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«Mister, non è vero che va in campo chi si allena meglio». Ecco la replica di alcuni giocatori del Real Madrid al tecnico Zidane nell'atteso incontro-chiarimento avuto ieri prima dell'allenamento nel centro sportivo di Valdebedas. Cadena Ser ha riportato alcuni retroscena della riunione anti-crisi tra il tecnico e i giocatori, indiscrezioni che avrebbe evidenziato un clima tutt'altro che sereno all'interno dello spogliatoio merengue.
Dopo l'incontro, durato circa 45 minuti, Zidane ha dichiarato alla stampa che la riunione è stata fatta per «dare una svolta alla stagione» ma parte dei giocatori non sembra pensarla allo stesso modo. Zidane avrebbe detto ai calciatori di sentiersi in bilico e chiedendo una scossa.
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Durante la riunione hanno preso la parola alcuni senatori come Sergio Ramos e Cristiano Ronaldo. A rendere la chiacchierata più movimentata però è stato l'intervento dei calciatori che finora hanno avuto meno minuti: «Non è vero che va in campo chi si allena meglio. Il confronto non è stato affatto produttivo».
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Filippo Maria Ricci per gazzetta.it
Arrabbiato, deciso, solidale, abrasivo con l'esterno e abbracciante coi suoi. Anche un po' sboccato. Ieri a Valdebebas è andato in scena uno show inedito di Zidane. Che si è presentato ai cronisti con un'ora e mezzo di ritardo: "Dovevamo parlare e abbiamo parlato. Più a lungo del normale, ce n'era bisogno". E ha dato vita a una gran performance: evidentemente il tecnico del Real ha deciso di dare l'esempio ai suoi in termini di dedizione, applicazione, intensità.
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Il Madrid ha chiuso il 2017 col record di trofei vinti, 5. In 2 anni Zidane ha portato a casa 8 titoli, partecipando a 9 tornei e mezzo (la prima Liga l'aveva iniziata Benitez). Eppure... Siamo solo al 10 gennaio 2018 e sul Madrid piovono pietre. Colpa delle sbiadite performance in Liga, di quel -16 (con una partita da recuperare) dal Barcellona che pesa come un macigno. E fa perdere la prospettiva, secondo Zidane: "C'è gente che pensa che sia tutto una merda, e non è così. Anche nel pari col Celta abbiamo fatto buone cose, non è stata una gara da buttare via in blocco. C'è gente che pensa che il passato vada dimenticato, che bisogna pensare sempre al domani ma io non sono d'accordo, e non ragiono così. Non dimentico ciò che abbiamo fatto 2 settimane o 3 mesi fa. Non butto via tutto per 2-3 partite giocate male. Grazie per avermi ricordato ciò che abbiamo conseguito in questi due anni, va ricordato anche alla gente". Questo, su un piano generale.
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AIUTARE E NON SCARICARE — Poi ecco quello personale, la sfera affettiva che lo tiene appiccicato ai suoi: "Qui c'è gente che vorrebbe che scaricassi quei giocatori che secondo loro non stanno rendendo al loro livello. Io farò il contrario: non sono qui per tirar merda su chi sta male. Sono qui per aiutare chi è in difficoltà, per fargli superare le difficoltà perché ho bisogno di lui. Siamo tutti sulla stessa barca e io non faccio scendere nessuno. La colpa è di tutti, io per primo". E infine l'attacco. "Sì, mi sono arrabbiato - ha detto Zizou in francese a chi gli faceva notare di non averlo mai visto tanto rivendicativo in sala stampa - perché hanno detto e scritto cose false, che sto sfidando il club e il presidente. Non è vero. Chi la pensa così non mi conosce: io qui sono uno dei tanti, sono di passaggio, non mi permetterei mai di sfidare il presidente che mi ha scelto, questo club o i suoi tifosi, mai".
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Il riferimento è all'interpretazione data dalla stampa spagnola alle parole di Zidane di sabato, quando alla domanda sulla necessità di prendere un altro portiere, Kepa dell'Athletic, dato per fatto un po' da tutti qui, Zizou era stato contundente: "Non abbiamo bisogno di un altro portiere". E visto che l'acquisto di Kepa era un'idea presidenziale è stato fatto un rapido uno più uno: "Tra Perez e Zizou sta succedendo qualcosa".
IN DIFESA DEI SUOI — ZZ se l'è presa da morire: "Ma quale sfida. Solo, io credo nella mia rosa. È la stessa con la quale ho vinto tutto, l'ho disegnata io e non è che dopo 3 mesi la voglio cambiare. Al contrario: la difenderò fino alla morte. E arriveremo in fondo così. Non ho bisogno di nessuno, nessuno. E non compreremo nessuno. Poi a fine anno, quando sarà il momento di fare un bilancio, vedremo, valuteremo, decideremo. E solo allora, in caso, se si deve cambiare si cambierà. Ora no".
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Uniti fino alla fine, il messaggio che ha mandato Zidane. Lavorando duro. La parola trabajo è uscita spesso dalla sua bocca. Un mantra operaio che Zidane non si stanca di ripetere. Compatti, e con le maniche tirate su. Per giocarsi la Copa del Rey e la Champions, per la Liga si vedrà. Nella prima competizione stasera al Bernabeu arriva il Numancia, già seppellito 3-0 all'andata a Soria.
I quarti sono assicurati. Per il Psg c'è tempo, così come per le critiche, i processi, le epurazioni. "Io so bene che non starò qui in eterno ma finché sarò su questa panchina darò tutto, il tremila per cento". Se Zizou è capace di trasmettere la sua rabbia, la sua determinazione e la sua lucidità alla rosa la stagione del Madrid può ancora raddrizzarsi.
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