Graziella Melina per "il Messaggero"
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Mentre la campagna vaccinale procede spedita e gli hub sono presi d' assalto persino dai giovani, dietro le quinte non è infrequente assistere a qualche mugugno. Perché, seppure le inoculazioni siano le stesse, in realtà i vaccinatori sono pagati in modo differente. E non tutti ovviamente ne sono contenti.
Per il momento la profilassi si svolge negli hub, ma presto potrebbe passare alle strutture del territorio.
Proprio ieri il segretario nazionale della Federazione italiana medici di medicina generale, Silvestro Scotti, ha provato ad alzare la voce: «Basta open day - ha detto - bisogna vaccinare negli studi dei medici di famiglia per puntare sulla qualità della vaccinazione, somministrata da un medico che conosce bene il paziente che ha di fronte».
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In realtà, i medici vaccinatori che ora somministrano le dosi preferirebbero forse continuare con le inoculazioni negli hub. Per molti di loro, in effetti, il servizio è ben pagato. «Nel caso di medici dipendenti che somministrano il vaccino extra orario di lavoro - spiega Carlo Palermo, segretario nazionale dell' Anaao Assomed, l' associazione dei medici dirigenti ospedalieri - si tratta di produttività aggiuntiva, e quindi ogni ora viene pagata 80 euro lordi. Si chiama libera professione a favore dell' azienda, ed è regolata da leggi emanate durante l' emergenza. Sono stati stabiliti infatti finanziamenti ad hoc».
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La questione è diversa per gli specializzandi, che invece «vengono pagati 40 euro l' ora». Ma per tutti c' è un limite. «Non possono superare mediamente le 10 ore settimanali». Quindi, un medico può arrivare a guadagnare 3200 al mese, oltre allo stipendio; uno specializzando 1600, oltre alla borsa di studio.
Per i medici di famiglia, i conti cambiano. «Se somministriamo il vaccino negli hub - sottolinea Pina Onotri, segretario generale del Sindacato medici italiani - ci vengono riconosciuti 6,16 euro a iniezione.
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Se invece lo facciamo nei nostri studi, abbiamo un surplus di 2,50 solo per la prima dose, per l' acquisto di dispositivi di protezione. Ricordiamo che gli Usca prendono 40 euro all' ora, altri medici che hanno risposto al bando di Arcuri 60. Mentre i peggio pagati siamo noi. Persino i farmacisti, nel Lazio prendono 12 euro a vaccino».
I TEMPI Nel caso in cui la vaccinazione venisse fatta negli studi, molti medici lamentano però di non riuscire a conciliare la profilassi con le attività ordinarie. A meno che non si disponga di un periodo più lungo per completare le inoculazioni, come per la campagna antinfluenzale. E visto che ogni medico di famiglia può avere al massimo 1500 pazienti, i più organizzati alla fine potrebbero superare gli ottomila euro.
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Tra gli aspiranti vaccinatori, da diverso tempo anche i pediatri lamentano di essere stati tagliati fuori dalla campagna vaccinale. «Il protocollo di intesa che abbiamo sottoscritto quasi tre mesi fa - rimarca Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri - rimanda ad accordi regionali. Prevedeva la vaccinazione dei caregiver, ossia dei genitori di pazienti fragili, che poi è stata fatta senza il nostro intervento. La prenotazione, infatti, è stata effettuata presso gli hub più o meno in tutte le regioni. Ora stiamo cercando di utilizzare quel protocollo per la vaccinazione dei bambini». Ma spetta alle Regioni stabilire un compenso.
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«Le tariffe vengono decise in base ad accordi regionali. Per la vaccinazione degli adulti si era stabilito un compenso di 6,16 lordi a somministrazione. Per i bambini mi auguro venga riconosciuto qualcosa di più». Se, come sperano, si arriverà a 15 euro a inoculazione, considerato che ogni pediatra nella fascia di età tra 12-16 anni ha in carico circa 200 bambini, a conti fatti si potrebbe arrivare a 3mila euro complessivi.
Fuori dagli hub, pronti a vaccinare si sono pure i farmacisti. «Abbiamo firmato un accordo quadro nazionale che prevede 6 euro netti a inoculo - precisa Roberto Tobia, segretario nazionale di Federfarma - Poi, sono stati stipulati a livello regionale accordi integrativi con gli assessorati alla salute e, nella maggior parte dei casi, vanno a compensare spese che le farmacie devono sostenere per vaccinare.
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La disponibilità da parte nostra è massima, il problema è che devono arrivare i vaccini». Nel Lazio per la prima settimana sono stati distribuiti 25 dosi a farmacia (quindi 150 euro il compenso finale). «Speriamo di arrivare almeno a 100 a settimana, la potenzialità delle farmacie è sicuramente più elevata». E in un mese si potrebbe così arrivare a un compenso di 2400 euro.
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LA TERZA DOSE Intanto, c' è chi si sta attrezzando già per la terza dose. Nelle Marche si prevede di iniziare nell' ultima settimana di settembre, ricominciando dal personale sanitario.
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