Michele Serra per “la Repubblica”
michele serra
Sull'aliscafo Ischia-Napoli, pieno come un uovo, una voce gracchiante specifica che la mascherina è obbligatoria. Così almeno pare di udire, perché l'altoparlante emette un forte suono di tegame che frigge, e a friggere è la voce di chi sta, per così dire, parlando, con un fortissimo accento campano che ai più anziani può ricordare il nostromo Nicolino (Pietro De Vico in Giovanna, la nonna del Corsaro Nero).
controlli al molo beverello a napoli
Quasi nessuno dei tanti turisti stranieri ha la mascherina, all'estero non si usa, deve sembrare un indumento del folklore latino, come il sombrero, la mantilla e la maglietta a righe dei gondolieri. Anche tra gli italiani parecchi fanno senza, non si sa se contrariati, demoralizzati o addirittura rassegnati. Molti dormono. Pochi parlano.
Una signora al cellulare organizza, ad altissima voce, il ritiro del suo cane, di nome Peluche, dalla pensione dove è ricoverato. Tutto il traghetto viene a sapere che Peluche si è trovato bene. Sono cose che fanno piacere. Siamo in circa duecento persone, accalcate al chiuso, un colpo di tosse, in questo ambiente, può fare le stesse vittime dell'artiglieria russa.
molo beverello
Ma per la prima volta da quando Covid 19, sazio di pangolini e pipistrelli, ha rivolto le sue attenzioni alla nostra specie, non mi sono arrabbiato, nemmeno preoccupato. La lotta al Covid mi è sembrata, all'improvviso, lo stracco colpo di coda di una umanità serenamente diretta verso il suo occaso. Però in aliscafo, con il profilo di Capri a tribordo e Napoli, mezzo sontuosa mezzo scrostata, che si avvicinava a babordo. Al molo Beverello l'epidemia è già dimenticata, la vera sfida è raggiungere la stazione: c'è lo sciopero dei taxi.
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