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    IL REGRESSO DI VIENNA – KURZ E IL MINISTRO DEI TRASPORTI HOFER (EX CANDIDATO ALLA PRESIDENZA PER L’ULTRADESTRA DELLA FPÖ) CAMBIANO IDEA SUL BLOCCO DEL BRENNERO – DAL PUNTO DI VISTA ECONOMICO IL RIPRISTINO DEI CONTROLLI SAREBBE UNA “CATASTROFE”. MEGLIO LAVORARE DI FINO CON LA DIPLOMAZIA, MA SE LA GERMANIA (CIOÈ SEEHOFER) CHIUDE LE FRONTIERE…


     
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    Marco Bresolin per “la Stampa”

     

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    Dal punto di vista economico, il ripristino dei controlli al Brennero «sarebbe una catastrofe». E se lo dice lui, è la conferma che Vienna sta seriamente pensando di fare un passo indietro. O meglio, di non fare passi avanti che potrebbero essere avventati. Lui si chiama Norbert Hofer, è un pezzo grosso del Partito della libertà austriaco (Fpö, l' estrema destra alleata con la Lega all' Europarlamento) e nel 2016 era sui giornali di tutta Europa perché per due volte si è trovato a un passo dalla presidenza austriaca.

     

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    La doppia sconfitta con l' indipendente Alexander Van der Bellen (ex Verde) non ha però eliminato dalla scena pubblica Hofer, anzi. Oggi fa il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti e il suo punto di vista sulla questione Brennero guarda a un aspetto meno ideologico e molto più pragmatico: i camion che ogni giorno attraversano il valico. Bloccarli per i controlli, ammette parlando in un hotel della capitale in riva al Danubio, «sarebbe una catastrofe economica». Non solo per l' Italia, ma anche per l' Austria.

     

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    Per il momento Vienna si tiene «pronta a tutti gli scenari». Ma sotto traccia è in corso un fitto lavoro diplomatico - anche con l' Italia, gestito da Kurz in prima persona - per scongiurare il peggio. Tutto dipende da ciò che deciderà di fare il governo tedesco, dopo che Cdu e Csu hanno trovato un' intesa sui centri per i migranti da istituire al confine meridionale, con possibilità di respingerli in Austria.

     

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    «Se Berlino dovesse chiudere la frontiera - spiega ancora Hofer - anche noi saremmo costretti a fare altrettanto, per evitare che i migranti restino bloccati tutti qui da noi». Dalla cancelleria di Vienna fanno però notare che «la Spd non ha ancora accettato l' intesa». Il governo austriaco di centro-destra si trova così appeso alla decisione dei socialdemocratici tedeschi e guarda con preoccupazione alle prossime mosse di Horst Seehofer, il ministro dell' Interno della Csu che - teoricamente - sarebbe il miglior alleato dell' esecutivo guidato da Sebastian Kurz.

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    I numeri e i costi

    Vienna vuole evitare di trasformarsi in un collo di bottiglia, per questo cercherà di convincere Seehofer a non adottare «misure unilaterali». Il ministro bavarese sarà nella capitale austriaca oggi per una serie di incontri, anche se tutto è legato alla decisione della Spd. Che rimane scettica sui «centri di transito chiusi». Angela Merkel è andata in tv per assicurare che «i migranti vi resteranno per 48 ore al massimo», ma la parola fine non c' è ancora.

     

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    Nel caso in cui Berlino tirasse dritto, l' Austria si troverebbe costretta a dar seguito ai propri annunci con un effetto domino che penalizzerebbe l' Italia. Ma è più facile a dirsi che a farsi. Da Bruxelles, la Commissione europea spiega di non aver ricevuto alcuna comunicazione in tal senso da Kurz. E un eventuale ripristino dei controlli al Brennero andrebbe non solo notificato, ma anche autorizzato dall' esecutivo Ue. Esattamente come è stato fatto per quelli in vigore (fino a novembre) al confine con Slovenia e Ungheria. In ogni caso la richiesta dovrà essere giustificata.

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    C' è però un piccolo problema: i numeri. Al momento non c' è alcuna emergenza. Nel primo semestre del 2018 gli attraversamenti illegali della frontiera (sventati) sono stati 2.600, in netto calo rispetto allo stesso periodo del 2017 (3.400). Per contare i migranti intercettati sui treni merci, poi, è sufficiente un pallottoliere di piccole dimensioni: 65 a gennaio, 52 a febbraio, 26 a marzo, 2 a maggio e zero nelle prime due settimane di giugno. Secondo una stima di Conftrasporto, un' ora di ritardo per i controlli al Brennero costerebbe circa 370 milioni di euro, di cui 170 milioni a carico del trasporto.

     

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    Per i camionisti, deviare sul San Gottardo costerebbe 225 euro a tratta, contro i 101 del Brennero. Soldi che non finirebbero nelle casse austriache. Di questo ne sono ben consapevoli Kurz, Hofer e gli altri membri del governo di centro-destra, potenziali vittime delle loro stesse minacce. Perché ad alzare troppo la voce si rischia di diventare sordi .

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