Giovanni Viafora per www.corriere.it
pietro parolin bergoglio
«Avevo approvato la Nota Verbale e certamente avevo pensato che potevano esserci reazioni. Si trattava, però, di un documento interno. Un testo scritto e pensato per comunicare alcune preoccupazioni e non certo per essere pubblicato». A dirlo è il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano, che parla per la prima volta dopo il terremoto scatenato dall’iniziativa diplomatica della Santa Sede contro il ddl Zan. E lo fa affidandosi al sito Vatican News.
Parolin, appena rientrato dal Messico, puntualizza subito che «non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge». E sottolinea anche che l’istanza affidata all’Ambasciata d’Italia non è da considerarsi come «un’ingerenza». «Lo Stato italiano è laico — spiega il cardinale — non è uno stato confessionale, come ha ribadito il presidente del Consiglio».
pietro parolin sergio mattarella
Ma dopo questa premessa Parolin mette in chiaro alcuni concetti già espressi dalla comunicazione diplomatica. «La nostra preoccupazione riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti — sottolinea il capo della diplomazia vaticana — che finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Senza però dare al giudice i parametri necessari per distinguere. Il concetto di discriminazione resta di contenuto troppo vago».
NOTA VERBALE DEL VATICANO SUL DDL ZAN
Parolin, quindi, non si nasconde. «È stato un intervento ‘preventivo’, ma proprio per fare presenti i problemi prima che sia troppo tardi — sostiene —. Il disegno di legge è stato già approvato, peraltro, da un ramo del Parlamento. Un intervento solo successivo, una volta cioè che la legge fosse stata adottata, sarebbe stato tardivo. Alla Santa Sede si sarebbe potuto imputare un colpevole silenzio, soprattutto quando la materia riguarda aspetti che sono oggetto di un accordo».
NOTA VERBALE DEL VATICANO SUL DDL ZAN
Infine il cardinale riserva un passaggio al delicato rapporto con la Cei, ovvero con i vescovi italiani (che secondo una interpretazione della vicenda sarebbero stati in qualche modo sorpassati dall’iniziativa diplomatica della Segreteria di Stato). «La Conferenza episcopale italiana ha fatto tutto il possibile per far presenti le obiezioni al disegno di legge — dice Parolin —. Anche la Cei, con la quale c’è piena continuità di vedute e di azione, non ha chiesto di bloccare la legge, ma ha suggerito delle modifiche. Così anche la Nota Verbale, si conclude con la richiesta di una diversa ‘modulazione’ del testo. Discutere è sempre lecito».