1 - UNGHERIA EVOCA USCITA UE QUANDO DOVRÀ CONTRIBUIRE A BUDGET
MIHALY VARGA VIKTOR ORBAN
(ANSA) - BRUXELLES, 03 AGO - Nella battaglia a distanza tra Budapest e Bruxelles, l'Ungheria ora evoca anche la possibilità di riconsiderare la sua adesione all'Ue. Ne ha parlato il ministro delle Finanze, Mihaly Varga, alla tv ungherese Atv.
"La questione - ha dichiarato Varga - potrebbe assumere una nuova prospettiva nel momento in cui prevediamo di diventare contributori netti dell'Unione", stimato entro il 2030, rientrando così tra i Paesi che versano al bilancio Ue più soldi di quanti ne ricevano. Un'ipotesi ancor più plausibile "se gli attacchi di Bruxelles proseguiranno su scelte di valori", ha detto il ministro.
viktor orban ursula von der leyen
2 - IL RECOVERY FUND COME ARMA CONTRO UNGHERIA E POLONIA
Andrea Bonanni per "Affari & Finanza - la Repubblica"
È la guerra dei Recovery fund. I ministri delle Finanze della Ue hanno già dato il via a 16 Pnrr nazionali (tra cui quello italiano). Altri sette dovrebbero essere approvati entro settembre. L'Olanda e la Bulgaria non hanno ancora formalmente presentato i loro programmi per via delle consultazioni in corso sulla formazione dei rispettivi governi.
VIKTOR ORBAN MATEUSZ MORAWIECKI
Gli unici che hanno presentato i loro piani ma se li sono visti respingere dalla Commissione «per ulteriori chiarimenti» sono, guarda caso l'Ungheria e la Polonia, le due pecore nere (in senso abbastanza letterale) dell'Unione europea. Quando è stato lanciato il programma Next Gen Eu, venne concepito e da tutti interpretato come uno strumento per facilitare la ripresa dell'economia mettendo fine al tabù di un debito pubblico europeo.
Ora però, grazie alla forte condizionalità che è legata all'elargizione dei fondi, si sta sorprendentemente rivelando anche un'arma a disposizione della Commissione per contrastare le spinte sovraniste in seno alla Ue, di cui Polonia e Ungheria sono i portabandiera.
mateusz morawiecki viktor orban matteo salvini
La motivazione con cui Bruxelles ha respinto i programmi di Varsavia e di Budapest è che la mancanza di provvedimenti per far rispettare lo stato di diritto nei rispettivi Paesi rende poco affidabile il controllo effettivo sull'utilizzazione dei fondi che dovrebbero essere elargiti dalla Ue.
viktor orban ursula von der leyen 1
Nel caso della Polonia, poi, manca anche la certezza che i progetti infrastrutturali non rechino danno all'ambiente, che è uno dei pre-requisiti per accedere a Next Gen Eu. Finora il braccio di ferro con Orban e Mazowiecki attraverso le procedure sulla base dell'articolo 7 del Trattato era stato bloccato perché ogni provvedimento contro un Paese richiede l'unanimità, e Polonia e Ungheria si coprivano a vicenda.
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I governi, appoggiati dal Parlamento europeo, hanno allora inserito una clausola di condizionalità al rispetto dello stato di diritto per l'elargizione dei fondi strutturali europei. Ma Budapest e Varsavia hanno inserito una serie di codicilli che rendono difficile e ritardano nel tempo l'applicazione della norma.
Le regole di Next Gen Eu, invece, riconoscono ampio margine di discrezionalità alla Commissione nell'approvare lo stanziamento dei fondi. Per l'Ungheria sono sette miliardi di finanziamenti a fondo perduto, per la Polonia 24 miliardi, più 12 miliardi di crediti agevolati. Alla fine, la strada dell'autoritarismo sovranista rischia di rivelarsi salata.