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    VISTO CHE LA MELONI NON HA TAGLIATO LE ACCISE SULLA BENZINA (COME AVEVA PROMESSO), ALMENO POTREBBE SFORBICIARE QUELLE SULLA BIRRA - IL PREZZO DELLA BEVANDA ALCOLICA IN ITALIA È IL PIÙ ALTO D'EUROPA A CAUSA DEL CARICO FISCALE. QUESTO SCORAGGIA I BEVITORI E MANDA IN CRISI I PRODUTTORI DI BIRRA: NEL 2023 LA PRODUZIONE SI È RIDOTTA A 17,4 MILIONI DI ETTOLITRI, -5% RISPETTO AL 2022 - GLI IMPRENDITORI DEL SETTORE CHIEDONO DI RIDURRE LE ACCISE...


     
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    Estratto dell’articolo di Giuliano Balestreri per www.lastampa.it

     

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    Tagliare le accise sulla birra. O quanto meno non aumentarle. Per sostenere l’industria made in Italy – che dà lavoro – a 103 mila persone e rilanciare l’export. È l’appello di AssoBirra che per voce del presidente, Alfredo Pratolongo, denuncia: «Nel primo semestre del 2024 i dati riportano un aumento delle importazioni da Paesi europei con tassazione fino a 4 volte inferiore a quella italiana, consentendo alle aziende che esportano di essere di fatto più competitive, perché il fattore prezzo è molto impattante con il potere di acquisto ridotto».

    GIORGIA MELONI A BEIRUT - FOTO LAPRESSE GIORGIA MELONI A BEIRUT - FOTO LAPRESSE

     

    Tradotto: come la benzina, anche la birra italiana è più cara per il carico fiscale. Con il risultato che il mercato tricolore è entrato in contrazione, nel 2023 ha perso il 5%, un dato confermato anche nel primo semestre dell’anno. Numero che si confrontano con consumi sostanzialmente invariati: il calo delle vendite dei prodotti italiani è più che compensato dall’import, soprattutto dalla Germania. [...]

     

    Prima della pandemia, il settore aveva intrapreso un trend positivo, dopo il Covid, esaurito il rimbalzo del 2022, le spinte inflattive e l’erosione del potere di acquisto hanno invertito bruscamente il trend: nel 2023 la produzione si è ridotta a 17,4 milioni di ettolitri, -5,02% rispetto al 2022, i consumi nazionali si sono fermati a 21,2 milioni di ettolitri, rispetto ai 22,5 milioni dei dodici mesi precedenti, con una contrazione del 5,85%.

     

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    Il primo semestre 2024 conferma questo campanello d’allarme: la produzione nazionale e il mercato interno continuano ad essere in sofferenza. I consumi, pressoché piatti, sono in realtà alimentati prevalentemente dall’aumento delle birre prodotte fuori dall’Italia (import +10,2%).

     

    L’industria torna quindi a chiedere il taglio delle accise perché l’imposta colpisce tutti: i produttori (alle prese con l’aumento strutturale delle materie prime e dell’energia), riduce i margini degli esercenti, e infine colpisce anche il consumatore, perché sull’accisa si paga anche l’Iva. In una birra alla spina, circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa, mentre su una bottiglia da 0,66l in offerta, incide per circa il 40% sul prezzo di vendita.

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