LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO 4
Pane e carta, cibo e parole. Il rincaro della produzione di due beni così presenti nella nostra vita quotidiana è una delle penitenze che impone la guerra in Ucraina alle case italiane. Nulla in confronto a ciò che patisce la popolazione invasa, alle stragi di bambini, ai civili che continuano a morire, alle lunghe file di profughi costretti a lasciare tutto. Un'ulteriore prova che tutto è collegato e che anche noi siamo chiamati a fare la nostra parte, con un contributo involontario che ci avvicina ai Paesi che soffrono sulla carne il conflitto.
LA GUERRA COLPISCE ANCHE IL GRANO
La pace non è solo un desiderio ma anche un'esigenza concreta. Russia e Ucraina sono rispettivamente il primo e il terzo produttore di grano del mondo. Così le quotazioni di grano tenero e mais, che segnano rispettivamente +17% e +23% rispetto alla scorsa settimana, sfondano per la prima volta nella storia in Italia quota 400 euro a tonnellata, secondo i dati del CAI, i Consorzi agrari d'Italia, in base alla rilevazione settimanale della Borsa Merci di Bologna, punto di riferimento per le contrattazioni dei prodotti agricoli.
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La maggior parte del pane si fa col grano tenero, che è quindi l'alimento più a rischio rincaro insieme ai biscotti e ad altri prodotti da forno. Il mais è fondamentale soprattutto per il mangime degli animali. Nessun pericolo per la pasta, spiegano dal Cai, perché i prezzi del grano duro sono stabili. «A meno che non ci sia un blocco dell'export da parte dell'Ungheria, non ci sono rischi di approvvigionamento all'interno dell'Unione europea» sintetizzano dai Consorzi agrari.
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Ma gli aumenti quelli sì, sembrano in arrivo dove non sono ancora arrivati, non solo per la crescita dei costi delle materie prime (per il prezzo del pane il costo del grano incide al 10%) ma anche per i costi di trasformazione e trasporto, che colpiscono in modo importante anche la carta, dove l'allarme è su tutti i fronti. Da qui le proteste degli editori. «Produrre informazione di qualità e diffonderla sta diventando sempre più difficile e fortemente a rischio» dichiara il presidente della Federazione italiana degli editori, Andrea Riffeser Monti.
Da metà 2021 a oggi il prezzo della carta su cui si stampano i giornali è cresciuto di oltre il 100% e ulteriori aumenti sono in corso. Incidono il costo della materia prima, il grano, sul prezzo finale del pane, poi anche «i costi crescenti dell'energia e le difficoltà che incontrano gli editori nel reperire la carta e le lastre in alluminio per la stampa. «Occorre fare, e presto, due cose: trasferire immediatamente alle imprese le risorse per il sostegno al settore già stanziate e prevedere nuovi e significativi interventi sul mercato della carta e dell'energia».
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I Panificatori affrontano la crisi promettendo di fare da calmieri, mentre i sindacati di categoria lanciano appelli a moderare i rincari. Tutto ciò nonostante rispetto alle rilevazioni del 17 febbraio, ultima settimana prima dell'inizio della guerra, il grano tenero abbia subito una impennata del 31,4%, il mais del 41%. L'Italia importa il 64% del grano tenero per il pane e i biscotti, il 44% di grano duro necessario per la pasta, il 47% di mais. Non solo dipendenza energetica, ma anche da cereali.