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    “MA CHE CA**O STATE FACENDO?” - SALVINI È FURIOSO PER IL COMPORTAMENTO DEI GRILLINI SUL CASO SIRI, PRENDE DI PETTO CONTE: “DI' A QUELLO CHE DOPO LE ELEZIONI FACCIAMO I CONTI”. QUELLO SAREBBE DI MAIO, E TANTI SALUTI ALLA SINTONIA TRA I DUE VICEPREMIER CHE NON SI RIVOLGONO PIU' LA PAROLA - GIORGETTI CHIAMA “UN ALTISSIMO ESPONENTE DI FORZA ITALIA” (BERLUSCONI?): “SIAMO A UN PASSO” – IL MESSAGGIO A TONINELLI: “SENZA SIRI E LA SUA COMPETENZA, VOGLIO VEDERE COME TE LA CAVI SU ALITALIA”


     
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    1 – I «SOSPETTI» DI DI MAIO SUL SOTTOSEGRETARIO E SALVINI AVVERTE CONTE: MA COSA STATE FACENDO?

    giuseppe conte armando siri giuseppe conte armando siri

    Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi e Alessandro Trocino per il “Corriere della Sera”

     

    (…) Prima dell' inizio della riunione di governo, alcuni dei presenti raccontano che Salvini prenda (neppure troppo) da parte il premier Giuseppe Conte: «Ma che ca... state facendo?

    Ieri la Trenta (la ministro della Difesa) che mi accusa di invadere il suo campo. Oggi, Toninelli che leva le deleghe ad Armando Siri... Tutto senza una sillaba di preavviso. Così non andiamo da nessuna parte». La risposta di Conte, se c' è, ai presenti risulta meno distinguibile. Per Matteo Salvini l' aspetto peggiore della giornata più nera del governo è proprio quello.

     

    matteo salvini armando siri matteo salvini armando siri

    Il fatto che Luigi Di Maio non lo abbia neppure avvertito della mossa di Toninelli contro il suo sottosegretario. Una mancanza «non si dice di grammatica politica, ma almeno di buone maniere» sbuffa un salviniano di stretta osservanza. E così, a dispetto dell' andremo «avanti per quattro anni» pubblicamente dichiarato da Salvini, ci sono leghisti che fanno il conto alla rovescia: con oggi «siamo a meno quattro».

     

    MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO INNAMORATI

    Come dire che il governo potrebbe crollare martedì prossimo. Innesco della detonazione - che avrebbe luogo in Consiglio dei ministri - il tormentato decreto crescita. Che include il provvedimento «salva Roma» per ripianare i debiti della Capitale che i leghisti, giurano come un sol uomo, «non approveranno mai».  (…)

     

    2 – SALVINI FURIOSO AFFRONTA CONTE "VOLETE FAR SALTARE TUTTO" E DI MAIO NON GLI PARLA PIÙ

    Estratto dell’articolo di Claudio Tito per “la Repubblica”

     

    MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO MATTEO SALVINI LUIGI DI MAIO BY LUGHINO

    «Guarda che così non si va da nessuna parte. Con gli insulti non risolvete nulla. Con gli attacchi personali non ottenete niente. Sappiate che Siri non si dimette. Né ora né mai». Il consiglio dei ministri convocato a Reggio Calabria non è ancora iniziato. I membri del governo arrivano alla spicciolata. Nella sala della prefettura che deve ospitare la riunione, però, c' è già il presidente del consiglio, Giuseppe Conte, e un gruppetto di ministri, sia leghisti sia grillini. Entra anche Matteo Salvini e va diretto verso il premier.

     

    Senza alzare la voce ma facendosi intenzionalmente ascoltare dagli altri presenti, scarica la sua rabbia. Il tono è freddo, il volto livido. L' inchiesta sul sottosegretario ai trasporti, ma soprattutto la reazione dell'"alleato" pentastellato lo hanno mandato su tutte le furie.

    ARMANDO SIRI ARMANDO SIRI

    Conte ascolta e poi parte a sua volta. La tensione sale. Tutti i ministri si bloccano. Restano in silenzio. Uno solo di loro, grillino, lancia uno sguardo verso l' uscita e chiede sottovoce al vicino: «Ma Luigi è arrivato?». No, Di Maio ancora non è entrato in prefettura.

     

    «Guarda - risponde allora il capo del governo - che questa inchiesta è una cosa seria. Stiamo parlando di corruzione. Come puoi pensare che non ci siano conseguenze». Il ministro degli Interni lo blocca e insiste: «Ma di che stiamo parlando? Con questo atteggiamento state bloccando il Paese solo per le elezioni europee. Ma allora ditelo, ditelo che volete far saltare tutto». Conte respinge le accuse: «Nessuno pensa a questo. Ma non capisco quale sia il problema delle dimissioni. Se poi chiarisce tutto, ritorna al suo posto».

    danilo toninelli armando siri danilo toninelli armando siri

     

    Ecco, la giornata gialloverde ad altissima tensione ieri è cominciata così. Con un litigio quasi pubblico. Una scena da separati in casa. A un passo dal divorzio, ma intimoriti dall' idea di assumersene la responsabilità. Sempre sul filo della sopportazione. E con un dato del tutto nuovo rispetto a questi dieci mesi di burrascosa coabitazione: i rapporti personali sono deteriorati, quella che veniva chiamata la sintonia tra "Luigi e Matteo" non c' è più.

     

    matteo salvini giancarlo giorgetti matteo salvini giancarlo giorgetti

    (…) Ma soprattutto lo blinda (Siri, ndr) il segretario leghista che rimprovera Di Maio di muoversi solo per recuperare nei sondaggi. Per poi rivolgersi a Toninelli con un ulteriore monito: «Senza Siri, voglio vedere come te la cavi su Alitalia».

     

    Ossia sulla vertenza su cui si sta spendendo in prima persona Di Maio. Un' osservazione che anche il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Giancarlo Giorgetti, ha rimarcato al premier Conte: «Senza Siri, senza la sua competenza, si rischia di avere qualche problema su Alitalia». Il presidente del Consiglio non si è lasciato convincere. Tanto da aver deciso di convocare nei prossimi giorni il sottosegretario ai Trasporti per chiedergli semplicemente di «dimettersi».

     

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    Nel frattempo nella Lega è scattato un altro allarme. Quello giudiziario. Il capo lumbard sospetta una nuova offensiva dei pm. È avvolto dal timore che siano in arrivo altre inchieste. (…) Sta di fatto che Salvini, proprio ieri sera, rilancia un vecchio cavallo di battaglia del centrodestra berlusconiano: la riforma della giustizia. Un po' come avvertimento, un po' come minaccia. Esattamente con lo stesso spirito con cui i leghisti hanno chiesto di estrapolare dal decreto crescita il capitolo sul bilancio di Roma.

     

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    (…) La resa dei conti è rinviata al 27 maggio, dopo i risultati europei. Fino a quel momento tutto sarà in stand-by. Il Paese sarà congelato in una sorta di grande freezer della politica. Di Maio e Salvini assomiglieranno così sempre più a De Mita e Craxi, i due leader della Prima Repubblica che negli anni '80 si insultavano da alleati inseguendo poltrone e staffette. A scapito dell' Italia.

     

    3 – SALVINI: VOGLIONO LA CRISI MA IO ASPETTO LE EUROPEE

    Estratto dell’articolo di Alberto Gentili per “Il Messaggero”

     

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    Nei messaggi che invia ai suoi, Matteo Salvini è lapidario: «Questi grillini sono delle m...». Nel messaggio affidato al premier Giuseppe Conte, visto che nel Consiglio dei ministri celebrato a Reggio Calabria a Luigi Di Maio non ha lanciato neppure un saluto, invece il capo della Lega è minaccioso: «Dì a quello che dopo le elezioni facciamo i conti...». Ma di crisi, anche nel giorno in cui il rapporto con Di Maio e i 5Stelle, «quegli scappati di casa, quei mascalzoni che fanno i giustizialisti quando pare a loro», è ai minimi termini, Salvini non parla. E non perché il capo della Lega non ne abbia abbastanza dei grillini, ma perché «non si apre una crisi su una questione giudiziaria che riguarda uno dei nostri», spiega ai suoi. In più, come dice un ministro leghista, «finché non abbiamo letto bene le carte, finché non capiamo come sono andate le cose, non possiamo essere tranquilli fino in fondo».

     

    LA TELEFONATA

    GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY

    Insomma, strategia e prudenza. Non quella di Giancarlo Giorgetti che il matrimonio con i 5Stelle non avrebbe mai celebrato. E nel pomeriggio, si racconta in casa Lega, il potente sottosegretario impugna il cellulare e chiama un «altissimo esponente» di Forza Italia. C' è chi dice Silvio Berlusconi. Per lanciare un messaggio chiaro: «Siamo a un passo, qui crolla tutto». Come dire: state pronti. Pronti a un nuovo esecutivo.

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    Gli ostacoli su questa strada però sono due. Il primo: Salvini non ne vuole sapere di un governo con il Cavaliere. Il secondo sono i numeri: Lega, Forza Italia e Fdi non bastano. Servirebbe un bel plotone di transfughi grillini per mettere su un nuovo esecutivo.

    Nella Lega monta forte il sospetto, però, che sia Di Maio a cercare la crisi. Adesso.

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    Prima del voto delle elezioni europee 26 maggio. Perché «se resta con noi continua a perdere consensi, mentre se si presentasse alle Europee come nostro avversario potrebbe risollevare le sorti del Movimento che, da settimane, ha alzato le bandiere della sinistra su ogni tema. In più, non rischierebbe la scissione in giugno», dice un altro ministro leghista. E aggiunge: «Le elezioni anticipate a questo punto per i 5Stelle sarebbero un toccasana anche per mascherare i loro fallimenti. Sul decreto per la crescita, su Alitalia, sullo scontro tra la Trenta i vertici della Difesa, etc».

     

    (…)

     

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