Daniele Sparisci per il "Corriere della Sera"
il gesto di brenton tarrant 1
Il profumo dei fiori, più intenso dei colori. E il silenzio, spezzato solo dal volo degli elicotteri. Parole bisbigliate, lacrime, preghiere e tanta compostezza davanti al memoriale spontaneo sorto a Deans Avenue. Signore dai capelli bianchi, ragazzi biondi in bermuda, una bambina con un vestito da coniglietto posa una rosa rossa e il papà le accarezza la testa. Altri accendono delle grosse candele bianche.
il gesto di brenton tarrant 2
«Restiamo uniti, restiamo forti: siamo il Paese più bello del mondo» è scritto su uno dei tantissimi bigliettini lasciati in terra. Poliziotti con il fucile mitragliatore a tracolla, fermi ma gentilissimi. Riescono persino a sorridere. Oltre il cordone giallo non si va, a pochi passi c' è la moschea Al Noor dove è cominciato l' attentato più grave nella storia della Nuova Zelanda.
jacinda ardern 1
Il Paese è sotto choc, cancellati eventi sportivi e manifestazioni culturali e oggi anche le sinagoghe resteranno chiuse in segno di lutto. Per il piccolo Mucad, trucidato a 3 anni. Per Atta Elayyan, portiere della Nazionale di futsal o per gente come Khaled Mustafa, che era stato accolto lo scorso anno dalla Siria con la famiglia. Fuggiva dalla guerra, ne ha trovata un' altra.
jacinda ardern 2
Il primo ministro Jacinda Ardern ieri ha reso omaggio alle 50 vittime e per mandare un messaggio più forte ha indossato un velo nero in testa nell' incontro con i rappresentanti delle comunità musulmane che raggiungono solo l' 1% della popolazione della Nuova Zelanda (4,25 milioni di abitanti).
il manifesto di brenton tarrant
Non lontano, in un' aula blindata del tribunale lo show dell' orrore di Brenton Tarrant è continuato. Taglio militare, tunica bianca da prigioniero, piedi nudi, sorrisi sprezzanti davanti ai giudici e sguardi di sfida. E quel gesto di «ok» al contrario da molti interpretato come «vittoria» nel gergo dei suprematisti bianchi e da altri come un messaggio in codice.
Dieci minuti prima della mattanza, il ventottenne australiano per ora accusato solo di omicidio plurimo ha spedito via mail il suo delirante manifesto all' ufficio del primo ministro mettendo in copia anche alcuni parlamentari e media locali. Voleva essere sicuro di lasciare una doppia firma, con il sangue e con l' inchiostro. Era una sfida, un' oscena provocazione.
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Quando lo staff presidenziale ha letto il messaggio sono state attivate le misure di sicurezza, ma ormai era troppo tardi: «L' aveva mandato a un indirizzo generico al quale il primo ministro non ha accesso e sono stati seguiti tutti i protocolli del caso» ha detto un portavoce.
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Continua la caccia a eventuali complici, ma sia la polizia che la Ardern hanno confermato che Tarrant ha sparato da solo colpendo indiscriminatamente anche donne, bambini o anziani. Dopo essersi concentrato sul primo obiettivo ha guidato per sette minuti per raggiungere il centro islamico di Linwood prima di essere arrestato dopo 36 minuti dalla prima chiamata di intervento. «Se non lo avessero fermato avrebbe ucciso ancora» ha spiegato la premier aggiungendo che cambierà le leggi sulla detenzione di armi vietando quelle semi-automatiche.
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L' attentatore infatti aveva una regolare licenza ottenuta a novembre e si allenava in un poligono di tiro vicino Dunedin, cittadina costiera a più 4 ore di macchina da qui dove avrebbe trascorso gli ultimi due anni: «Non aveva nulla di strano, sembrava un tipo normalissimo» dicono ora i suoi istruttori anche se l' associazione è stata al centro di polemiche in passato.
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Usava l' AR-15, un fucile semiautomatico di fabbricazione americana ed è anche una delle armi scelte per la strage e sulla quale aveva inciso i nomi dei suoi riferimenti ideologici, incluso lo sparatore di Macerata Luca Traini.
Più si scava nel passato di Tarrant più emergono elementi utili alle indagini. Il ragazzo ha effettuato una quantità anomala di viaggi, alcuni in posti inaccessibili tipo Corea del Nord o Afghanistan.
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Ma a preoccupare sono i possibili legami con organizzazioni dell' ultradestra allacciati durante i suoi passaggi nell' Est Europa.
Vista da qui sembra lontanissima, stanotte le strade del centro di Christchurch sono ancora più deserte. Steve, 19 anni, mangia un hamburger in uno dei pochi locali aperti: «Sono inc nero ma questo schifo non attaccherà, era solo un pazzo criminale». Lo sperano tutti.
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