Giampaolo Scacchi per https://www.blitzquotidiano.it/
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Ingiuria abolita anche in Inghilterra. Ma ancora una volta all’estero lo hanno fatto meglio di noi. La Corte d’Appello britannica ha sentenziato che la libertà di parola include anche il diritto a offendere.
In Italia l’ingiuria non è più un reato penale ma solo una offesa civile. Mentre a Londra il reato o il danno di ingiuria non ci sono più, da noi non c’è più il carcere ma…
Ma ci può essere sempre un cospicuo risarcimento. Con multa anche salatissima. L’abolizione del delitto di ingiuria fu decisa dal Parlamento, per difendere alcuni deputati e senatori dalla lingua sciolta, come Maurizio Gasparri e Vittorio Sgarbi. Da noi sopravvive il reato di vilipendio, che portò alla condanna di Umberto Bossi, Aveva definito “terrone” l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Fu poi Sergio Mattarella a graziare Bossi, anni dopo la sentenza.
Da noi soprattutto persiste il reato di diffamazione a mezzo stampa e per i direttori quello di omesso controllo. Avanzo della legge sabauda e poi fascista, quando i giornali erano di 4 pagine. E la libertà di stampa non era certo nella Costituzione. L’Italia costituisce forse un unico caso al mondo. Insieme con un ordine dei giornalisti parto della mente del giornalista Benito Mussolini, che in questo non fu superato nemmeno da Stalin.
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Sotto pressione dell’Europa, da anni il Parlamento italiano cerca di varare una legge che abolisca il reato di diffamazione. Però invece di una legge con un solo articolo che lo stabilisca, così, semplicemente, l’odio dei politici verso i giornalisti ha provocato la elaborazione di testi più pericolosi e liberticidi del carcere.
In ogni caso, mentre per la legge italiana l’ingiuria non è più reato penale. Ma resta illecito civile, con multa da 100 a 12 mila euro. E risarcimento danni, i giudici britannici l’hanno proprio cancellata dal quadro giudiziario, riconoscendo all’insulto pieno diritto di cittadinanza nella società di oggi.
Riferisce il Daily Mail che quella inglese è una sentenza storica. In seguito alle offese di una femminista che aveva definito una donna transgender un “maiale con la parrucca” e un “uomo”, i giudici hanno sottolineato che la libertà di parola include il “diritto di offendere”
I giudici Lord Bean e Warby, decidendo il caso in Corte d’appello, hanno affermato:”Non vale la pena di avere la libertà di parola se è soltanto utilizzata in modo inoffensivo”.
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Hanno aggiunto che “la libertà di parola comprende il diritto di offendere e, anzi, di abusare di un altro”. Quindi diritto di ingiuria.
Il giudizio di due alti membri della magistratura costituirà un precedente per i futuri casi riguardanti la libertà di parola.
La sentenza è a favore di Kate Scottow, di Hitchin nell’Hertfordshire, madre di due figli, dopo che all’inizio dell’anno era stata dichiarata colpevole ai sensi del Communications Act del 2003.
Scottow ha dichiarato al Daily Telegraph: “Era necessario sancire uno dei diritti fondamentali di qualsiasi persona in una società democratica. Il diritto alla libertà di parola che attualmente viene regolarmente attaccato”.
Ma la “vittima” Hayden ha replicato: ”Questo è un calcio sui denti per l’intera comunità LGBT”.
Nel 2018, Scottow era stata arrestata, strappata ai figli e messa in stato di fermo dopo aver definito la transgender Stefanie Hayden un uomo, un “razzista” e un “maiale con la parrucca”. Hayden, 47 anni, aveva denunciato le offese online alla polizia.
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Scottow era stata arrestata da tre agenti nella sua abitazione davanti alla figlia di 10 anni e il figlio di 20 mesi.
Boris Johnson in seguito lo definì un abuso di potere. Nel febbraio di quest’anno, Scottow, 40enne femminista radicale, ha ricevuto la sospensione condizionale della pena di due anni e le è stato ordinato di pagare un risarcimento di 1.000 sterline.
Il giudice distrettuale Margaret Dodds le aveva detto:”I suoi commenti non hanno affatto contribuito a un dibattito.
“Insegniamo ai bambini a essere gentili gli uni con gli altri e a non chiamarsi con altri nomi nel parco giochi”.
Ma, ribaltando la decisione, il giudice Warby ha spiegato che le parti rilevanti della legge sulle comunicazioni “dal Parlamento non erano intese a criminalizzare le forme di espressione”. Warby ha inoltre indicato che l’accusa era stata una “ingiustificata interferenza dello Stato con la libertà di parola”.
Lord Bean ha affermato che l’appello ha confermato la necessità, per i responsabili delle decisioni nel sistema giudiziario penale, di tenere conto della libertà di parola.
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A febbraio, Scottow è stata dichiarata colpevole di fare uso costantemente, tra settembre 2018 e maggio scorso, di un network pubblico mirando a causare fastidio, disagio e ansia a Stephanie Hayden.
La “femminista radicale” era stata accusata di aver deliberatamente “offeso” Hayden riferendosi a lei come un “lui” o “lui” durante un periodo di “notevole abuso online”.
Nel corso del processo i sostenitori di Scottow avevano manifestato davanti alla Magistrates’ Court St Alban per protestare con il verdetto, cantando “maiale con la parrucca” e “è un uomo, continuate a incriminarmi”.