1 - CALCIOMERCATO E FRODI FISCALI INDAGATO L'AGENTE RAMADANI LE OPERAZIONI CHIESA E PJANIC
Giuseppe Guastella per il "Corriere della Sera"
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Un'inchiesta per frode fiscale con al centro un procuratore di calciatori e allenatori riesce a scuotere il mondo del calcio italiano già indebolito dai contraccolpi della crisi dei ricavi dovuta alla pandemia e dai deludenti risultati sportivi a livello internazionale. Dopo le indagini a Torino sulle plusvalenze della Juventus, ora a finire sotto la lente di ingrandimento degli inquirenti per frode fiscale, riciclaggio e auto riciclaggio sono a Milano le operazioni tra Fali Abdilgafar Ramadani e undici squadre di serie A e B.
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Ramadani è uno dei procuratori più importanti del calcio mondiale. Nato in Macedonia 58 anni fa e residente in Irlanda, basi in Germania e Spagna, rappresenta calciatori come Kalidou Koulibaly (Napoli), Samir Handanovic e Ivan Perisic (entrambi Inter), oltre all'allenatore della Lazio Maurizio Sarri. A febbraio 2020, fu coinvolto in Spagna in un'inchiesta per riciclaggio e altri reati commessi, secondo l'accusa, attraverso trasferimenti fittizi di calciatori tra club europei che erano stati gestiti dalla sua società maltese.
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Si tratta della Lian sports limited che Forbes considerava quell'anno la terza agenzia di calciatori al mondo, accreditandola di un portafoglio di contratti pari a 777 milioni di dollari, in grado di produrre provvigioni per 78 milioni di dollari. Seguendo i fili dell'indagine dalla Spagna all'Italia, e dopo una segnalazione dell'Uif (unità di informazione finanziaria) Banca d'Italia, il pm Giovanni Polizzi e i militari del Nucleo di polizia Valutaria della Guardia di Finanza di Milano, con il coordinamento dell'aggiunto Maurizio Romanelli, hanno focalizzato l'attenzione sulla Lian e su una galassia di altre società che fanno capo allo stesso Ramadani e a Pietro Chiodi, 53 anni, considerato un suo prestanome.
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Entrambi sono indagati, appunto, per frode fiscale, riciclaggio e auto riciclaggio. Società che ufficialmente hanno sede a Malta, in Irlanda, Bulgaria e Croazia, ma che in realtà avrebbero operato in Italia attraverso una «stabile organizzazione occulta» i cui introiti sarebbero stati nascosti al fisco e trasferiti su conti di banche estere. Queste società hanno concluso affari soprattutto per la compravendita di giocatori nel calciomercato con le undici squadre italiane, nessuna delle quali è coinvolta nell'inchiesta.
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Ieri mattina le Fiamme Gialle hanno perquisito gli uffici delle società che fanno capo a Chiodi e hanno ordinato alle squadre di consegnare tutta la documentazione cartacea e informatica relativa ai contratti stipulati a partire dal 2018 con Ramadani, Chiodi e con le imprese a loro riconducibili e ai versamenti fatti sul conto corrente italiano della Primus sports consultancy limited di Dublino (Irlanda), anch' essa di Ramadani e su due conti personali dello stesso agente macedone, oltre ai rapporti professionali intrattenuti con altri due procuratori italiani che, però, non sono indagati.
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Ci vorranno giorni prima che i club riescano a mettere insieme tutte le carte volute dalla procura della Repubblica di Milano, che comprendono anche l'intera posta elettronica dei responsabili e dei dirigenti. L'obiettivo degli investigatori è accertare quali trattative e accordi erano alla base dei vari movimenti di calciatori da un team all'altro. L'ordine di consegna notificato a Fiorentina e Juventus riguarda il clamoroso passaggio nel 2020 dell'attaccante Federico Chiesa dalla prima alla seconda.
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Al Napoli, invece, è stato chiesto di produrre gli atti dell'acquisto di Koulibaly e della risoluzione nel 2018 del contratto con il tecnico Sarri, mentre l'Inter dovrà documentare le procedure di rinnovo con Handanovic, la Roma il prestito di Kalinic, il Milan l'acquisto di Rebic, la Juventus e il Barcellona la cessione di Pjanic dall'una all'altra, il Torino l'acquisto nel 2018 di Butic, l'Hellas Verona e la Spal, rispettivamente, i prestiti di Kalinic e Simic. Ordine di consegna atti anche per Cagliari e Frosinone.
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2 - LE SOCIETÀ COLLABORANO «SIAMO SERENE» IL PROCURATORE POLIGLOTTA CHE LAVORA NEL SILENZIO
Monica Colombo,Stefano Agresti per il "Corriere della Sera"
Uno, Fali Ramadani, lo chiamano «il Raiola dell'Est», perché parla molte lingue, cinque, e perché ha cominciato anche lui dalla ristorazione prima di diventare il procuratore di tanti campioni, soprattutto balcanici (Pjanic, Perisic, Handanovic, Maksimovic, Marin) ma non solo (Koulibaly, Marcos Alonso), oltre che di un allenatore di primo piano come Sarri. L'altro, Pietro Chiodi, è stato definito «un cucciolo al quale è stato dato troppo cibo e per questo si è ribellato»: la frase appartiene a Giovanni Becali, grande manovratore del calcio romeno, e l'ha pronunciata nel momento in cui è stato arrestato per un altro scandalo legato al calciomercato.
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I due agenti di calciatori sui quali sta indagando la Procura di Milano non sono nuovi a voci e polemiche, che li hanno sfiorati o toccati nonostante siano sempre attenti a sfuggire ai riflettori. In questo, ad esempio, Ramadani è decisamente differente rispetto a Raiola, preferisce il basso profilo e restare nell'ombra, sia nei tempi buoni che in quelli cattivi.
Come questo, evidentemente. Ramadani, nato in Macedonia da genitori albanesi, domiciliato a Palma di Maiorca ma con la sede operativa della sua Lian Sport a Berlino, vanta legami importanti nel calcio. Di De Laurentiis, ad esempio, ha detto: «Aurelio è un amico e agli amici si cerca sempre di dare una mano».
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Ma il rapporto più stretto ce l'ha probabilmente con Pantaleo Corvino, ex direttore sportivo della Fiorentina, al quale hanno spesso rimproverato di avere contatti esclusivi con Fali: con lui ha chiuso l'affare Jovetic, quello che ha trasformato il ristoratore in procuratore, e poi anche Ljajic, Nastasic, Seferovic, Behrami. «Ma guardate quante plusvalenze ci ha fatto fare», la difesa del dirigente. Quanto a Chiodi, è lo storico agente della famiglia Di Francesco: papà Eusebio, allenatore esonerato dal Verona, e Federico, ora all'Empoli. Così ha stabilito un rapporto intenso anche con Totti, con il quale è stato fotografato nell'estate scorsa a pranzo a Pescara e nella sede dell'Empoli.
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Tra gli undici club nei quali ieri gli agenti della Guardia di Finanza hanno raccolto documentazioni e mail, il sentimento prevalente è la collaborazione. La Juve ostenta serenità nonostante sotto la lente di ingrandimento della procura di Milano emergano i trasferimenti di Pjanic al Barcellona e di Chiesa dalla Fiorentina. «Gli indagati sono altri, non noi», ribattono dalla Continassa. Il Milan, a cui è stata chiesta la documentazione relativa a Rebic e Kalinic (ma il secondo ha vestito la maglia rossonera sotto la precedente gestione cinese), offre piena cooperazione.
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Marotta, amministratore delegato dell'Inter, non pare scomporsi: non è la prima volta in cui - indagando su reati fiscali a carico di agenti - la magistratura chiede copie di documenti. Allo studio i contratti di Perisic e Handanovic. La Roma ha ricevuto la visita degli agenti ieri pomeriggio: le operazioni su cui verte l'inchiesta riguardano tre giocatori, ma sono movimenti che risalgono all'epoca in cui la società era di proprietà di Pallotta. Ancora più tranquillo è il Torino che con Ramadani ha concluso solo l'affare riguardante il giovane Butic, ceduto in prestito in B e oggi al Pordenone.
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