florentino perez
Matteo Pinci per “la Repubblica”
Potere e soldi, influenze e controllo della cassa. La guerra che ha spaccato a metà il calcio europeo ad aprile del 2021 continua ad agitarsi. Le fazioni sono note: da una parte la Uefa, l'ordine costituito, il suo presidente Aleksander Ceferin e il suo fedelissimo sostenitore, il potente Nasser Al Khelaifi, presidente del Psg, dell'Eca (associazione dei club europei, vicinissima alla Uefa) e manager in materia di sport per conto del governo del Qatar, che tra un mese e mezzo ospiterà i primi Mondiali invernali della storia.
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Dall'altra, i tre club che ancora sostengono apertamente il progetto Superlega: la Juventus di Agnelli, il Barcellona di Laporta. E soprattutto il Real Madrid di Florentino Perez. «Il calcio è in crisi», ha ribadito, quasi a smontare l'ottimismo ostentato dalla Uefa. «La pandemia ha fatto venir meno 7,2 miliardi di ricavi e ora aspettiamo l'effetto della guerra».
Gonfiando il petto nel cuore di un'Assemblea dei soci del Real presieduta da campione d'Europa, ha attaccato senza risparmiare colpi, Ceferin e Al Khelaifi, pur senza nominarli mai. «C'è chi pretende che accettiamo gli abusi di alcuni club contro il fair play finanziario. Abusi che tutti conosciamo, ma nessuno fa nulla».
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Chiaro riferimento al Psg, allo smacco Mbappé - promesso al Real e convinto a restare al Psg grazie a un bonus da 300 milioni - e alle spese folli di questi anni. Florentino continua a chiedere di cambiare il format delle competizioni europee, perché «Nadal e Djokovic nel tennis hanno giocato 59 volte. È stato noioso vederli? Eppure, Real e Liverpool si sono incontrate solo 9 volte in 67 anni. Che senso ha negare ai tifosi queste partite?».
Florentino Perez
Florentino ha anche rimarcato le sue linee programmatiche: la Superlega non è morta, il progetto è destinato fisiologicamente a cambiare, ma non ancora abortito. Nonostante la rumorosa sconfitta del 2021. Anzi, potrebbe ricevere un nuovo impulso. Tra la fine dell'inverno e la primavera la Corte di Giustizia europea dovrà dire se la Uefa agisca o meno in un regime di monopolio. Una risoluzione che «segnerà il futuro del calcio», almeno lo spera Florentino. Mentre la Uefa teme che possa, come una nuova sentenza Bosman, far franare l'ordine costituito.
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