Estratto dell’articolo di Francesco Grignetti per “La Stampa”
augusto barbera
Magistrati che troppo spesso esondano dai loro confini, e «non pochi di essi si sentono pervasi da eccessi valoriali». Parlamentari che si mostrano restii alla collaborazione con la Corte costituzionale e sordi all'appello di legiferare sui diritti.
Sindaci che si agitano in un «disordinato e contraddittorio intervento» sulle iscrizioni all'anagrafe per i figli di coppie omogenitoriali. Il presidente della Corte costituzionale, Augusto Barbera, sogna un Paese dove ci sia una rigorosa separazione dei poteri e un rispetto reciproco.
Ma siamo in Italia. E così non è. La Consulta sta aspettando pazientemente da anni che alcune sue indicazioni siano riempite di nuovi contenuti dal Parlamento, ad esempio. La politica non si illuda, però, di portare avanti all'infinito la sua melina. Su casi di enorme rilievo, come ad esempio il fine-vita, «si esaurisce la pazienza, aspettando Godot».
augusto barbera sergio mattarella
E quindi «non si può non manifestare un certo rammarico per il fatto che nei casi più significativi il legislatore non sia intervenuto, rinunciando a una prerogativa che a esso compete, obbligando questa Corte a procedere con una propria e autonoma soluzione, inevitabile in forza dell'imperativo di osservare la Costituzione». C'è già alle porte un ricorso del tribunale di Firenze che chiede il da farsi sul suicidio assistito di un malato di sclerosi multipla.
La Relazione del presidente Barbera, letta di fronte alle massime cariche dello Stato, è innanzitutto un grido di dolore. Il sistema si mostra sbrindellato da tutti i lati. I magistrati insistono nelle loro sentenze «costituzionalmente orientate», disapplicando norme, senza sentire più come un tempo la necessità di rivolgersi alla Consulta quando ci sia un sospetto di incostituzionalità. Agli occhi di Barbera, ciò è gravissimo. Addirittura «incompatibile con la Costituzione».
augusto barbera sergio mattarella
Ammette: «Si può comprendere, ma non giustificare, che il giudice avverta l'esigenza di approntare una risposta la più rapida ed efficace possibile a fronte di assetti normativi reputati in contrasto con la Costituzione e di offrire una tutela ai diritti inviolabili che essa riconosce». A questo scopo esiste appunto la Corte costituzionale: «L'Assemblea costituente dopo aver scartato il modello nordamericano della giurisdizione "diffusa" ha voluto seguire la via del sindacato accentrato, con effetti "erga omnes" delle sue decisioni».
Lo stesso dicasi per chi – e qui il riferimento all'ultima querelle, quella della giudice di Catania Iolanda Apostolico, è appena velato – decide di disapplicare le norme perché le ritiene in contrasto con i principi dei Trattati europei.
augusto barbera
«Non sono coerenti con il sistema costituzionale i tentativi di disapplicare una norma ritenuta non in armonia con i principi contenuti nella carta di Nizza… In tale ipotesi, tese ad assicurare il primato del diritto europeo, non sono tuttavia preclusi ai giudici comuni sia il rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia sia l'incidente di legittimità costituzionale davanti a questa Corte».
Così come persistono ancora, anche se li ritiene marginali, «i tentativi di taluni giudici comuni di disapplicare norme nazionali da essi reputate in contrasto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo».
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augusto barbera in conferenza stampa dopo l elezione a presidente della corte costituzionale 1
La Corte costituzionale negli ultimi anni – rileva la Relazione – ha cercato più volte una strada di collaborazione con il Parlamento. Ma quasi mai è arrivata risposta. E ora il presidente Barbera pensa piuttosto a come dare un tempo prefissato al Parlamento per modificare una norma oltre il quale scatta la tagliola. «Può nascere, in casi eccezionali, l'esigenza di modulare gli effetti temporali della pronuncia di accoglimento, in un'ottica di collaborazione con il legislatore nell'attuazione della Costituzione».
Questa povera Costituzione, conclude Barbera, è usata troppo spesso «come una clava» dagli uni contro gli altri. Di qui il suo monito finale: la politica rispetti la Carta senza utilizzarla come arma contundente nella polemica di ogni giorno. […]
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