Marco Imarisio per il corriere.it
Lukashenko intervistato da Ap
«La guerra si sta trascinando». Lo ha ripetuto tre volte, in mezz’ora di intervista all’Associated press. Era quello che voleva dire, il messaggio che voleva arrivasse a tutti. Compreso, forse, Vladimir Putin. Il presidente della Bielorussia è l’alleato fedele della Russia, il suo Paese partecipa in modo attivo all’Operazione militare speciale, con il suo esercito e soprattutto la sua logistica.
Aleksandr Lukashenko conosce le regole del gioco.
Sa che non deve usare la parola «guerra», e invece lo ha fatto più volte. Sa che bisogna stare alla versione del Cremlino, secondo la quale tutto procede secondo i piani, il resto sono fantasie occidentali. E invece ha riconosciuto che «la guerra si sta trascinando troppo a lungo».
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Certo, ha difeso le ragioni alla base di quel che sta avvenendo dal 24 febbraio a oggi in Ucraina, ha definito Putin come «un fratello maggiore, che non ha relazioni più strette, più aperte e più amichevoli di quelle che ha con me». Ma ha anche aggiunto altre considerazioni non proprio in linea con il pensiero del Cremlino.
Mentre si prendeva il merito dell’avvio dei negoziati, in fase di stallo forse definitivo, ha detto: «Noi rifiutiamo categoricamente qualsiasi guerra, abbiamo fatto e faremo di tutto perché non ci sia una vera guerra». Si è persino prodotto anche in quella che potrebbe essere letta come una critica al «fratello maggiore», parlando di una eventuale minaccia nucleare.
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«L’utilizzo di armi nucleari in Ucraina sarebbe inaccettabile. Non solo perché è vicino a noi, ma perché questa scelta finirebbe per scagliare il globo terrestre fuori dalla sua orbita, chissà dove. Non so se la Russia sia davvero capace di farlo, questo bisognerebbe chiederlo a Putin». Non sono parole da poco, considerato che a pronunciarle è una persona che ha instaurato un rapporto con la Russia che secondo molti sconfina nella sudditanza.
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Anche le solite critiche di Lukashenko all’Occidente ricalcano quelle del Cremlino, ma con toni e sfumature per la prima volta molto diversi, quasi concilianti. «Tutto finirebbe in una settimana, se solo Joe Biden lo volesse. Ma gli Usa vogliono cogliere l’attimo, e affondare la Russia con la guerra in Ucraina. Dopo, toccherà alla Cina. Ma noi non minacciamo nessuno. Primo perché non possiamo farlo, e secondo perché sappiamo chi si oppone a noi, e scatenare qualunque tipo di conflitto non è nel nostro interesse. L’Occidente può dormire sonni tranquilli».
Alexander Lukashenko