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    A SPASSO NEL TEMPO COI VANZINA - UNA COMMEDIA SUGLI ANNI ’90 UN PO’ RITORNO AL FUTURO, UN PO’ SLIDING DOORS- ENRICO VANZINA: “COSA CAMBIEREI DEL PASSATO? QUALCHE RISULTATO DELLA ROMA - IL MIO SOGNO? VORREI IN UN FILM VERDONE”


     
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    Luca Vinci per “Libero Quotidiano”

    Enrico Vanzina Enrico Vanzina

     

    «È il film migliore che abbiamo fatto, vedrai. Perché racconta una cosa alla quale pensiamo tutti», dice Enrico Vanzina. Di film, Enrico Vanzina - insieme con il fratello Carlo - ne ha fatti un’infinità. Sceneggiatore e produttore lui, regista il fratello. Con due fratelli, del resto, il cinema è nato: si chiamavano Auguste e Louis Lumière.

     

    E loro due, i Vanzina, da soli hanno definito un vero e proprio brand, un marchio di origine controllata del cinema popolare. I Vanzina non sono due fratelli: sono un genere a parte. Da più di trent’anni, fra un equivoco e una risata, raccontano l’Italia.

     

    E un critico mai banale come Enrico Ghezzi sostiene che loro sono più «autori» di ogni altro, perché il loro cinema lo riconosci sempre. E allora, risparmiamo lo snobismo e lasciamoci attraversare dalla curiosità di fronte al loro nuovo film, Torno indietro e cambio vita, con Raoul Bova, Ricky Memphis, Giulia Michelini e Max Tortora, che esce oggi nelle sale.

     

    torno indietro e cambio vita 3 torno indietro e cambio vita 3

    Enrico, qual è il pensiero alla base del film?

    «È molto semplice. È la voglia di viaggiare nel tempo. Pensando “ma se quel giorno della mia vita avessi fatto un'altra scelta, che cosa sarebbe successo?”»

     

    In pratica, Sliding Doors.

    «E infatti, secondo me esiste proprio un genere a sé, che è quello del viaggio nel tempo e fra le possibilità. Tra Ritorno al futuro e Sliding Doors ci sono molte somiglianze. E noi stessi abbiamo percorso il genere: con A spasso nel tempo e con Il cielo in una stanza».

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    Che cosa accade nel vostro film?

    «Abbiamo messo Raoul Bova in una situazione per lui paradossale. È un marito adorabile e felice, che un giorno si sente dire dalla moglie Giulia Michelini: ti lascio perché amo un altro».

     

    E poi?

    «Tramite un escamotage narrativo, Bova e il suo amico Ricky Memphis tornano a quando erano sui banchi di scuola, nel 1990. Era appena crollato il Muro di Berlino, i telefonini non esistevano: ma Grillo già urlava in televisione. Bova e Memphis, con la loro faccia di adesso, si ritrovano sui banchi di scuola».

     

    Tutti vorremmo cambiare qualcosa del passato. Lei?

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    «Beh, vorrei cambiare qualche risultato di calcio della Roma! Nella mia vita personale, che è stata fortunatissima, un rimpianto ce l’ho. Ho amato una donna sola, mia moglie, con cui vivo tuttora. Ma a volte non l’ho amata come avrei dovuto. E ho ferito i suoi sentimenti».

     

    Nel suo cinema vorrebbe cambiare qualcosa?

    paolo villaggio paolo villaggio

    «Vorrei non aver fatto Banzai con Paolo Villaggio. Lo facemmo solo perché Villaggio voleva andare in Giappone a mangiare il sushi! Avevamo fatto con lui Io no spik Inglish, che era molto carino. Dovevamo fermarci lì».

     

    Prossimi progetti?

    «Un film su italiani giovani a Miami. Una città che è un po’ Caraibi, un po' Sudamerica. Innamoramenti, amori, musica».

     

     

    Ama molto l’America?

    «Ne sono innamorato. A diciotto anni, il regalo di mio padre fu un viaggio in America, da solo, su una macchina scassatissima. Feci Coast to coast sulle tracce di Jack Kerouac. Era il 1968. L’anno prima di Easy Rider».

     

    Lei e Carlo siete figli di Steno, grande sceneggiatore e regista. In casa vostra veniva tutto il cinema italiano. Chi ricorda con più simpatia?

    «Raimondo Vianello che condivideva con me una grande passione per il calcio. Quando la televisione dava il derby, in differita, passavamo tutta la domenica chiusi in casa perché nessuno ci anticipasse il risultato!».

    carlo verdone carlo verdone

     

    Quali altri attori e registi ricorda?

    «Walter Chiari e Paolo Panelli, i più simpatici. Walter Chiari ci portava al mare. E Alberto Sordi aveva una grande simpatia per entrambi».

     

    Nel cinema ha qualche sogno impossibile?

    «Non abbiamo mai avuto, in un nostro film, Benigni o Verdone. Di Benigni, Alberto Sordi mi disse: è fantastico, è come quei pupazzi a molla che escono dalla scatola. E aveva ragione. E Carlo è il più grande di tutti. Non dispero un giorno di lavorare con lui».

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