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    IL RUGGITO DEL LEONE – ARRIVA LA REPLICA (MA SOLO A MAGGIORANZA) DEL CDA DI GENERALI ALLE DIMISSIONI DI CALTAGIRONE E ROMOLO BARDIN: “IL CONSIGLIO HA RESPINTO LE MOTIVAZIONI ADDOTTE, RIMARCANDONE L’ASSOLUTA INFONDATEZZA E CENSURANDONE IL CARATTERE SPESSO OFFENSIVO” – INTANTO ARRIVANO ANCHE LE DIMISSIONI DAL COMITATO NOMINE DI SABRINA PUCCI, CONSIDERATA VICINA ALLA FONDAZIONE CRT, CHE FA PARTE DEL PATTO INSIEME A “CALTA” E AL “PAPERONE DI AGORDO”


     
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    Gianluca Paolucci per "la Stampa"

     

    generali generali

    «Il Consiglio, a maggioranza, ha respinto categoricamente le motivazioni addotte nelle comunicazioni di dimissioni, rimarcandone l'assoluta infondatezza e censurandone il carattere spesso offensivo».

     

    È la nuova replica del cda delle Generali alle dimissioni di Francesco Gaetano Caltagirone e di Romolo Bardin (rappresentante di Leonardo Del Vecchio), che segna un ulteriore aumento dei toni nello scontro sulla compagnia.

     

    francesco gaetano caltagirone philippe donnet francesco gaetano caltagirone philippe donnet

    Toni accesi testimoniati dalla condanna arrivata solo a maggioranza e anche dalle dimissioni di Sabrina Pucci dal comitato nomine ad hoc. Ovvero, il comitato consiliare che ha il ruolo centrale in tutto il processo di formazione della lista dei candidati per il prossimo consiglio.

    leonardo del vecchio leonardo del vecchio

     

    In cda dal 2013 come indipendente ma da sempre considerata vicina alla Fondazione Crt, altro soggetto del patto di sindacato che preme per il cambio della governance, aveva fatto parlare di sé il mese scorso, in occasione del suo voto favorevole al piano industriale al 2024 presentato dall'ad Philippe Donnet.

     

    SABRINA PUCCI SABRINA PUCCI

    In attesa delle motivazioni, le fonti interpellate riferivano della inopportunità della presenza della giurista romana in un ruolo così delicato mentre è in corso un duro scontro proprio sulla governance del gruppo tra i pattisti Del Vecchio-Caltagirone-Crt e lo storico socio forte di Trieste, Mediobanca.

     

    Un consiglio iniziato nel primo pomeriggio e terminato a notte inoltrata, quello delle Generali di ieri. Che doveva servire per stilare la «long list» dei candidati - oltre 20 - per il prossimo consiglio e avviare così formalmente il cantiere per il rinnovo del cda alla prossima assemblea di aprile. Un punto questo che ha impegnato a lungo i consiglieri.

     

    Ma per ovvie ragioni il tema delle critiche mosse dall'ex vicepresidente Caltagirone nella sua lettera di dimissioni e da quella di poco successiva di Bardin hanno tenuto banco. In Borsa intanto il titolo Generali chiude in rialzo 1,48% a 18,8 euro, in controtendenza rispetto al listino. Sul mercato si scommette sui nuovi acquisti dei due maggiori soci privati, Caltagirone e la Delfin di Leonardo Del Vecchio.

     

    Donnet Caltagirone Del Vecchio Donnet Caltagirone Del Vecchio

    Liberi dagli obblighi di comunicazione dopo l'uscita dal Cda, puntano a far crescere il patto dal 16,13% fino al 19,9%, per arrivare a misurarsi con Mediobanca in assemblea da un posizione di forza. La partita sarà decisa dal voto dei fondi d'investimento e molto dipenderà da come verrà accolto il piano che i pattisti stanno elaborando e da nomi che presenteranno per la propria lista per la nomina del nuovo cda.

     

    PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL PHILIPPE DONNET ALBERTO NAGEL

    A proposito di mercato, il tema delle Generali dovrebbe essere affrontato anche oggi nel consiglio della Consob. A Trieste non risultano richieste dell'organismo di vigilanza arrivate negli ultimi giorni. L'autorità guidata da Paolo Savona deve ancora fare il punto sull'esito della consultazione pubblica col mercato avviata sulla scia dei quesiti posti dal gruppo Caltagirone sulla lista del cda uscente.

     

     Dalla Commissione non sono neanche giunte risposte sul prestito titoli col quale Mediobanca ha portato i propri i diritti di voto al 17,2% a sostegno della lista del Cda e della riconferma dell'amministratore delegato Philippe Donnet. «Serve una Consob snella e al passo con i tempi», che riesca a «dotarsi di strumenti innovativi» per assicurare «la velocità di risposta», ha detto il membro designato del consiglio Consob, Carlo Comporti, in audizione alla commissione Finanze e Tesoro del Senato.

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