Gaia Piccardi per www.corriere.it
YEMAN CRIPPA
Sulla pelle multicolore dell’Europa, nella notte che regala all’Italia il terzo oro continentale (11 podi in totale nel medagliere dominato dalla Gran Bretagna su Germania e Polonia), rimangono stampati i passi da gigante di un ragazzo italiano partito da Dessiè, Etiopia, e arrivato sulle montagne del Trentino grazie al cuore sconfinato di una coppia milanese, Roberto Crippa e Luisa Fricchione, tornati in Africa a più riprese per togliere da un orfanotrofio a 300 km da Addis Abeba, Yemaneberhan (in aramaico «il braccio destro di Dio») il nuovo re dei 10 mila metri, i suoi cinque fratelli e due cugini.
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I genitori erano morti di malattie infettive. Come avete fatto a sbarcare il lunario, Roberto? «Riciclando i vestiti, investendo su cibo e, all’occorrenza, medicine. L’importante è che ciascuno, nella vita, avesse la possibilità di scegliere la sua strada». Yeman Crippa, 25 anni, ha trovato la sua a Monaco in una serata indimenticabile per l’atletica italiana, infuocata dall’impresa di bronzo delle ragazze della staffetta veloce, capaci di supplire all’assenza della 4x100 dei campioni olimpici (cambi perfetti al millimetro di Dosso, Kaddari, Bongiorni e Pavese): dopo aver scaldato le gambe nei 5 mila (bronzo), l’azzurro si è inventato una gara magistrale rimontando nell’ultimo rettilineo il norvegese (nato in Eritrea) Mezngi, andato in fuga dopo 24 giri di pista (su 25) senza sospettare che Crippa avesse tenuto in serbo le energie per l’oro.
Yemaneberhan Crippa
Cambio secco di ritmo a meno di 300 metri dal traguardo, il francese Gressier lasciato sul posto, Mezngi risucchiato da una progressione irresistibile: l’Olympiastadion (intonso dai Giochi ‘72) è rimasto a guardare a bocca aperta Crippa Yeman from Italy, bravo a non sprecare nessuna delle occasioni che l’esistenza gli ha offerto.
Occhi spiritati, bicipiti mostrati con orgoglio in eurovisione («Ho esultato come Jacobs per far vedere i muscoli, anche se io ne ho meno di Marcell!»), la dedica alla Crippa’s family («Le devo tutto») che ha perso la sorella Uonishet in un incidente d’auto in Etiopia, finalmente il meritato trionfo per il mezzofondista italiano più talentuoso («Ha un valore assoluto, lo aspettavo da tempo: quando la forma c’è, posso fare tutto»).
Yemaneberhan Crippa
È un’Europa allargata, con l’Ucraina della bambina Mahuchikh (alto) e della veterana Bech-Romanchuk (triplo) nelle nazioni top-10, il continente accoglie Yeman tra le stelle dello sport fermando sul cronometro un tempo (27’46”13) che vale all’Italia il quarto oro europeo della storia sulla distanza dopo Cova (Atene ‘82), Mei (Stoccarda ‘86 davanti a Cova e Antibo) e Antibo (Spalato ‘90), l’ultimo conquistatore fiaccato dalla malattia, tifosissimo dell’erede: «Yeman è stato bravissimo, non potrei essere più felice, è giovane e vincerà ancora molto».
Yemaneberhan Crippa
Suona l’inno di Mameli, Crippa si tiene stretta una medaglia storica («Nel club dell’oro dei campioni del passato adesso ci sono anch’io. Ho visto il norvegese andarsene, mi devo tirare le orecchie per aver guardato troppo il francese e aver rischiato di perdere l’attimo ma le gambe c’erano, mi sono gasato, per recuperare è bastato il minimo sforzo») mentre fratelli e cugini esultano: Neka (cameriere a Trieste, è l’altro atleta di casa), Kalamu (operaio a Tione), Gadissa (cameriere stagionale), Mekdes (commessa a Trento), Asnakec (parrucchiera a Milano), Mulu (cameriera in Trentino), Elsabet (rientrata in Etiopia, lavora nella cooperazione internazionale).
Yemaneberhan Crippa
La videochiamata con mamma Luisa prima di ogni gara, lo stipendio da poliziotto assicurato a fine mese, i primati nazionali dei 3 mila, 5 mila, 10 mila e mezza maratona (più quello europeo nei 5 km) in tasca, coach Pegoretti al fianco. Crippa viaggia leggero verso Parigi 2024 senza più paura di sognare. Tra Dessiè e Monaco corrono mondi: diecimila metri, in confronto, fanno ridere.