Marco Imarisio per il "Corriere della Sera"
italbasket fuori con la francia
Dopo i dieci minuti più belli della nostra storia olimpica, abbiamo vissuto quelli più brutti di Tokyo 2020. L'uscita di scena contemporanea del basket e del volley maschili sono un brutto colpo per quegli sport di squadra che da sempre fanno da termometro al movimento intero. Ma c'è sconfitta e sconfitta. Quella della pallacanestro è da considerare come il bicchiere mezzo pieno, perché la vera impresa era stata fatta in precedenza, vincendo il preliminare in Serbia mentre tutti eravamo distratti dagli Europei di calcio, e cancellando un'assenza che durava dai tempi gloriosi di Atene 2004.
il tweet di belinelli
I quarti di finale a Tokyo sono da considerare un premio per un lavoro fatto bene, dalla Federazione, da coach Sacchetti e dai giocatori, che hanno capito come per loro non ci sia orizzonte più grande di questo, e hanno costruito un gruppo vero, che miscela esperienza a lampi abbaglianti di futuro. Per una volta, la pallavolo non è riuscita invece a trovare la formula giusta per fondere vecchio e nuovo.
Era una specie di Minotauro, questa versione dell'Italvolley, con la testa del bellissimo argento di Rio 2016 e un corpo forse ancora troppo giovane. Il cammino è stato claudicante fin dall'inizio. Mancava qualcosa, quell'elemento che tiene tutto insieme. La delusione fa male, anche se va osservata con la giusta distanza. Per quanto priva di blasone e storia olimpica, l'Argentina era un brutto avversario che già cinque anni fa aveva dimostrato di avere grande potenziale.
italvolley eliminata ai quarti a tokyo
Sarebbe ingiusto fare processi a uno sport che ha prodotto almeno otto semifinali di fila, da Barcellona 1992 in poi. Il digiuno d'oro degli sport di squadra più importanti dei Giochi continua. Ma non c'è ragione di essere pessimisti. L'impossibile, il basket lo aveva già fatto prima di arrivare qui. Il volley ha un giocatore come Alessandro Michieletto, sul quale sarà possibile costruire una nuova Nazionale. E appena quattro giorni fa, grazie a Gianmarco Tamberi e Marcell Jacobs abbiamo imparato che nessuna maledizione è per sempre.
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