico e in definitiva siamo incapaci di un rapporto con l' altro».
E dunque?
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«Siamo così soli dentro che preferiamo investire nel breve periodo. E siamo single anche per questo».
Questa «fine dell' anima» di cui parla dove trova le sue radici?
«Nella congiuntura emotiva dell' ultimo decennio, con la rottura totale della vita di relazione. Anzi: la relazione non è più un valore, il valore è oramai la rottura di relazione simbolizzata dal "vaffa", divenuto lo slogan della società, implicito ed esplicito. Siamo un Paese che rompe ogni minuto miliardi di piccole relazioni. E questo mi sembra stia diventando il peccato maggiore della società italiana».
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Speranze?
«Un augurio, semmai. In quel film-capolavoro che si chiamava Miracolo a Milano , diretto da Vit-torio De Sica e sceneggiato da Cesare Zavattini, si vede un ragazzino che, nella Milano del 1951, esce dall' orfanotrofio e inizia a salutare tutti. Al quinto "buongiorno", un passante gli chiede perché. Lui risponde che non c' è una ragione. Ecco, dobbiamo tutti tornare a salutare come quel ragazzino».
2 - SEMPRE PIÙ SINGLE
Mariolina Iossa per il “Corriere della Sera”
Famiglie sempre più piccole, anzi piccolissime, in pratica un esercito di single che avanza e che non solo a fare figli non ci pensa proprio, ma neppure a vivere in coppia, e nuovo minimo storico delle nascite, mai state così poche dall' Unità d' Italia, sempre più vecchi. È questo il Paese che si affaccia al 2020, come ce lo racconta l' Annuario Istat.
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Poche le buone notizie, principalmente due, pure se in chiaroscuro: buste paga un po' più pesanti (ma solo per i dipendenti pubblici) e livelli di occupazione tornati a prima della crisi economica del 2008 (ma i posti di lavoro in più sono quasi tutti a tempo determinato).
Una famiglia su tre è un single. Un altro terzo è formato da due componenti, una coppia senza figli, un genitore con un figlio. Soltanto due famiglie su dieci sono composte da quattro persone. Più del 60% dei figli tra i 18 e i 34 anni vive con i genitori.
Continua il calo delle nascite e l' invecchiamento della popolazione. «I nati vivi, che nel 2017 erano 458.151, nel 2018 passano a 439.747», conferma l' Istat. La speranza di vita media alla nascita «riprende ad aumentare attestandosi su 80,8 anni per i maschi e 85,2 per le femmine nel 2018».
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Aumentano le retribuzioni: l' Istat registra un più 1,5% in busta paga, «dovuto per la quasi totalità agli aumenti retributivi previsti per i dipendenti pubblici (+2,6%) dopo il blocco contrattuale che si protraeva dal 2010». Aumentano anche i livelli di occupazione, siamo al 58,5%, e sfiorano il livello massimo del 2008, prima della crisi. Nel 2018 le famiglie in condizione di povertà assoluta erano un milione e 822 mila (7,0 per cento), per un totale di oltre 5 milioni di poveri. Dai numeri Istat emerge anche che più le città sono ricche, maggiori sono le disuguaglianze sociali. Ed è allarme carceri: il sovraffollamento è cresciuto in un anno del 3,6%.