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    CATTIVISSIMO DUCE – “PER IMPORRE LE NOSTRE IDEE AI CERVELLI DOBBIAMO TOCCARE I CRANI DEI REFRATTARI A SUON DI RANDELLO” – PER CHI SI FOSSE DIMENTICATO CHE LA VIOLENZA HA ACCOMPAGNATO TUTTO IL VENTENNIO MUSSOLINIANO, CI PENSA ALDO CAZZULLO A RICORDARLO NEL SAGGIO “MUSSOLINI. IL CAPOBANDA” – EPPURE, OSSERVA L’AUTORE, GLI ITALIANI ANCORA OGGI CREDONO NELLA VULGATA CHE RAFFIGURA IL “DUCE LUNGIMIRANTE, VIRILE, ONESTO, SEVERO MA GIUSTO, SEDUTTORE MA BUON PADRE DI FAMIGLIA, DURO MA GENEROSO”. E QUESTO PERCHE'...


     
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    Mirella Serri per “La Stampa”

     

    benito mussolini benito mussolini

    Un esempio di giustizia sociale fascista? Negli anni Venti il fiorentino Umberto Banchelli escogitò una soluzione per aiutare i più miserabili. Al mercato i prezzi erano troppo alti? Il mago, come fu chiamato Banchelli, losco figuro dello squadrismo toscano, bastonava i commercianti e pure i «figli dell'avvocato, del dottore, del fornitore», gli esponenti della classe più abbiente, talvolta anche socialisti.

     

    Banchelli fu un esempio degli animatori delle squadracce in camicia nera - che si chiamavano Me ne frego, Indomita, Satana, Folgore, Asso di bastoni - il cui nerbo era costituito dagli arditi, dai veterani della Grande Guerra e da criminali di professione. Mussolini fu il loro mentore e nume tutelare. Quando un aderente ai gruppi di mazzieri come Raffaello Riccardi (futuro corrotto ministro di Mussolini) aveva bisogno di armi negli anni roventi della cosiddetta Rivoluzione fascista, andava da Benito che lo riforniva di pistole e di bombe a mano. Il despota fu un fautore della violenza estrema come «una chirurgica, dolorosa necessità». «È evidente che noi per imporre le nostre idee ai cervelli», sosteneva, «dobbiamo a suon di randello toccare i crani dei refrattari».

     

    mussolini il capobanda aldo cazzullo mondadori mussolini il capobanda aldo cazzullo mondadori

    La pratica dei soprusi e della sopraffazione accompagnò con una scia di sangue l'azione del Capo, come dimostra il suggestivo viaggio nel ventennio di Aldo Cazzullo, Mussolini. Il capobanda(Mondadori). Lo scrittore e giornalista sviluppa un'originale e serrata analisi della storia del regime alla luce dello stretto legame con la ferocia e la violazione di ogni diritto che connotò l'azione sia dei primi Fasci di combattimento, sia del governo di Mussolini con le leggi fascistissime, l'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, la legislazione razziale, la guerra e il tragico epilogo della Repubblica di Salò.

     

    Eppure, osserva Cazzullo, gli italiani ancora oggi credono nella vulgata che raffigura il «Duce lungimirante, virile, onesto, severo ma giusto, seduttore ma buon padre di famiglia, duro ma generoso». Da dove nasce questo senso comune e chi fu realmente Mussolini? Fu un «capobanda», disse Filippo Turati, e per questo, proprio oggi più che mai, «dovremmo vergognarci del fascismo» (come recita il sottotitolo del libro di Cazzullo).

     

    aldo cazzullo saluta giorgia meloni foto di bacco (1) aldo cazzullo saluta giorgia meloni foto di bacco (1)

    Non c'è dubbio: per esempio di fronte all'operato degli squadristi nella strage di Palazzo d'Accursio a Bologna, il 21 novembre 1920, la vergogna la fa da padrona. L'eccidio avvenne in coincidenza con l'insediamento della nuova giunta comunale. I fascisti apprezzavano le elezioni democratiche solo quando le vincevano e così un nutrito gruppo di picchiatori attaccò la folla riunitasi per festeggiare il successo dei socialisti. Morirono dieci membri del partito dei lavoratori e furono ferite circa sessanta persone: la forza pubblica e il questore di Bologna assistevano passivi e compiaciuti.

     

    mussolini mussolini

    Buone ragioni per considerare «i fascisti», come disse lo scrittore Carlo Fruttero, «brutti, tutti neri come corvi, i fez, i teschi, i manganelli», le offrono le pagine che Cazzullo dedica alla marcia su Roma. Gli avanguardisti con moschetti, pugnali e alabarde assaltarono com' è noto il quartiere proletario di San Lorenzo. Inseguirono poi nelle loro case gli operai che avevano tentato di fermarli e ne scaraventarono parecchi giù dalle finestre e dai balconi: ci furono morti, decine di lavoratori, con la spina dorsale spezzata, rimasero paralizzati. Anche Torino e i suoi quartieri popolari non furono esentati dal massacro e dalla gogna: vennero uccisi quattordici operai, il segretario della Camera del Lavoro fu legato a un camion e trascinato per le strade.

     

    mussolini saluto romano mussolini saluto romano

    L'azione criminale nel Ventennio nero si accanì contro le prestigiose figure di Giacomo Matteotti, don Minzoni, Giovanni Amendola e Piero Gobetti, i fratelli Rosselli e altri. Il connubio con la carneficina e lo scempio proseguì con la costruzione dell'Impero: Pietro Badoglio e il suo sottoposto Rodolfo Graziani applicarono le indicazioni del Duce, che ordinò di porre fine all'insurrezione in Cirenaica tra il 1930 e il 1931, con un'ondata di terrore sulla popolazione civile. Nell'estate del 1930 quattro aerei sganciarono 24 bombe da 21 chili, 12 bombe da 12 chili e 320 spezzoni caricati con l'iprite, il tremendo gas bandito dalle convenzioni internazionali.

     

    Fu il primo crimine contro l'umanità del regime. Altri ne seguiranno. Poi arrivò la persecuzione antisemita. La razzia del ghetto di Roma avvenne per mano dei nazisti ma i fascisti italiani, nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 1943, prelevarono gli ebrei di Venezia e li mandarono nei lager. Sono solo alcuni esempi.

     

    Ma come mai gli italiani continuano ad autoingannarsi sulla natura della dittatura, considerata assai più mite e benevola di quanto non sia stata? «Tendo a credere che il fascismo sia un fenomeno legato alla parabola di un uomo, Benito Mussolini», osserva lo scrittore, «su cui la maggioranza degli italiani si è fatta un'idea sbagliata, edulcorata, consolatoria. Un'assoluzione che è anche un'auto-assoluzione».

     

    aldo cazzullo aldo cazzullo

    Per sconfiggere queste false convinzioni non c'è dunque nulla di meglio dell'autodefinizione di Mussolini: «Se il fascismo non è stato altro che un'associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere». Parole sante, formulate in modo provocatorio ma una volta tanto veritiere. -

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