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    IL PROTOCOLLO BURIONI - COME FUNZIONA GUCCI NELL'EPOCA DEL CORONAVIRUS? L' INFERMIERA È SEDUTA ALLA SCRIVANIA VICINO ALLA PORTA DI INGRESSO. HA UNA TUTA CELESTE E LA VISIERA CHE LE COPRE IL VISO. CON LO SCANNER MISURA LA TEMPERATURA DEI DIPENDENTI. HANNO GIÀ COMPILATO UN MODULO IN CUI CERTIFICANO IL LORO STATO DI SALUTE (FEBBRE, DIARREA, PERDITA DELL'OLFATTO). LA PAUSA PRANZO HA ORARI PRECISI E SCADENZATI IN MODO CHE NON CI SIA MAI AFFOLLAMENTO. TUTTO È USA E GETTA. OGNUNO HA UN KIT PERSONALE CON DENTRO…


     
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    Ilenia Reali per “la Stampa

     

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    Il futuro per i dipendenti Gucci è iniziato sabato scorso alle 17. Sulle loro mail sono arrivate 25 pagine di un dettagliatissimo piano di sicurezza appena siglato dal gruppo e dai sindacati e contemporaneamente su Teams si è accesa la videoconferenza formativa per il loro ritorno al lavoro. «Vi racconto perché le regole che dovrete rispettare sono necessarie»: sullo schermo il volto del "virologo d' Italia".

     

    È stato Roberto Burioni a capitanare la colorata "navicella" dello stabilimento di Scandicci, alle porte di Firenze, verso la ripresa completa dell' attività della moda che ieri ha riaperto le porte per 80 dipendenti, i primi di un nucleo di 120. A regime Gucci in Artlab ha mille dipendenti. Duemila in Toscana. L' uscita autostradale Scandicci, ogni mattina, "prima", era una fila interminabile. Ieri il casello era libero: sono tutti ancora a casa i 15 mila dipendenti della cittadella della moda d' Europa, 5.000 aziende per il 30% del Pil della Toscana. Tutti tranne loro, quelli di Gucci. Un adesivo attaccato alle vestaglie de "la maison dell' amour" da ieri li racconta, uno per uno. Quello giallo per i dipendenti del reparto calzature, quello celeste per la pelletteria, il verde per i manager e gli impiegati dei servizi generali.

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    I colori segnano il confine: quello dei rapporti consentiti e limitati al proprio reparto che seppur comunicante con gli altri con le porte sempre aperte (per non toccare le maniglie) segna un luogo da non oltrepassare. I contatti sono vietati anche in mensa dove ogni dipendente già da ieri ha pranzato seduto, da solo, in un tavolo da sette. «È stato il momento più duro», racconta uno dei primi tecnici rientrato in azienda dopo un mese di pausa. «È lì he ci siamo sempre incontrati, mescolati. Ci dispiace ma così sappiamo di essere al sicuro».

     

    «Il domani è oggi», recita una scritta sui graffiti di Artlab lo stabilimento in cui si crea la moda del mondo. Da Gucci del resto il futuro è realmente un po' oggi nei due saloni in cui fin dalle prime ore della mattina si è ripreso esattamente da dove si era interrotto prendendo in mano gli scampoli di raffinatissima pelle per la creazione dei prototipi delle collezioni cruise, quelle che escono a maggio e che fanno sognare l' estate, il caldo, la vacanza.

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    Lo sapevano tutti però, ieri mattina, che quei prototipi non arriveranno mai nei negozi. E soprattutto non saranno mai presentati a San Francisco città in cui avrebbero sfilato tra una manciata di settimane. E sapevano anche, questo gliel' aveva detto chiaro Burioni, che nulla sarebbe stato come prima. E il loro modello di accordo sarà, come quello di Fiat Chrysler, l' esempio per l' organizzazione del lavoro nelle fabbriche.

     

    L' infermiera è seduta alla scrivania vicino alla porta di ingresso. Ha una tuta celeste e la visiera che le copre il viso.

    Ogni volta che i dipendenti entrano con lo scanner misura loro la temperatura. Hanno già compilato un modulo in cui certificano il loro stato di salute (febbre, diarrea, perdita dell' olfatto). Da lì i percorsi sono segnati e diversificati in base al reparto. La flessibilità in ingresso e in uscita già in uso da Gucci aiuterà: si arriva a lavoro, ad esempio, dalle 7,30 alle 10,30.

     

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    La pausa pranzo ha orari precisi e scadenzati in modo che non ci sia mai affollamento. Tutto è usa e getta e i condimenti sono tutti serviti in monoporzione. Ogni dipendente appena arrivato è stato fornito di un kit personale. «È formato di guanti monouso, tre mascherine a testa, uno spruzzino per pulire la scrivania e gli attrezzi. In più ognuno ha una maschera che dovrà essere utilizzata nel momento in cui si pulisce la propria postazione», racconta Massimo Bollini, sindacalista della Filctema Cgil e firmatario dell' accordo che dettaglia punto per punto ogni movimento.

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