1 - NO AI PERMESSI PREMIO PER MAFIOSI E TERRORISTI E RINVIO DELLA CARTABIA
Estratto dell’articolo di Michela Allegri per “il Messaggero”
CARLO NORDIO STRINGE LA MANO A GIORGIA MELONI DOPO IL GIURAMENTO
[…] Giorgia Meloni, nel manifesto programmatico illustrato martedì in Parlamento per ottenere la fiducia, aveva annunciato novità sul fronte della giustizia. E il primo decreto del nuovo governo sarà dedicato, nel Consiglio dei ministri convocato per domani a mezzogiorno, proprio a questo tema. Per introdurre una stretta sui benefici carcerari, confermando l'ergastolo ostativo. E per rinviare, a fine anno, alcune disposizioni della riforma penale firmata da Marta Cartabia.
Al primo punto dell'ordine del giorno del Cdm, fanno sapere da palazzo Chigi, ci sarà «un decreto legge per mantenere il cosiddetto ergastolo ostativo, considerato dal governo Meloni uno strumento essenziale nel contrasto alla criminalità organizzata».
ergastolo ostativo
Un giro di vite, secondo fonti dell'esecutivo, «prioritario e diventato urgente alla luce dell'udienza della Corte Costituzionale fissata per l'8 novembre». Questo perché la Consulta ha sollecitato in più occasioni un intervento di adeguamento costituzionale e ha concesso un anno e mezzo al Parlamento per riscrivere la disciplina dell'ergastolo ostativo (impedisce a chi non collabora di accedere a sconti e benefici di legge), giudicata dalla Corte «in contrasto con le norme convenzionali».
carlo nordio giorgia meloni
[…] Il Consiglio dei ministri affronterà anche «il rinvio al 30 dicembre dell'entrata in vigore di alcune disposizioni della riforma Cartabia raccogliendo», spiegano a palazzo Chigi, «le criticità già emerse nel dibattito parlamentare e che sono state confermate in questi giorni dagli operatori del diritto con una lettera al ministro della Giustizia». Segue rassicurazione: «Il provvedimento intende rispettare le scadenze del Pnrr e consentire la necessaria organizzazione degli uffici giudiziari».
MARTA CARTABIA
[...]
2 - MELONI LA GRANA GIUSTIZIA
Francesco Olivo per “La Stampa”
L'era Meloni comincia con una gran fretta. Ci sono le emergenze, quella delle bollette su tutte, ma anche molte scadenze, a cominciare dalla giustizia. Il primo decreto del nuovo governo punta a blindare il carcere ostativo, il divieto ai benefici carcerari per i detenuti della criminalità organizzata non pentiti, rivendicato dalla premier anche nel suo discorso d'insediamento alla Camera.
GIORGIA MELONI - CARLO NORDIO - ILLUSTRAZIONE - IL FATTO QUOTIDIANO
Con un altro provvedimento poi si rimanda di almeno due mesi l'entrata in vigore della riforma Cartabia, accogliendo le richieste della magistratura. Domani inoltre verrà anticipata la fine dell'obbligo vaccinale per i medici che hanno rifiutato il vaccino.
Giorgia Meloni si prepara a presiedere il suo primo Consiglio dei ministri, domani a mezzogiorno. Ieri ha depositato una corona di fiori al monumento del milite ignoto di piazza Venezia e poi si è chiusa a Palazzo Chigi. Nella sede del governo l'hanno raggiunta il ministro degli Esteri Antonio Tajani, quello dell'Interno Matteo Piantedosi e telefonicamente quello della Cultura Gennaro Sangiuliano.
carlo nordio al quirinale
L'intervento sulla giustizia è dettato dall'urgenza: sul cosiddetto carcere ostativo pende una sentenza della Corte costituzionale, che aveva dato tempo un anno e mezzo al Parlamento per cambiare una legge giudicata non in linea con i principi della Carta. La scadenza è l'8 novembre, così Giorgia Meloni ha deciso di riproporre una legge, approvata dalla Camera, che nei mesi scorsi Fratelli d'Italia aveva criticato.
A Montecitorio, dopo un lungo negoziato, si era giunti a un compromesso, approvando una norma che, pur recependo le obiezioni della Consulta, manteneva gli ostacoli ai benefici per i carcerati che non collaborano con la giustizia. La legge poi si è fermata al Senato, a causa della crisi di governo.
matteo salvini con le manette
Il provvedimento era stato votato dalla vecchia maggioranza (Lega compresa), ma non da Fratelli d'Italia, che si era astenuta: «Per la destra dal carcere esci se non sei più mafioso, se invece rimani mafioso e non collabori in carcere ci rimani e ci muori», dichiarava allora Andrea Delmastro, responsabile giustizia del partito. Nonostante quelle critiche, domani il testo sarà ripreso interamente dal decreto, ma nel partito si punta a delle modifiche in senso più restrittivo nelle prossime settimane, magari attraverso un maxiemendamento.
ANDREA DELMASTRO
Matteo Salvini è entusiasta: «Bene, anche sulla giustizia finalmente si cambia». Ma Forza Italia proverà a cambiare il provvedimento per renderlo più garantista. Il problema principale di Meloni, però, sembra essere con il suo ministro della Giustizia, che a più riprese in passato ha dichiarato la sua contrarietà di principio al carcere ostativo, giudicato «un'eresia» contro la Costituzione: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Proprio per marcare un ministro che a una settimana dal giuramento appare già isolato, Meloni sta pensando di nominare sottosegretario il fedelissimo Delmastro.
marta cartabia al senato 2
La decisione non è ancora presa e potrebbe arrivare nel cdm di domani. Il provvedimento, spiegano fonti di Palazzo Chigi, «è essenziale nel contrasto alla criminalità organizzata». «Una corsa contro il tempo - ragionano fonti di governo - per garantire sicurezza sociale e impedire che ai detenuti mafiosi possano aprirsi le porte del carcere pur in costanza del vincolo associativo».
Il Pd mette in risalto una contraddizione, la presunta svolta di Meloni sulla certezza della pena, consisterebbe in realtà in una retromarcia: «Sull'ergastolo ostativo si applichi la sentenza della Corte Costituzionale e si riprenda il testo approvato dalla Camera», dice Anna Rossomando, responsabile giustizia del Pd.
carlo nordio al quirinale
L'altro fronte è il rinvio della riforma Cartabia, che sarebbe entrata in vigore martedì prossimo e che non vedrà la luce prima del primo gennaio. La proroga è tecnica e non politica, spiega una fonte di FdI. In sostanza il governo ha raccolto l'appello di gran parte delle procure italiane, che avevano lanciato l'allarme nei giorni scorsi: «Gli uffici giudiziari non sono pronti».
Ma il sospetto delle opposizioni è che dietro a questa proroga si celi la volontà di sabotare la riforma: «Il rinvio rischia di buttare a mare due anni di lavoro e di mettere a rischio i fondi Pnrr», dice il capogruppo alla Camera, Debora Serracchiani. Si mobilitano anche gli avvocati: l'Unione delle Camere penali ha convocato d'urgenza per oggi la sua giunta. -
SALVINI CROSETTO TAJANI NORDIO - GIURAMENTO GOVERNO MELONI