Roberto Condio per “La Stampa”
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Sullo schermo gigante della sala riunioni usata dalla Nazionale nello storico Hotel Marienlyst fronte mare appare un volto sorridente. È quello di Christian Eriksen e, se non fosse per il letto del Rigshospitalet che l'inquadratura della videochiamata non nasconde del tutto, nessuno direbbe che 15 ore prima il calciatore più forte, pagato e amato di Danimarca era stato più di là che di qua.
Anzi, come dice Morten Boesen, medico della Nazionale: «He was gone», «Se n'era andato». «C'è stato un arresto cardiaco e non so come abbiamo fatto a riportarlo indietro». Eccolo lì, adesso, il miracolato. Saluta compagni, ct, staff. Sono loro che vorrebbero avere sue notizie e invece è lui a rompere il ghiaccio: «Come state, ragazzi? Credo peggio di me perché io non ricordo molto ma sono preoccupato per voi. Mi sento come se dovessi andare ad allenarmi».
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Tutti sollevati, allora: sì, è il solito Christian. «Lui pensa sempre agli altri prima che a se stesso - sottolinea il ct Kasper Hjulmand -. Già sabato, quando ci siamo sentiti dopo il suo arrivo in ospedale, ci aveva detto: "Riprendete la partita. Andate a giocare, adesso". Continueremo a farlo per lui. È un campione, ancora più come persona. Per noi è stato importantissimo parlargli, anche per cancellare le ultime immagini che avevamo di lui».
ERIKSEN DAVIDE BARILLARI
Così traumatiche da indurre la Federcalcio danese a predisporre un'assistenza psicologica a partire da sabato notte con quattro professionisti a curare gruppi di aiuto per i calciatori. Oggi torneranno ad allenarsi. «Forse per qualcuno è ancora troppo presto - riconosce il ct -, ma cercheremo di usare questo evento per unirci ancora di più».
Lo faranno nel nome di Eriksen che, naturalmente, resta ricoverato al Rigshospitalet, a meno di un chilometro dallo stadio di Copenaghen. Il dottor Boesen spiega: «È di buon umore, vigile, attento e risponde in modo chiaro e pertinente. Ma non c'è ancora una spiegazione su quanto gli è accaduto. I test sembrano a posto ma servono ulteriori esami per scoprire cosa è successo». Di certo, intanto, c'è che prima l'Inter e poi la Danimarca hanno smontato voci sugli effetti del vaccino anti Covid che Eriksen in effetti non ha mai fatto. L'altra certezza è che «con la sua rapidità e il suo comportamento, Kjaer ha salvato la vita di Christian».
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Lo dicono medico e ct, lo conferma Enrico Castellacci, per 14 anni responsabile sanitario dell'Italia: «Fondamentale è rendersi conto subito della gravità della situazione. È stato bravo il capitano che ha immediatamente liberato le vie aeree dalla lingua facendo già un primo passo di tipo medico». Per i danesi è diventato un eroe.
La sua corsa disperata ma salvifica verso l'amico crollato sull'erba resterà il gesto più alto di Euro 2020. Il milanista e l'interista, due amici veri che a Milano hanno incrociato i loro destini e cementato un rapporto prima di questo 12 giugno 2021 che li legherà per sempre. Con Eriksen fermo, Kjaer lo supererà tra i più presenti nella Danimarca (ora è sotto 108 a 109). Solo un dettaglio. Quel che conta, adesso, è il sorriso del miracolato. È la scritta sulla bandiera danese comparsa davanti al Rigshospitalet: «Buona guarigione, Christian».
2 - "IRRISPETTOSE QUELLE IMMAGINI TV NON ERA FICTION MA REALTÀ"
Stefano Scacchi per “La Stampa”
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Popi Bonnici è sinonimo di regia sportiva in Italia. Dopo molti anni anni a Mediaset, è consulente editoriale della Lega Serie A. È il ct dei registi che mandano in onda le immagini del campionato. Conosce da 25 anni, per averla sperimentata nel mondo dei motori, la delicatissima materia di cosa è opportuno sottrarre alla diretta per rispetto dei protagonisti.
È quello che milioni di spettatori nel mondo si chiedono dopo le drammatiche scene di Eriksen esanime sul prato del Parken.
popi bonnici
Che cosa pensa di questo dibattito globale?
«Il primo pensiero è che se ne parla dalla tragedia di Vermicino di 40 anni fa, quando si è iniziato a capire che mostrare la sofferenza in diretta tv non equivale a dare notizie. La morbosità è molto diversa dall'informazione. Non siamo al Colosseo. Dalla metà degli anni '90 questo concetto è stato applicato in Formula 1 e nelle gare di moto. Bernie Ecclestone lo aveva capito molto bene».
La regia internazionale degli infiniti momenti di Eriksen incosciente ha rispettato questa sensibilità alla quale la Uefa si ispira da qualche anno?
«Purtroppo no. Le immagini hanno indugiato troppo su alcune situazioni drammatiche. Soprattutto il massaggio cardiaco ripetuto in quei minuti interminabili. Non era una fiction, era la realtà. Sono stati i compagni di squadra a impedire che si vedesse ancora di più. Intendiamoci, era giusto mostrare i giocatori danesi intorno al loro numero 10. Quella era una notizia. Ma non quegli aspetti crudi. In quello si è andati oltre».
kjaer con la moglie di eriksen
In Danimarca c'è addirittura una polemica di segno opposto. C'è chi sostiene che è stato comunicato troppo tardi che Eriksen era vivo, un'informazione liberatoria per milioni di persone in preda all'angoscia.
«Sono d'accordo, ma non doveva arrivare dalle immagini questa comunicazione. La foto, che ha fatto il giro del mondo, poteva ingannare. Avrebbe potuto essere un momento, capovolto pochi secondi dopo».
È un equilibrio difficilissimo per chi deve decidere in pochi secondi.
«Si, è questione di attimi. Sono tutte scelte compiute da uomini. Per questo si corre il rischio di sbagliare».
simon kjaer kjaer soccorre eriksen christian eriksen si accascia in campo durante finlandia danimarca 7 christian eriksen si accascia in campo durante finlandia danimarca 9 christian eriksen si accascia in campo durante finlandia danimarca 8 christian eriksen si accascia in campo durante finlandia danimarca 4 sabrina kvist jensen, la moglie di christian eriksen 5 christian eriksen si accascia in campo durante finlandia danimarca 15 barella su kjaer