Giulia Zonca per “La Stampa”
peng shuai
Come una falena alla fiamma. Peng Shuai sa che il suo nome si brucerà nell'attimo esatto in cui pubblicherà il post con le accuse di molestie sessuali e lo fa comunque. La tennista non è la prima che denuncia un uomo potente in Cina, ma è l'unica che ha avuto il coraggio di accusare un pezzo grosso del partito comunista, un pezzo di governo, un ex vice primo ministro: Zhang Gaoli.
Un tassello chiave del Politburo, quel monolite che è il regime di Pechino. Lei è la tennista bandiera, nel doppio è arrivata al primo posto della classifica Atp, un onore che nessun'altra sua connazionale ha vissuto. Ha vinto Wimbledon nel 2013 e il Roland Garros nel 2014, in singolo ha raggiunto la semifinale degli Us Open, vertice che solo tre donne cinesi hanno condiviso.
Tutto ciò negli anni in cui Zhang era al massimo della carriera politica. I due si sono conosciuti prima e si sono frequentati in qualche contorto modo, che lei non spiega, tra il 2007 e il 2012. L'ombra di angoscia si è allungata tre anni fa quando lui l'ha invitata a casa sua a giocare a tennis, con la moglie.
Zhang Gaoli 66
In quel pomeriggio Zhang l'avrebbe costretta a dei rapporti sessuali, l'avrebbe minacciata e convinta a riprendere una relazione malata con lui. Un incubo descritto così da Peng Shuai: «Non ero d'accordo e non ho fatto che piangere. So di non riuscire a spiegare e di non avere prove, ma è successo e lo voglio dire.
Un uomo importante come lei, signor vice primo ministro Zhang Gaoli non ha paura, ma anche se sono solo io, un uovo contro una roccia, una falena intorno al fuoco che corteggia l'autodistrudizione, la denuncerò lo stesso». Le parole sono comparse su Weibo, il social più diffuso in Cina, e sono anche state eliminate dopo pochi minuti. Sparite eppure moltiplicate. Le foto di quel messaggio hanno continuato a circolare mentre a ogni ricerca Peng Shuai perde visibilità.
Prima si sono bloccati i suoi profili, poi il suo nome si è smaterializzato ed è rimasto legato solo a risultati ormai datati e adesso persino la parola tennis si è bloccata. Via la sua identità e via il suo universo, ma non il coraggio. Dopo 16 titoli vinti in doppio, Peng Shuai si è sganciata dal sistema cinese, un affronto e una conquista. Ha rifiutato il tecnico assegnato dalla federazione, ha ottenuto il diritto di fare pubblicità e di tenersi gli introiti che di solito gli atleti devono girare al partito, ufficialmente per finanziare lo sport.
xi jinping gioca a calcio 2
Non solo, la maggioranza dei successi li ha firmati con Hsieh Su-wei, ragazza di Taiwan e insieme le due tenniste rappresentano anche un legame tra luoghi che vivono di cicliche tensioni. Come quelle di questi giorni. La denuncia quindi arriva da una donna considerata indipendente, una figura anomala che ora acquista forza in quei movimenti femministi perseguitati dal partito comunista.
Di lei non si hanno più notizia, di certo dopo la fase cancellazione inizierà la denigrazione. Già ieri sera, oltre ai numerosi messaggi di sostegno, su account intenti a promuoversi come neutrali, circolavano penosi dubbi sull'intera carriera. Oltre alle foto di un suo traumatico ritiro agli Us Open, mentre esce dal campo in carrozzina.
Sarà infangata, umiliata e purtroppo sarà in pericolo, ma quel post, subito copiato da decine di utenti e poi rimbalzato in milioni di copie resta un uovo tirato contro l'intera struttura retta da Xi Jinping. Il presidente alimenta la censura, indebolisce la libertà di espressione, stringe le viti di un autoritarismo che copre ogni abuso. E coprirà anche questo, di qualunque grado sia. Però quell'uovo stavolta lo hanno visto tutti.
peng shuai ZHANG GAOLI