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    “I SOLDI METTITELI NEL C**O” - IL RETROSCENA SULL’AMMUTINAMENTO DEL NAPOLI CON IL BRASILIANO ALLAN A URLARE CONTRO EDO DE LAURENTIIS - INSIGNE MASANIELLO: “DÌ A TUO PADRE CHE NOI IN RITIRO NON CI TORNIAMO” - MERTENS E CALLEJON HANNO SPINTO GLI ALTRI COMPAGNI ALLA ROTTURA: “IL RITIRO È PUNITIVO E NON LO ACCETTIAMO” - L’AVVOCATO CANTAMESSA: “I CALCIATORI DEVONO RISPETTARE LE DECISIONI DELLA SOCIETÀ UTILI AL CONSEGUIMENTO DEL RISULTATO AGONISTICO MA SUL RITIRO CI POSSO ESSERE INTERPRETAZIONI DIVERSE…”


     
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    1 - DA ALLAN A CALLEJON, INSIGNE E MERTENS TUTTI I VOLTI E I PERCHÉ DELLA RIVOLTA

    Ma.Ni. per “la Gazzetta dello sport”

     

    aurelio de laurentiis foto di bacco aurelio de laurentiis foto di bacco

    La frase di Aurelio De Laurentiis è datata, ma rende bene l'idea. Il presidente del Napoli la pronunciò anni fa, quando il Pocho Lavezzi - idolo di Napoli all' epoca - cominciò a far le bizze chiedendo di andare via. «Se non rispettano gli accordi, sai i sequestri di beni che farei con i legali. Sappiate che mio zio Dino fece sequestrare la villa a un certo Federico Fellini». Questo perché sia chiaro ai giocatori che osso duro si ritrovano di fronte. Martedì notte è successo qualcosa che è un punto di non ritorno, ma che non è fulmine a ciel sereno. E come in ogni matrimonio le colpe non sono mai solo da una parte.

     

    edoardo de laurentiis edoardo de laurentiis

    È stata quella scaturita all'ingresso nello spogliatoio di Edo De Laurentiis, vice presidente, il figlio del patron, che alla fine della partita col Salisburgo ha annunciato che il ritiro sarebbe continuato. I giocatori, già in subbuglio dal lunedì, quando avevano appreso da alcuni organi di stampa e non dal club della scelta, si sono scatenati. Il capitano Lorenzo Insigne ha parlato a nome della squadra, ma mantenendo un contegno: «Dì a tuo padre che noi in ritiro non ci torniamo».

     

    ALLAN ALLAN

    E poi i senatori del gruppo - da Mertens a Callejon - non hanno esitato a spingere gli altri compagni a una scelta di rottura. Il più duro di tutti è stato Allan che ha avuto momenti di nervosismo urlando in faccia al vicepresidente frasi anche volgari e irriguardose («i tuoi soldi mettiteli...»). Si è temuto un contatto fisico e c' è voluta tutta la pazienza di Ancelotti (che per questo motivo ha disertato la conferenza stampa) e del d.s. Cristiano Giuntoli per riportare la calma.

     

    insigne insigne

    Per capire come si sia arrivato a tanto bisogna riavvolgere il nastro. Il presidente De Laurentiis è sempre stato uno diretto, anche troppo, ma quando vieni additato ai tifosi ecco che scatta qualcosa nell' orgoglio della persona.

     

    Prendete Callejon e Mertens - due che avranno pur sbagliato qualche prestazione, ma da anni garantiscono un elevato rendimento - sentirsi apostrofati come mercenari («andate pure in Cina a fare una vita di merda») non fa bene. O lo stesso Insigne spesso bacchettato negli atteggiamenti, lui che da napoletano soffre quando le cose vanno male. O ancora lo stesso Allan che, a proposito della trattativa col PSG dello scorso gennaio, è convinto che non tutta la verità gli sia stata detta. Questo non giustifica nessuno, ma serve per capire lo scenario.

     

    mertens callejon mertens callejon

    Che ora si complica perché De Laurentiis la sua guerra legale la porterà avanti chiedendo multe salate per gli ammutinati del San Paolo. I quali si stanno organizzando con i propri legali per rispondere punto su punto, tirando anche fuori frasi lesive della propria onorabilità. Peccato che qui si dovrebbe parlare di calcio. Di un' attività che dovrebbe scatenare gioie e passioni.

     

    Invece da ieri bocche cucite e porte chiuse ai media, anche oggi pomeriggio allo stadio di Fuorigrotta, dove la squadra si allenerà di fronte ai propri tifosi (abbonati). E noi che pensavamo che il Muro di Berlino fosse crollato trent' anni fa insieme a una sottocultura negazionista.

     

    2 - L'AMMUTINAMENTO DECISO PRIMA DEL MATCH

    P.T. per “il Messaggero”

     

    napoli callejon mertens napoli callejon mertens

    Insorgono un attimo dopo aver capito che sarebbero tornati da dove era partiti, quattro ore prima, ovvero a Castel Volturno. In ritiro prolungato. Nonostante il pari che per la squadra ha il sapore del pass agli ottavi di finale di Champions. Se lo sono promesso nel pomeriggio Mertens, Callejon, Allan, Insigne, Koulibaly e company. E così hanno fatto: quando il ds Giuntoli ha spiegato che il bus li aspettava nel parcheggio del San Paolo, Mertens è stato il primo ad alzare la voce e a protestare. Ma sapeva benissimo di non essere da solo. E infatti tutti gli altri si sono uniti senza perdere un secondo. Allan interviene, e il brasiliano alza i toni con il direttore sportivo.

    ancelotti ancelotti

     

    «Noi ce ne andiamo a casa, dillo pure al presidente». Un pandemonio. Che ascoltano tutti, perché non è possibile non udire quello che sta succedendo. Aurelio De Laurentiis evita di scendere, si limita a un saluto frettoloso a Lozano e poi se ne va dallo stadio. Anche lui blindato dal silenzio. Quello che succede lo sa subito dopo, quando per primo si stupisce per l'assenza di Ancelotti alle conferenze della Uefa (ci sono multe in arrivo di quasi 50 mila euro).

     

    Il tecnico spiega: «Cosa vado a dire dopo tutto quello che sta succedendo?». Gli animi sono surriscaldati, un gruppetto resta chiuso nello spogliatoio e continua a discutere. Nessuna marcia indietro. Quando escono, ognuno per conto proprio, misurano le parole con il lanternino. «Non è giusto, diamo il massimo, per noi questo è un provvedimento punitivo che non accettiamo», il monologo dello spogliatoio azzurro.

     

    L'ANTEFATTO

    ancelotti de laurentiis ancelotti de laurentiis

    La squadra è certa di avere Ancelotti dalla propria parte. De Laurentiis è invece sicuro che il ritiro sia «per finalità costruttive» e non «punitive» (lo scrive il Napoli anche in un secondo comunicato diffuso nel pomeriggio di ieri) e che stia quasi facendo un favore al suo allenatore. È certo che sia la cosa giusta da fare. I calciatori sono infastiditi dal fatto di aver appreso la notizia dai giornali. De Laurentiis fa sapere che se deve fare marcia indietro, deve essere Ancelotti a chiederlo e non i calciatori (a cui negli ultimi giorni ha pure accordato i premi per la Champions). Ma il tecnico non fa nulla. Ovvero, non ha problemi a schierarsi e a mettere la faccia ma traccia una linea netta tra sé, i suoi compiti e tutto il resto del mondo.

    insigne insigne

     

    3 - «PUNITIVO O MIGLIORATIVO, ECCO PERCHÉ IL RITIRO DIVIDE»

    Franco Ordine per “il Giornale”

     

    Avvocato Cantamessa, a Napoli è scoppiata una fastidiosa grana tra società e squadra: cosa raccontano i sacri testi del diritto sportivo?

    «A leggere l'Accordo Collettivo, il sostantivo ritiro viene utilizzato in un solo articolo, il 7.3, nel quale però si fa soltanto obbligo alle società di provvedere al trasporto dei propri tesserati in occasione di viaggi e ritiri».

     

    Fine della discussione, quindi?

    «No, la discussione continua invece. Perché c'è un successivo articolo, il 10.1, che impone ai calciatori di rispettare tutte quelle decisioni della società utili al conseguimento del risultato agonistico. In linea di principio, quindi, anche il ritiro può finire nella categoria dei provvedimenti atti a ottenere il miglior risultato agonistico».

     

    CARLO ANCELOTTI CARLO ANCELOTTI

    Non ci sono eccezioni a questa regola?

    «L'eccezione è costituita dall'intento del provvedimento stesso. Qualora, infatti, risultasse di natura punitiva, non sarebbe legittimo, perché una sanzione quale quella non è prevista».

     

    Il presidente De Laurentiis, nella dichiarazione resa alla stampa, aveva specificato che «non si tratta di una punizione ma di un aiuto offerto a squadra e allenatore».

    «Verissimo. E su questo punto si apre la discussione. Perché non basta che sia reso pubblico dal club l'intento non punitivo. Bisogna anche che i calciatori non lo vivano come una punizione e che in concreto non lo sia».

     

    In sintesi si tratta di una materia non ben definita e quindi in grado di provocare più interpretazioni diverse

    «Esatto».

    insigne insigne

     

    Scusi avvocato Cantamessa, lei è un esperto di diritto sportivo, è stato dirigente del Milan berlusconiano e ora del Monza: in questi casi così complicati, come se ne esce?

    «Se vuole una mia considerazione finale, nata dalla conoscenza personale, considerazione che badi bene - non vuole essere un consiglio, posso chiudere sostenendo che c'è una sola persona in grado di disinnescare questo caso spinoso trasformandolo in una grande ricarica motivazionale per tutto lo spogliatoio. È Carlo Ancelotti».

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