Macron Photoshop
Ettore Livini per la Repubblica
«Siamo in piena deriva assolutista », dice amaro Pierre Laurent, segretario generale del Partito comunista. «Non ci faremo intimidire da un presidente con tendenze egemoniche», gli fa eco dall' altro estremo dell' arco costituzionale Bruno Retaillou, capogruppo dei Repubblicani in Senato.
A tre settimane dalle elezioni francesi, il banco - ovvero Emmanuel Macron - si è preso tutto. La sua maggioranza ha fatto il pieno di poltrone in Parlamento, anche quelle riservati di solito, per garbo istituzionale, alle opposizioni. E il presidente ha impugnato le redini del paese con il piglio (l' arroganza, per i critici) del padrone assoluto.
Olivier Fauré, presidente dei socialisti all' assemblea, è tranchant: «L' Eliseo sta rinnovando una delle tradizioni più arcaiche della Repubblica: il ritorno del potere personale». Tre indizi, dicono i teorici dell' approccio un po' bonapartista di Macron, fanno una prova. Il primo, il più eclatante per i costituzionalisti, è la convocazione solenne del Congresso a camere riunite per lunedì alla Reggia di Versailles («l' Eliseo gli sta stretto», attacca l' opposizione) dove il presidente squadernerà in diretta tv la road- map del mandato.
Macron-e-moglie
Legittimo, per carità, visto le aspettative che ha suscitato in tutta Europa. Peccato che questa sorta di discorso sullo Stato dell' Unione all' americana sia una novità assoluta nel calendario politico del paese: l' ultima convocazione congiunta di Assemblea e Senato, per dire, risaliva all' emergenza dopo il Bataclan.
Altra anomalia: la presentazione del programma di governo - è scolpito nei testi sacri - spetta al presidente del Consiglio. E il premier Edouard Philippe - «ridotto al ruolo di ventriloquo», sintetizza Faurè - ha in programma il suo discorso (a questo punto poco più che minestra riscaldata) 24 ore dopo. «La mossa è concordata », getta acqua sul fuoco Philippe. Pochi ci credono.
Secondo inizio del trend simil- monarchico è lo «sgarbo del 14 luglio». Da Valéry Giscard D' Estaing in poi, tutti gli inquilini dell' Eliseo hanno celebrato la festa della Repubblica con una conferenza stampa. Quest' anno l' evento è stato cancellato. «Ci siamo interrogati se farla o meno.
GENTILONI MACRON
Ma poi abbiamo deciso di affidare il messaggio del presidente alla forma più solenne del discorso », hanno spiegato i comunicatori di Macron. Il motivo? «Il suo pensiero - hanno fatto sapere a Le Monde - è troppo complesso e non si presta al gioco domande-risposte dei giornalisti».
L' autostima evidentemente non fa difetto al neo-presidente.
Che (terzo indizio) ha iniziato l' attività parlamentare come un carro armato. Mercoledì l' Assemblea nazionale ha provveduto a distribuire le poltrone delle Commissioni e i ruoli di questori. Un questore e due vice-presidenze - dice il galateo non scritto della storia repubblicana - spettano di diritto alle opposizioni.
MACRON E IL TENNIS
Ma non è andata proprio così. La goccia che ha fatto traboccare il vaso, scatenando un putiferio a Palazzo Borbone, è stata la nomina del rappresentante dell' opposizione in aula: assegnato con i voti decisivi dei macroniani a Thierry Solère, ex Repubblicano che ha fondato subito dopo le elezioni il gruppo dei "Costruttivi". Una quarantina di deputati della destra pronti a soccorrere la maggioranza sui temi più delicati e spinosi.
«Un colpo di mano», ha liquidato la scelta muscolare Christian Jacob, ex ministro con Jacques Chirac. L' impronta del decisionismo dell' era-Macron, rispondono a En Marche. «Io non sarò mai Presidente perché non saprei come usare tutto quel potere», era il mantra della compianta Simon Veil. Il nuovo inquilino dell' Eliseo, invece, sembra aver imparato la lezione in tempo record.
2. LA PERFETTA ARMONIA CENTRISTA DI MACRON
Stefano Montefiori per il Corriere della Sera
BAYROU MACRON
Il ritratto ufficiale è uno dei momenti più importanti del rituale dell' Eliseo, perché quella foto accompagnerà i francesi in tutti gli uffici pubblici. Per il presidente è un modo di comunicare chi è, quel che vuol fare.
François Hollande si fece fotografare da Raymond Depardon in giardino e in movimento ma immerso nell' ombra, come se non riuscisse ad accettare fino in fondo il ruolo di primo piano che pure aveva cercato e ottenuto (una riserva forse inconscia che si vedrà poi all' opera in molti momenti imbarazzanti del suo quinquennio, dallo scooter al libro di confidenze con i giornalisti di Le Monde ).
Emmanuel Macron invece si è offerto alla luce piena dei tre riflettori di Soazig de la Moissonnière, che lo segue dall' inizio della sua avventura, facendosi riprendere nel suo studio, al lavoro, in piedi ma appoggiato in modo - apparentemente - disinvolto alla scrivania. Apparentemente perché i metadati della foto rivelano tre giorni di ritocchi con Photoshop, e perché ogni dettaglio sembra studiato in un tripudio di semiotica.
Per prima cosa, da notare la simmetria quasi assoluta dell' immagine, da film di Wes Anderson più che da fotografia ufficiale. Una perfezione quasi impercettibile ma voluta anche nei polsini della camicia che escono dalla giacca: esattamente gli stessi millimetri, nella manica destra come nella sinistra.
EMMANUEL MACRON
La bandiera francese e quella europea non sono una accanto all' altra ma staccate, a incorniciare con pari dignità il presidente. La finestra è aperta verso il giardino, per dare un senso di respiro e segnalare che il capo di Stato non si è rinchiuso nella torre d' avorio dell' Eliseo ma resta permeabile a quel che accade nel Paese.
Molto interessante è la disposizione degli oggetti sulla scrivania. Alla sinistra del presidente, l' orologio. Segna le 8 e 20, cioè l' ora in cui è stata scattata la foto qualche giorno fa, ma il punto è che questo orologio è stato preteso da Macron tanto che per qualche giorno è sparito dalla sala dove si tiene il Consiglio dei ministri. Il presidente si è definito mesi fa maître des horloges , più o meno padrone del tempo: cioè non accetta di farsi dettare le proprie azioni dai tempi mediatici, perché vuole essere lui a imporre il ritmo. Accanto all' orologio, due libri di scrittori tra i suoi preferiti: «Il rosso e il nero» di Stendhal, e «I nutrimenti terrestri» di André Gide.
MAY MACRON
Alla destra del presidente un altro volume ma questa volta aperto, le «Memorie di guerra» del generale De Gaulle, al quale Macron dice di ispirarsi «per prendere il meglio della destra, della sinistra e del centro».
Tra il libro e la mano, il piccolo capolavoro: i due iPhone del presidente, evidente richiamo alla modernità e alla cultura digitale, ma sullo schermo del primo è riflessa l' ombra di un piccolo gallo, simbolo della Francia tradizionale ed eterna.
emmanuel macron e justin trudeau a taormina 8
Qualche idea sembra venire dall' America: la posa di Macron è identica a quella del presidente Josiah Bartlet nella serie tv «The West Wing», e le due bandiere «separate» (in quel caso degli Stati Uniti e della Casa Bianca) sono state già usate da Barack Obama.
Il risultato sembra una celebrazione del centrismo di Macron, quella sua pretesa di tenere insieme tutto, anche gli opposti, ponendosi nel cuore dell' immaginario francese .
emmanuel macron e justin trudeau a taormina 2