KEIR STARMER E VICTORIA
(ANSA) - Il premier laburista britannico Keir Starmer è finito sotto accusa per i vestiti regalati alla moglie Victoria da Waheed Alli, membro della Camera dei Lord nonché generoso finanziatore del partito di maggioranza, che non risultano regolarmente dichiarati nell'apposito registro degli interessi dei parlamentari di Westminster, come emerso in un'inchiesta giornalistica del Sunday Times.
Si tratta di doni, inclusa l'assistenza di un personal shopper per fare acquisti, arrivati da Lord Alli - già finito al centro delle polemiche per la concessione di un lasciapassare tale da garantirgli il pieno accesso a Downing Street - nel periodo in cui Starmer era leader dell'opposizione e anche successivamente alle elezioni del 4 luglio scorso e quindi all'insediamento del primo ministro.
VICTORIA E KEIR STARMER
L'opposizione conservatrice ha domandato l'avvio di un'inchiesta sulla vicenda che ancora una volta ha scatenato accuse di ipocrisia contro sir Keir: in passato aveva preso di mira proprio i Tory quando erano al governo per questo tipo di comportamenti, per il mancato rispetto delle regole, il malcostume nella politica e i casi di "cronysm" (clientelismo).
C'è chi intanto nell'esecutivo cerca di difenderlo, come il ministro degli Esteri David Lammy, secondo cui Starmer e la first lady hanno accettato i vestiti in modo da "apparire al meglio" in veste di rappresentanti del Regno Unito, oltre a sostenere che non ci sarebbe un problema di trasparenza nell'operato del primo ministro.
keir starmer a downing street
Mentre secondo un portavoce del premier di recente sono state fatte dichiarazioni integrative di regali ricevuti. Intanto nel Labour montano le polemiche attorno a Sue Gray, la 'chief of staff' (capo dello staff) di Starmer, l'ex alta funzionaria che aveva guidato l'inchiesta su Boris Johnson per lo scandalo Partygate: secondo i media ha un rapporto burrascoso con Morgan McSweeney, il capo della strategia politica del primo ministro e suo stretto collaboratore, e anche il segretario di gabinetto Simon Case.
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