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    LA MADRE DI MANUEL FOFFO SAPEVA CHE IL FIGLIO E MARCO PRATO AVEVANO APPENA UCCISO UNA PERSONA? PERCHÉ GLI STRACCI E IL SAPONE CHE AVREBBE CONSEGNATO AL FIGLIO DOPO LA MORTE DI LUCA VARANI SERVIVANO PER PULIRE LE TRACCE DI SANGUE


     
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    1 - NELL’APPARTAMENTO DEL DELITTO

    Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera”

     

    manuel foffo marco prato manuel foffo marco prato

    Da otto giorni è chiuso. Sigillato dai carabinieri che aspettano il momento opportuno per ritornarci. «Quando saremo sicuri su cosa cercare», spiegano gli investigatori dell' Arma. Ma oltre quella porta sul pianerottolo del decimo piano del palazzone di via Igino Giordani 2 di sicuro c' è ancora l' orrore.

     

    C' è il sangue di Luca Varani, che il padrone di casa Manuel Foffo e il suo complice Marc Prato non sono riusciti a pulire del tutto. A cominciare dagli angoli del corridoio, al centro del quale si apre la porta blindata. Un atrio che a destra conduce nell'ampio soggiorno dove - secondo le ultime dichiarazioni di Foffo - si sono trattenuti per ore i suoi amici Giacomo, Alex e Riccardo.

     

    foffo marco prato manuel luca varani foffo marco prato manuel luca varani

    Forse c'è stato anche lo stesso Luca su quel divano dove sarebbero state rinvenute tracce di droga, così come sul tavolo accanto. Dal salotto si accede direttamente in cucina (dove sarebbe stato preparato il drink a base di Alcover per stordire Varani prima di ucciderlo, e forse anche quello che Alex ha invece rifiutato) e un balcone coperto. Tornando nell'atrio, verso sinistra, si raggiungono invece camera da letto e bagno: la fine di Luca è cominciata qui, in pochi metri quadrati.

     

    marco prato marco prato

    Gli stracci e il sapone che Foffo, come ha raccontato nel suo secondo interrogatorio del 10 marzo scorso, si è fatto consegnare dalla madre (in un primo momento, dopo l' arresto, non aveva specificato la presenza della donna in casa, al piano inferiore) non sono stati sufficienti per far sparire tutte le tracce di sangue.

     

    «A una prima occhiata il pavimento sembra pulito - sottolinea chi indaga - ma non è così». Alcune macchie sono ancora visibili, altre ci penserà il luminol a scovarle. «Basta una boccetta e il pavimento si illuminerà come un albero di Natale», assicurano gli investigatori. In fondo a sinistra, nel bagno cieco, Prato teneva i trucchi «rubati» a casa della madre di Manuel (come ha raccontato lo stesso Foffo): c'era lo smalto, mentre il rossetto e un profumo sono stati presi da padrone di casa prima del delitto.

    marco prato marco prato

     

    E sempre in bagno, Varani si sarebbe lavato nella vasca prima di ricomparire nudo davanti ai suoi carnefici la mattina di venerdì 4 marzo. Per Foffo la mattanza è cominciata lì, per Prato invece davanti alla camera da letto. Poco importa, in assenza di colpi di scena e di altri personaggi, che non si esclude possano essere entrati in casa dopo la morte di Luca. Di sicuro al loro arrivo nell'appartamento, i carabinieri hanno trovato il ragazzo disteso sul letto, coperto da un lenzuolo, con un punteruolo conficcato nel petto.

     

    Federe, coperte e materasso (anche un piumone) saranno anch' essi rimossi e analizzati. Perché se è vero che in carcere ci sono due rei confessi che rischiano l'ergastolo, è altrettanto vero che gli investigatori indagano come se il cerchio non fosse ancora chiuso.

     

    le conversazioni di marco prato le conversazioni di marco prato

    «Voglio pagare per quello che ho fatto», ripete Foffo da Regina Coeli, ma rivela anche che Prato ha tentato di narcotizzare il suo amico Giacomo: «Credo che lo abbia chiamato per necessità di soldi. Marco ha versato dell'En, un medicinale tipo sonnifero, nel bicchiere di Giacomo. Non conosco la finalità di questo gesto ma lui si era assopito sul divano». Anche lui sfuggito alla morte? Forse. Ma le risposte sono ancora dietro quella porta.

     

    2 - DELITTO VARANI, DUBBI SULLA MESSINSCENA

    Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera - Roma”

     

    MARCO PRATO MARCO PRATO

    La madre non lo sapeva, secondo gli accertamenti svolti finora dai carabinieri, ma gli stracci e il sapone che avrebbe consegnato al figlio Manuel dopo la morte di Luca Varani servivano per pulire le tracce di sangue nell'appartamento del ragazzo. È questa la nuova versione di Foffo, in carcere con il complice Marc Prato per l'omicidio del giovane de La Storta durante un festino a base di cocaina e alcolici, che adesso apre un altro scenario.

     

    Quello di una messinscena dei due killer per far sparire tracce ed elementi di prova e modificare in questo modo la scena del crimine nell' appartamento di Manuel in via Igino Giordani. Nell' abitazione i carabinieri non sono ancora rientrati dopo i primi accertamenti svolti la sera e la notte di sabato 5 marzo dopo la scoperta del corpo di Varani, ma si riservano di farlo entro pochi giorni. Lo stesso accadrà per la salma di Luca che sarà messa a disposizione dei familiari forse già entro domani per i funerali.

     

    MARCO PRATO MARCO PRATO

    Intanto da Regina Coeli Manuel Foffo si dice pronto «a pagare per quello che ho fatto» e ripercorrendo la sua vita, i rapporti difficili in famiglia, il consumo di cocaina e le peripezie al volante, con il ritiro della patente per guida sotto l' effetto di droga, rivela anche la sua passione per il calcio e il suo progetto per individuare nuovi talenti. Aspirazioni bruciate dal massacro del quale è stato protagonista con Prato.

     

    Agli inquirenti il giovane ha anche rivelato che oltre ad Alex, il pr di eventi gay nella Capitale avrebbe tentato di narcotizzare un altro ospite di quei giorni allucinanti: si tratta di Giacomo, l' amico milanese dei due, al quale fu sottratto il bancomat per prelevare il denaro necessario per comprare cocaina da uno spacciatore albanese. Al pm Francesco Scavo, Foffo ha spiegato: «Giacomo è amico di Marco, credo che lo abbia chiamato per necessità di soldi.

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    Marco ha versato dell' EN, un medicinale tipo sonnifero, nel bicchiere di Giacomo. Non conosco la finalità di questo gesto ma lui si era assopito sul divano». Con il passare dei giorni i carabinieri stanno ultimando la ricostruzione di quanto accaduto fra il primo marzo e il 5 marzo scorsi, anche se da riempire c' è un buco di oltre 30 ore dalla morte di Luca la mattina di venerdì alla serata di sabato.

     

    Non è escluso quindi che amici e familiari di Foffo - la madre abita sotto all' appartamento del delitto - vengano risentiti al più presto dai carabinieri sempre più convinti che Prato abbia simulato il suo tentativo di suicidio, partendo anche dal fatto che lo stesso pr durante il colloquio con il medico del «Sandro Pertini» avrebbe smentito di aver ingerito Minias per togliersi la vita quanto piuttosto per smaltire gli effetti della cocaina.

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    E prosegue sempre la ricerca della ragazza bionda che ha viaggiato con Luca sul treno per Roma la mattina in cui è stato ucciso: un viaggio che insospettisce gli investigatori dell' Arma che vogliono capire se il ragazzo facesse quel tragitto tutti i giorni a quell' ora e perché .

     

    3 - IL RACCONTO DI PRATO

    Rinaldo Frignani per il “Corriere della Sera” pubblicato da “Il Foglio del lunedì

     

    Il racconto di Prato, secondo cui la piega violenta è stata decisa da Foffo: «Sono andato a casa di Manuel martedì sera, con vestiti maschili e una borsa con una parrucca e altri abiti femminili. Nei due giorni che siamo stati a casa di Manuel abbiamo avuto numerosi rapporti. Non avevamo l' idea di nessun omicidio, non se n' era mai parlato nei nostri deliri». Giovedì sera sono usciti «per cercare una "marchetta", io sempre vestito da donna. Siamo andati a piazza della Repubblica, a Villa Borghese e a Valle Giulia, ma non abbiamo trovato nessuno.

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    Non siamo andati in giro per uccidere. Manuel voleva avere un rapporto estremo con lo stupro. Siamo tornati a casa alle 6.30 di venerdì mattina. Abbiamo chiamato Luca e gli abbiamo offerto 150 euro. Quando è arrivato gli ho aperto la porta sempre vestito da donna, lui ha cominciato a drogarsi con noi.

     

    Io e Luca abbiamo iniziato a fare sesso e Manuel assisteva». Poi Manuel interviene nel rapporto, «dopo aver leccato i tacchi a spillo ed essersi fatto camminare sul corpo». A un certo punto «Manuel era come impazzito, mi ha chiesto prima di versare un farmaco nel bicchiere di Luca e poi dopo che questo aveva cominciato a stare male mi ha chiesto di ucciderlo: "Questo stronzo deve morire", urlava in preda a un improvviso e insensato odio e repulsione verso Varani. Manuel mi ha detto "strozzalo", io ho provato, ma Luca si è ripreso, mi ha scansato e non sono riuscito a fermarlo e a quel punto Manuel è andato in cucina, ha preso un martello e ha cominciato a colpirlo, ho cercato di calmarlo inutilmente.

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    Poi ha preso un coltello e lo ha colpito ancora ma Luca non moriva... Eravamo strafatti di coca, io non ce l' ho fatta ad oppormi alla morte di Luca. Lui si lamentava "Non voglio morire" e allora Manuel gli ha tagliato le corde vocali per farlo stare zitto. Gli abbiamo messo una coperta sul viso per non vederlo, respirava ancora in modo affannoso. Non potevo più sopportare tutto questo. Manuel voleva essere baciato in testa per avere la forza da me per uccidere Luca. Non voleva farlo soffrire, volevo solo ucciderlo. Poi mi disse: «Questa cosa ci legherà per la vita».

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