1 - IL QUIRINALE SMONTA LE VOCI SULLA RIFORMA NESSUNA PERPLESSITÀ DA PARTE NOSTRA
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Ugo Magri per "la Stampa"
Dal mondo pentastellato in rivolta rimbalza una voce che, se fosse minimamente vera, metterebbe nei guai il governo alle prese con la riforma Cartabia: perfino il Capo dello Stato, è il sussurro raccolto dal "Fatto quotidiano", sarebbe perplesso su certi aspetti-chiave del nuovo processo penale. In particolare nutrirebbe dubbi sulla norma che conferisce al Parlamento il potere di decidere i reati da perseguire con maggiore urgenza, spogliando così i Pm del potere (costituzionalmente loro garantito) di cogliere fior da fiore nella massa dei fascicoli accatastati sulla scrivania. Non solo.
mattarella draghi
Secondo altre indiscrezioni che impazzano in queste ore, Sergio Mattarella sarebbe pronto ad avallare la stroncatura che il Consiglio superiore della magistratura (da lui presieduto) metterà nero su bianco domani, di fatto versando ulteriore benzina sul fuoco. Ma la vulgata grillina del «presidente piromane», dedito ad appiccare incendi ai danni del premier da lui stesso nominato, non trova alcun riscontro sul Colle dove, anzi, queste chiacchiere suscitano stupore.
giuseppe conte sergio mattarella
Fonti bene addentro precisano che qualunque valutazione sulla riforma verrà fatta a tempo debito, cioè al termine di un iter parlamentare appena iniziato e su cui - rispettosamente - il presidente si astiene dal giudicare. Tuttavia, data la delicatezza del tema e alla luce della valanga di emendamenti già presentati, viene escluso che Mattarella nutra riserve su questo o quell'aspetto del testo governativo.
Del resto è poco credibile che il Quirinale non ne avesse preso anticipatamente visione, trattandosi di giustizia e specie stavolta. Da lassù c'è stato dunque un via libera. Né risulta che domani il Csm entrerà a gamba tesa sulla Cartabia: ai piani alti semmai si attendono un giudizio calibrato, ricco di chiaroscuri.
cartabia mattarella
Da dove sgorgano allora le voci di un Mattarella «perplesso»? Chi frequenta i palazzi le fa risalire a un colloquio privato con Giuseppe Conte, un paio di mesi fa. L'ex premier pare avesse molto insistito sulle prerogative costituzionali dei Pm, sfondando col presidente una porta aperta. Ma a quel tempo la riforma Cartabia ancora non esisteva, impossibile che l'uomo del Colle l'avesse in qualche misura criticata.
2 - INIZIA IL SEMESTRE BIANCO I TIMORI DEL QUIRINALE: ORA PIÙ RESPONSABILITÀ
Marzio Breda per il "Corriere della Sera"
mattarella
Non c'è traccia di appuntamenti alla pagina di venerdì 23 luglio 2021, nell'agenda di Sergio Mattarella. Quella è la data del suo compleanno, l'ottantesimo, ed è naturale che il presidente voglia tenersi libero da udienze pubbliche, colloqui riservati, leggi da studiare, discorsi di cui scrivere una traccia. Per ventiquattr' ore si dedicherà solo alla famiglia, ai figli Laura, Bernardo e Francesco e ai numerosi nipoti che lo festeggeranno a pranzo. Certo, risponderà a qualche telefonata d'auguri, fra le tante che arriveranno al Quirinale.
Ma niente di più. E di auguri ha bisogno dato che, squadernando il calendario, una decina di giorni più in là, martedì 3 agosto, comincerà il semestre bianco. È il periodo che separa Mattarella dalla fine dei suoi sette anni sul Colle. Mesi durante i quali i capi dello Stato vedono venir meno il loro potere più penetrante: sciogliere le Camere. La soppressione di questa prerogativa fu stabilita 75 anni fa nel secondo comma dell'articolo 88 della Carta costituzionale sulla base di un ipotetico scenario.
grasso mattarella zampetti
Cioè che un presidente della Repubblica, nella speranza di essere rieletto, possa esercitare pressioni sulle Assemblee oppure tentare un'azione a sorpresa quando il settennato è all'epilogo, sbarazzandosi di un Parlamento a lui ostile e confidando che quello nuovo gli sia invece favorevole. Timori eccessivi, da inguaribili malpensanti? Un'analisi della storia repubblicana dimostra che un simile rischio l'Italia non lo ha mai corso. Lo sa bene Mattarella.
mattarella
Il quale, in febbraio (già si parlava di confermarlo sul Colle), commemorando Antonio Segni ricordò la proposta del suo predecessore per abrogare quella norma. In un messaggio del 1963, Segni si diceva convinto che fosse «opportuno introdurre in Costituzione il principio della non immediata rieleggibilità del presidente della Repubblica», precisando che «sette anni sono sufficienti a garantire una continuità nell'azione dello Stato». Una riforma, aggiunse lo statista sardo, servirebbe anche per «eliminare qualunque, sia pur ingiusto, sospetto che qualche atto del capo dello Stato sia compiuto al fine di favorirne la rielezione».
giovanni grasso ugo zampetti sergio mattarella
Per cui, «una volta disposta la non rieleggibilità, si potrà abrogare la disposizione dell'articolo che toglie al presidente il potere di sciogliere il Parlamento negli ultimi mesi del mandato». L'unica eccezione a tale regola, con modifica costituzionale, scattò nel 1991, quando ci si rese conto che il settennato di Cossiga e la decima legislatura scadevano negli stessi giorni del luglio 1992, sovrapponendosi in un «ingorgo istituzionale».
E si intervenne di conseguenza. Acqua passata. Di fatto, tra un paio di settimane Mattarella avrà davanti a sé sei mesi nei quali si troverà le mani legate. Mentre i partiti si sentiranno più liberi di giocare duro e magari di contrapporsi fra loro con calcoli spericolati, specie le forze politiche che sostengono il governo Draghi. C'è chi comincia ad almanaccarci sopra, senza considerare che il Quirinale resta sempre e comunque la camera di compensazione di ogni crisi.
Zampetti Mattarella Salvini
Con un ruolo, se non neutralizzato, almeno di freno d'emergenza. I pretesti per scatenare un conflitto e dissociarsi dalla maggioranza potrebbero essere i più vari. Dalla legge Zan alla riforma della giustizia, tema, quest' ultimo, su cui sono molto sensibili i 5 Stelle. Se, per esempio, un pezzo del Movimento si illudesse di lucrare un vantaggio politico portando il dissenso contro la legge Cartabia alle estreme conseguenze, rischierebbe di scoprirsi isolato anche rispetto al sentimento dell'opinione pubblica.
mattarella
E non ferirebbe più di tanto la tenuta del governo. Lo stesso vale per eventuali tentazioni a rompere della Lega. Certo, qualsiasi intervento di Mattarella dipenderebbe dalle modalità con cui una crisi si aprisse. Nel senso che se Draghi contasse comunque su una maggioranza, avrebbe dal Quirinale un via libera per continuare il suo lavoro. Diciamo che dal 3 agosto si aprirà una fase che, proprio perché il capo dello Stato è in scadenza, richiede più che mai responsabilità. A tutti.