Andrea Tornielli per “la Stampa”
SINODO DEI VESCOVI
Se si guarda al Sinodo come a un torneo di calcio si può dire che la prima partita sembra essersela l’aggiudicata la squadra dei contrari a qualsiasi cambiamento sulla prassi oggi in vigore che nega i sacramenti ai divorziati risposati. Il cardinale ungherese Peter Erdo, al quale il Papa ha affidato il compito di relatore generale, nella presentazione introduttiva degli argomenti in discussione ha chiuso ogni possibilità al riguardo.
CARDINALE REINHARD MARX
E ha presentato come irriformabili le posizioni espresse 34 anni fa da Giovanni Paolo II nell’esortazione «Familiarsi consortio», dove si diceva che i divorziati in seconda unione possono accostarsi all’eucaristia solo se si impegnano a vivere «come fratello e sorella», cioè astenendosi dai rapporti sessuali.
IL CARDINALE UNGHERESE PETER ERDO jpeg
Nella conferenza stampa di fine mattinata Erdo ha spiegato che questa impostazione è «il risultato oggettivo, quasi matematico» di quello che è arrivato dalle Chiese locali tra i due Sinodi. «Se siete venuti a Roma con l’idea di un cambiamento spettacolare della dottrina, ve ne andrete delusi», ha confermato ai giornalisti il cardinale di Parigi André Vingt-Trois.
Ma il terzo invitato a parlare di fronte ai media, l’arcivescovo di Chieti Bruno Forte, che dell’assemblea è segretario speciale, ha subito chiosato: «Non è che questo Sinodo si riunisce per non dire nulla». Si è reso così subito evidente, anche da questo scambio di fronte alla stampa di tutto il mondo, che il dibattito è iniziato.
cardinal walter kasper
Se si guarda al Sinodo come a una partita di calcio, bisogna pure registrare che, dopo un pomeriggio di interventi programmati, molti dei quali avevano «un ampio respiro pastorale» come sostiene via tweet padre Antonio Spadaro, nell’ora di interventi liberi ha preso la parola il cardinale tedesco Reinhard Marx. E ha criticato l’impostazione della relazione iniziale, dicendo che sembrava «riportare la discussione a due anni fa». Marx ha ottenuto un inedito applauso da una parte dei padri sinodali.
Il cardinale Christoph Schonborn
Se si guarda al Sinodo come a una partita di calcio, si possono registrare le posizioni già note - grazie a interviste e libri a più mani pubblicati per l’occasione - di chi gioca nella squadra dei contrari alle aperture e di quanti invece, dall’altra metà del campo, quelle aperture invocano e talora persino pretendono, lasciando intendere possibili «strappi» con Roma. Aveva dato il calcio d’inizio, nel febbraio 2014, il cardinale Walter Kasper, proponendo di valutare la possibilità di ammettere a determinate condizioni i divorziati risposati all’eucaristia.
DIONIGI TETTAMANZI
Aperture in questo senso hanno espresso altri tedeschi, come Marx, l’austriaco Christoph Schonborn, gli italiani Dionigi Tettamanzi e Francesco Coccopalmerio, per fare solo qualche nome. Mentre nella squadra «avversaria», si sono espressi il Prefetto dell’ex Sant’Uffizio Gerhard Ludwig Müller, l’africano curiale Robert Sarah, il Prefetto dei vescovi Marc Ouellet e gli arcivescovi di Bologna e Milano, Carlo Caffarra e Angelo Scola.
coccopalmerio cardinale
Ma il Sinodo non è una partita di calcio, e la sua prima giornata non è stata affatto un derby con opposte tifoserie. C’è chi continua a ripeterlo. È Papa Francesco, che ieri, ancora una volta, ha cercato di indicare uno sguardo, un approccio ai temi della famiglia a partire dal Vangelo.
Parole che se prese sul serio vanificano lo schema trito e ritrito delle agende «conservative» o «liberal» e riportano al centro quella «conversione pastorale» che da due anni e mezzo Bergoglio sta indicando alla Chiesa: «Il coraggio apostolico di non fare della nostra vita cristiana un museo di ricordi. L’umiltà evangelica che sa svuotarsi delle proprie convenzioni e pregiudizi... L’umiltà che porta non a puntare il dito per giudicare i fratelli ma tendere la mano per rialzarli senza mai sentirsi superiori», l’umiltà di lasciare spazio alle «novità di Dio».
ratzinger caffarra
Francesco, nel volo di ritorno dagli Stati Uniti, aveva definito «un po’ semplicistico» focalizzarsi su «comunione sì» o «comunione no» per i divorziati risposati. Importante e urgente è interrogarsi come tornare ad annunciare la bellezza del Vangelo della famiglia in un mondo nel quale i giovani non si sposano più e ci sono tante famiglie «ferite». Difficile immaginare che ciò posa avvenire a colpi di dottrina, di codicilli o di condanne.