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    “QUELL’UOMO CONTINUAVA A URLARE 'TROIE, LESBICHE DI MERDA, VIA AMMAZZO', MA NESSUNO È INTERVENUTO” – IL RACCONTO DI CHIARA PICCOLI, LA PROF 45ENNE CHE SI È BECCATA UN PUGNO IN FACCIA PER AVER DIFESO UN GRUPPO DI RAGAZZINE, AGGREDITE DA UN 50ENNE IN PROVINCIA DI PAVIA: “RIPETEVA CHE AVEVANO MOLESTATO SUA FIGLIA. HO PROVATO A PARLARCI, MA NON SENTIVA RAGIONI E GLI HO LANCIATO UN BICCHIERE DI COCA COLA ADDOSSO…”


     
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    Estratto dell’articolo di Francesco Moscatelli per "La Stampa"

     

    CHIARA PICCOLI CHIARA PICCOLI

    «Ho difeso quattro ragazze, la più piccola di 12 anni e la più grande di 15, da un uomo di quasi cinquant'anni che le minacciava urlando insulti omofobi e sessisti. Sembrava fuori di sé mentre gridava: "Lesbiche di m…", "Tr…", "Lesbiche vi ammazzo". Ho rimediato un pugno in faccia e sono finita a terra. Ho passato la notte al pronto soccorso dell'ospedale San Matteo di Pavia e dopo due giorni ho ancora uno zigomo e la lingua gonfi, il labbro spaccato e dieci giorni di prognosi».

     

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    Chiara Piccoli, professoressa di Storia e Filosofia alle superiori con alle spalle vari anni di insegnamento anche alle medie, ha la voce ferma di chi nonostante lo choc ha voglia di far sapere a quanta più gente possibile quanto le è capitato.

     

    […]

    «Sarebbe potuta finire molto peggio» ragiona ora l'insegnante, «ma sono orgogliosa di quello che ho fatto. Non è possibile che nel 2023 ci sia gente che si permette di dire certe cose. A maggior ragione se l'obiettivo dell'odio sono delle minorenni, poco più che bambine. Ma non è possibile nemmeno che, in mezzo a centinaia di persone, nessuno intervenga. Lo dico da madre, insegnante e persona che si batte per i diritti Lgbtq+».

     

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    Chiara, ci racconta esattamente cos'è successo?

    «[…] mi sono accorta che c'erano quattro ragazzine che avrebbero potuto avere all'incirca l'età delle mie alunne o di mia figlia più grande che cercavano di fuggire da un uomo. Questo tizio le stava spintonando e insultando con frasi omofobe. Io non lo conoscevo, mai visto prima. Se l'è presa con me soltanto perché mi sono messa in mezzo».

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     Ha provato a parlarci?

    «Sì, ma continuava a ripetere che io non sapevo nulla e la frase "quelle hanno importunato mia figlia". Le ragazzine, impaurite, correvano e piangevano. Una situazione surreale. Non mi dava retta in alcun modo. Devo dire che anch'io a un certo punto ho perso le staffe e gli ho lanciato addosso un bicchiere di Coca Cola, sperando che si calmasse e si fermasse un attimo. Invece niente. Pure la figlia ha provato a fermarlo senza successo».

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    Non è intervenuto nessun altro?

    «Nessuno. La cosa pazzesca è che stando a quello che mi hanno raccontato più tardi le giovani vittime, e anche altri testimoni, prima che arrivassi io c'erano stati anche sputi e tirate di capelli da parte di questo signore nei confronti del gruppetto […] ».

     

    Ha fatto denuncia?

     «Certo, non ci ho pensato nemmeno un attimo. […]».

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