luca palamara
Giuseppe China per "la Verità"
Ancora un colpo di scena nel caso dell' ex magistrato Luca Palamara. Il procuratore della Repubblica di Napoli, Giovanni Melillo, ha sospeso le attività di Rcs spa, società che ha fatto le intercettazioni con il trojan (virus informatico) durante il celebre dopocena dell' hotel Champagne, quelle che hanno portato alla cacciata di cinque consiglieri del Csm «beccati» a discutere di nomine con due ex parlamentari del Pd, Cosimo Ferri e Luca Lotti.
giovanni melillo 3
Nel provvedimento dello scorso 4 maggio, «tenuto conto degli elementi fattuali acquisiti nell' ambito del procedimento penale n.
10937/2021, anche a seguito di coordinamento con le attività investigative di altre autorità giudiziarie []» Melillo dispone «la sospensione, con effetto immediato, e fino a nuova disposizione, dell' affidamento alla società Rcs Spa di nuovi incarichi di fornitura di prestazioni funzionali per lo svolgimento di attività di intercettazione telematica passiva ed attiva []».
giuseppe pignatone
Come rivelato dalla Verità lo scorso 25 aprile, il responsabile delle captazioni di Rcs, l' ingegner Duilio Bianchi, è finito sotto inchiesta a Firenze con le accuse di frode nelle pubbliche forniture, falso ideologico in atto pubblico per induzione (avrebbe tratto in errore i magistrati di Perugia, titolari del procedimento a carico di Palamara) e falsa testimonianza innanzi al Csm.
cosimo maria ferri
L' uomo è accusato perché non aveva mai detto, prima di essere scoperto dalla difesa dell' onorevole Cosimo Ferri (a sua volta incolpato di fronte alla sezione disciplinare del Csm per i fatti dell' hotel Champagne), che per ottenere i dati provenienti dal cellulare di Palamara, la sua divisione usava all' insaputa di tutti due server collocati presso la Procura di Napoli anziché negli uffici giudiziari di Roma, come era stato dichiarato e autorizzato dagli inquirenti perugini. Circostanza rilevante che ha fatto scattare le indagini per scoprire quale server sia stato effettivamente utilizzato dalla società milanese per l' attività di captazione di Palamara.
Palamara Lotti Ferri
Secondo la Procura generale della Cassazione e gli inquirenti umbri, però, se il server napoletano, ancorché non dichiarato, si trovava nel perimetro del Palazzo di giustizia le intercettazioni del trojan sarebbero comunque utilizzabili. Secondo le difese sarebbero in ogni caso illegali.
luca palamara a passeggio con cosimo ferri
Prima di arrivare a qualunque decisione sarà importante stabilire se il server fosse all' interno della Procura di Napoli o in una vicina sede esterna di Rcs. Il procuratore Melillo, contatto dalla Verità, ha spiegato: «Stiamo svolgendo degli accertamenti proprio finalizzati a comprendere tutte queste cose. Il provvedimento è cautelativo e l' ho già adottato anche con altre società: ogni qual volta si determinino o criticità, o come dire, esigenze di approfondimento delle modalità con le quali vengono esercitate le prestazioni».
Una delle poche certezze all' interno di questa storia è il fatto che alcuni uffici della Procura di Napoli, tra cui quello del procuratore, si trovano nel Centro direzionale di via Grimaldi, Isola E5, come risulta anche dalla carta intestata della Procura.
Qui si troverebbero gli edifici A e B del palazzo di giustizia.
DUILIO BIANCHI RCS
Per la tesi difensiva quest' area sarebbe «esterna» alla Procura. Ma il vero problema riscontrato dagli inquirenti napoletani sarebbe un altro ed è stato ammesso dallo stesso Bianchi a Firenze. Il direttore di divisione ha spiegato che per far funzionare tutti i trojan gestiti dalla Rcs, «presso i locali server della Procura di Napoli» era stato «installato un server denominato Css con indirizzo Ip pubblico di Fastweb [] che serviva da transito per tutte le Procure inquirenti del territorio nazionale». Un' informazione di cui l' ufficio di Melillo sarebbe stato tenuto all' oscuro.
luca palamara
Gli approfondimenti investigativi dovrebbero terminare «nel più breve tempo possibile». Entro la fine di maggio? «Non lo so, ma me lo auguro. Abbiamo affidato le verifiche ad una struttura di grande esperienza, il Cnaipic (Centro nazionale anticrimine informatico per la protezione delle infrastrutture critiche, della polizia postale delle comunicazioni, ndr)» ha concluso Melillo.
giuseppe pignatone (2)