VIDEO - IL MOMENTO IN CUI CIRO VIENE SALVATO
CIRO E LE 17 ORE DA INCUBO NEL BUIO «PENSAVO: SOGNO O SONO MORTO TIRAVAMO PUGNI CONTRO IL LETTO»
Andrea Pasqualetto per il ‘Corriere della Sera’
Mamma Alessia sorride. Lui no. «Buongiorno eroe», salutiamo. Ciro ti guarda ma sembra altrove. Ha gli occhi di chi ha visto troppo per essere un bambino. I suoi undici anni erano stati normali fino a lunedì sera. Poi sono arrivate diciassette ore di un mondo nero e sconosciuto e ora non è semplice uscirne. Macerie, urla, buio, polvere. Lui abbracciato a Matias che aveva la testa insanguinata.
IL SALVATAGGIO DI CIRO DAL TERREMOTO DI ISCHIA
Lui a decidere cosa fare, come muoversi, cosa dire per salvare se stesso e il fratello ferito di otto anni. Adesso che l' impresa è riuscita, lo troviamo seduto su questa sedia d' ospedale con una gamba su per via della frattura al piede, la schiena rigida, una flebo al braccio e tutto intorno poster di fumetti, Simpson, Carica dei 101, a ricordare che il capitano coraggioso ha pur sempre 11 anni.
Questa è un' intervista a un bambino che spesso parla da adulto.
Come stai Ciro?
«Ho male al piede e anche alla schiena. Stanotte non ho dormito - dice con un filo di voce rauca -. Ringrazio Dio per avermi salvato la vita. Questa è la prova che esiste».
Tu l' hai aiutato un po', non credi?
«Io ho aspettato cercando di non morire».
TERREMOTO ISCHIA
Lunedì sera eravate nella vostra cameretta, dopo cena. Poi c' è stato il terremoto. Cosa ricordi?
«Ricordo un brrr , un grande rumore. Ha tremato tutto e in pochi secondi ci siamo ritrovati sotto il letto io e mio fratello. È stata una cosa velocissima. Eravamo al buio ma vedevo Matias. Vedevo la sua testa che sanguinava».
Cos' hai pensato?
«Ho detto: o è un sogno o sono morto. Dopo ho pensato che ero vivo ma sarei morto, che erano morti tutti. Solo quando ho sentito una voce che mi diceva "tuo fratello è vivo" mi sono dato coraggio».
Cos' hai fatto tutte quelle ore lì sotto?
«Non potevo muovermi perché avevo il piede bloccato. Tenevo stretto Matias. Stavamo strettissimi lì sotto. Eravamo pieni di paura ma gli dicevo di stare calmo. A un certo punto avevo deciso che era meglio lasciarmi andare e svenire perché così almeno non avevo paura. Ma poi ho detto no, devo stare sveglio, che se qualcuno da fuori ha bisogno almeno posso parlare».
Cosa sentivi da lì sotto?
«Le voci dei ragazzi. Il pompiere mi diceva "non preoccupatevi che stiamo arrivando".
Erano in sessanta, pensavo fossero cinque o sei. Lui cercava di darci coraggio, di essere allegro e di tenerci allegri».
terremoto ischia 2
Gli credevi?
«Non a tutto quello che mi diceva perché sapevo che era preoccupato anche lui e che noi potevamo morire. Cioè, da una parte gli credevo, dall' altra no. Ma cercavo di credergli, diciamo».
Non hai cercato di spostare le macerie?
«A un certo punto abbiamo iniziato a tirare cazzotti sul letto. Ma poi ho detto "no Matias, meglio di no", che magari si muove qualcosa, qualche pietra e ci cade tutto addosso».
Alle quattro del mattino hanno salvato l' altro tuo fratellino di sette mesi che era in cucina. L' avevi saputo?
«Sì sì, me l' avevano detto: "Pasqualino sta bene, adesso veniamo da voi". Mi hanno dato un po' di coraggio e ho detto a Matias "ce la dobbiamo fare". Ho anche pregato Dio».
Poi è spuntato il sole, vedevi qualcosa?
«Solo uno spiraglio di luce, piccolo piccolo. Mi sentivo come in un buco scuro E sono svenuto. Anzi no, non sono svenuto. Mi sono addormentato».
E quando ti sei svegliato?
terremoto ischia 1
«Quando mi sono ritrovato in un buco enorme pieno di luce e mio fratello non c' era più. Avevo una mascherina per l' ossigeno in faccia e il piede ancora incastrato».
Avevano liberato Matias e ora toccava a te.
«Sì, non mi sembrava ancora vero».
Come ti hanno portato fuori?
«Con una corda, tirandomi su. Passavo da un pompiere all' altro, sempre più in alto. Fino a quando sono uscito e ho visto tutta la gente. Quando sono salito nell' ambulanza gli amici e i parenti hanno fatto un grande applauso».
Sono stati bravi i pompieri, eh?
«Sì, ci hanno dato il coraggio di stare lì sotto. Se non era per loro saremmo morti. E anche se non c' era il letto saremmo morti. Mi piacerebbe andare a mangiare una pizza con loro».
I SOCCORSI DOPO IL TERREMOTO DI ISCHIA
Ti piace il lavoro di pompiere?
«Adesso sì».
Vuoi fare questo da grande?
«No, il calciatore. Il mio preferito è Mertens, mi ha mandato anche gli auguri».
Dove vorresti andare ora?
«A giocare a pallone al campetto con i miei amici e al mare. Vorrei anche tornare a casa ma non c' è più. Non c' è più niente, i giochi, le cose care, i ricordi. Dovremo pensare a una nuova casa».
ischia salvo un bimbo dalle macerie
Mamma Alessia interviene, sempre con un sorriso: «Ciro ora è stanco e vi saluta».
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