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    QUESTO TRAPIANTO NON S’HA DA FARE - IL RENE C’È MA IL CHIRURGO HA FINITO L’ORARIO DI LAVORO - A CAGLIARI SALTA L’OPERAZIONE PER LE NUOVE REGOLE DELL’UE CHE VIETANO I TURNI NO STOP


     
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    Nicola Pinna per “la Stampa”

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    Le luci della sala operatoria, in questi giorni, non si sono spente un attimo. Sei donatori in otto giorni, dicono i medici dell' ospedale Brotzu, rappresentano un miracolo. E i tanti che da mesi attendono il trapianto, in queste ore, pregano di ricevere «quella chiamata». Ma qui le speranze si scontrano con le nuove regole sui turni di lavoro dei medici e degli infermieri. «In queste ore stiamo rischiando nuovamente di non riuscire a trapiantare gli organi appena prelevati - dice il coordinatore delle équipe, Ugo Storelli -.
     

    Il personale non può fare più di un certo numero di ore di lavoro e con le carenze d' organico potrebbe ripetersi ciò che è avvenuto la settimana scorsa: abbiamo espiantato dei reni e siamo stati costretti a mandarli a Torino».
     

    Mauro Frongia è il chirurgo che ha curato la gran parte dei trapianti di rene eseguiti al Brotzu, il più grande ospedale della Sardegna. Da ieri mattina è chiuso in sala operatoria.

     

    A metà pomeriggio, dopo l' ultimo espianto, ha avuto solo una breve pausa: giusto il tempo di un boccone e di rispondere a qualche telefonata, ma poco dopo ha iniziato una nuova operazione. Stamattina avrebbe altro lavoro da fare ma non è certo che venga autorizzato. «Da novembre la Regione ci ha imposto di applicare rigidamente le direttive comunitarie sugli straordinari e ci siamo subito trovati in difficoltà - spiega Ugo Storelli - Tra un turno e l' altro devono passare almeno undici ore e il lavoro non può proseguire oltre le dodici ore e cinquanta minuti.

     

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    La settimana scorsa è successo proprio questo: tra operazioni e reperibilità non c' era più personale disponibile per trapiantare gli ultimi due organi». È stato organizzato un piano di emergenza e con un volo speciale i reni sono stati trasportati fino a Torino. «Gli organi ovviamente non sono stati persi, ma se tutte le volte dobbiamo trasferirli altrove non ha più senso la gestione regionale delle liste d' attesa».
     

    La normativa europea che vieta i turni «no stop», a dire il vero, esiste già dai primi anni Duemila, ma in Italia non era mai stata applicata. Da due mesi è arrivato l' ordine di essere fiscali. E sono state stabilite anche le sanzioni per chi sfora con gli straordinari. «Le multe sono salate e rischiano di pagarle persino i medici e gli infermieri che fanno un lavoro così importante per salvare tante vite - sottolinea il coordinatore dei trapianti del Brotzu di Cagliari -. Le sanzioni scattano anche a carico dei dirigenti degli ospedali che autorizzano i turni straordinari.
     

    Per questo è necessario che i trapianti vengano al più presto classificati come attività di emergenza e che vengano esclusi da questa regola. Chi è che può permettersi di pagare 10 mila euro di multa o di essere processato solo per aver superato il limite delle ore di lavoro all' interno della sala operatoria? Io per questa causa sarei pronto a presentarmi di fronte al giudice».
     

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    I chirurghi dell' ospedale Brotzu, ogni anno, restituiscono la speranza di vivere ad almeno 50 persone. Ma ora l' attività rischia di fermarsi bruscamente. «Certo, capita raramente di avere sei donatori nel giro di pochi giorni, ma questa dovrebbe essere una fortuna da sfruttare, visto che le liste d' attesa per i trapianti purtroppo sono molto lunghe - riflette Ugo Storelli -.

     

    Non vorremmo che dopo tanta esperienza ci ritrovassimo ad assistere a nuovi drammatici viaggi della speranza, quelli che i sardi erano costretti a compiere quando nell' isola non si potevano eseguire i trapianti.

     

    Ora speriamo che le assunzioni di medici e infermieri annunciate dal governo si facciano davvero e al più presto. Ma, in fondo, temiamo di ritrovarci di fronte a un altro problema: le sanzioni per aver speso troppi soldi per rimpolpare gli organici».

     

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