Estratto dell’articolo di François de Tonquédec per “La Verità”
proiettili all uranio impoverito
Il Parlamento italiano si è occupato delle patologie contratte dai nostri militari a causa della presenza di Uranio impoverito nelle munizioni con ben 4 commissioni d’inchiesta. L’ultima, istituita nel 2015 durante il governo Renzi e presieduta dal deputato Pd Gian Piero Scanu, nella relazione conclusiva ha lanciato un vero e proprio atto d’accusa nei confronti dei vertici militari.
Nel documento approvato a febbraio 2018 si può infatti leggere:
«Nel settore primario della sicurezza e della salute sul lavoro, la commissione d’inchiesta, grazie alle penetranti metodologie investigative adottate, ha scoperto - dietro le rassicuranti dichiarazioni rese dai vertici dell’amministrazione della Difesa e malgrado gli assordanti silenzi generalmente mantenuti dalle autorità di governo pur esplicitamente sollecitate -le sconvolgenti criticità che in Italia e nelle missioni all’estero hanno contribuito a seminare morti e malattie tra i lavoratori militari del nostro Paese».
ex maresciallo Domenico Leggiero
Tra i consulenti della commissione Scanu c’era anche l’ex maresciallo Domenico Leggiero, un passato da elicotterista della nostra aviazione e tra i 30 ispettori italiani delegati e verificare l’attuazione del trattato sugli armamenti. Contattato dalla Verità Leggiero, che è stato consulente anche delle prime due commissioni, ha raccontato i retroscena delle attività svolte a Palazzo San Macuto, che si collegano con l’esposto presentato nel 2019 da Roberto Vannacci, il cui mandato in Iraq, iniziato a settembre 2017, viaggia in parallelo con gli ultimi mesi di lavoro della commissione.
Leggiero […]: «Noi avevamo individuato le cause (delle malattie tra i militari, ndr), ma non perché eravamo bravi, ma perché ce le avevano spiegate gli americani. Tutte le affermazioni che facevamo erano supportate da documentazione che gli americani mi avevano consegnato, perché all’epoca il ministro della Difesa sosteneva che non era mai stato utilizzato uranio impoverito, che l’Italia non ne era a conoscenza e che comunque non faceva male».
ROBERTO VANNACCI
Leggiero racconta di essere stato avvicinato da personale americano che gli avrebbe detto, consegnandogli i documenti: «Queste sono le comunicazioni che abbiamo fatto al tuo Stato maggiore, questi sono i rischi, queste sono le protezioni necessarie, addirittura con un video, fatto nel 1994».
Documenti che, ci racconta, lo salvarono dall’arresto, per un’accusa di procurato allarme. Non sappiamo se i vertici militari avessero eventualmente condiviso le informazioni che secondo l’ex maresciallo erano in loro possesso con il ministro della Difesa dell’epoca. Che, ci dice Leggiero, era «l’attuale presidente della Repubblica», Sergio Mattarella.
sergio mattarella guido crosetto giuseppe cavo dragone all altare della patria
Sta di fatto che il suo racconto, se confermato, sposterebbe indietro di una ventina d’anni il tema della negligenza rispetto a quanto messo nero su bianco da Vannacci nel suo esposto alla Procura di Roma e alla Procura militare. Aprendo il tema della rilevanza penale evidenziato anche dalla relazione della commissione: «È allarmante, peraltro, che, tra l’indifferenza delle autorità competenti, in materia di patologie occorse a militari o a cittadini residenti nei pressi di siti militari […] i procedimenti per reati quali l’omicidio colposo o le lesioni personali colpose nemmeno vengano avviati, ovvero si sviluppino con una tale lentezza o senza gli indispensabili approfondimenti, con la conseguenza che si concludono con il proscioglimento nel merito o per prescrizione del reato».
Giuseppe Cavo Dragone capo di Stato Maggiore della Difesa
[…] Eppure, secondo Leggiero, la commissione guidata da Scanu «sostanzialmente svela tutto», ma sarebbe stata ostacolata con «pressioni per cambiare la relazione finale e variare una proposta di legge», predisposta da commissari a dai loro consulenti, tra cui anche l’ex pm Raffaele Guariniello.
Spiega ancora l’ex elicotterista dell’Esercito: «Decidemmo di fare chiarezza, convocando in commissione l’allora comandante del Coi (Comando operativo di vertice interforze, ndr) Giuseppe Cavo Dragone, che per il suo ruolo avrebbe dovuto sapere tutto. Mentre gli facevamo domande, ci siamo accorti che quello che ci diceva non trovava alcun riscontro ed era anzi l’esatto contrario di quello che succedeva sul teatro operativo».
roberto vannacci 3
A quel punto, secondo il nostro interlocutore «il generale Cavo Dragone si trova di fronte a un bivio. Su pressione del Quirinale e dell’allora (in realtà tra il 2006 e il 2015, ndr) addetto militare alla presidenza della Repubblica Rolando Mosca Moschini, viene chiesto, ed ottenuto da Cavo Dragone il persistere della negazione di quanto veniva segnalato dagli uomini sul teatro operativo».
Ma non è tutto, al termine dei lavori della commissione a Scanu sarebbero anche arrivate «pressioni dal Quirinale per cambiare la relazione finale e ritirare il provvedimento legislativo». L’ex militare evidenzia poi il fatto che Cavo Dragone è l’attuale Capo di Stato maggiore della Difesa: «Se quanto scritto nell’esposto è falso, Vannacci deve finire agli arresti stasera. Se invece ha un fondo di verità, in questo momento abbiamo un Capo di Stato maggiore della Difesa che non è stato trasparente con il Parlamento».
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