Massimo Gramellini per corriere.it
beppe furino
Conosco bene il senso di colpa da cui è attraversato l’ex calciatore Beppe Furino, convinto di avere introdotto lui in casa il Covid che gli ha appena portato via la moglie. Quell’ombra l’ho vista per anni nello sguardo di mio padre. Diversi i contesti e le circostanze, analogo il copione. La persona che hai amato tutta la vita è appena scomparsa e tu sei lì, inebetito dal dolore, a chiederti che cosa avresti potuto fare di più, o di meno, per salvarla.
beppe furino e la moglie
Nella mente scatta il gioco perverso dei «se»: rivivi ogni scelta recente, compresi i gesti che hai compiuto senza pensare alle conseguenze, soprattutto quelli. Nel caso di una pandemia esiste già anche una parola per definirti: untore. Gliel’hai attaccato tu, il virus. Non ne hai la certezza scientifica, ma è un verdetto che ti scorre nelle ossa. E serve a poco dirti che, di solito, a sentirsi in colpa sono proprio quelli che non hanno colpe. Dovendo pur dare un bersaglio al tuo dolore, scegli te stesso.
massimo gramellini
Mio padre trascorse i primi anni dopo la morte di mia madre a rimuginare su manchevolezze presunte, o comunque distorte nel ricordo. Un lavorio infernale del cervello che si placava solo la domenica del derby, quando andava allo stadio a tifare, e spesso a godere, contro la Juve di cui Furino era il capitano. Non sembri blasfemo: tutti abbiamo provato sulla nostra pelle come per lenire i dolori dell’anima l’unico balsamo a effetto rapido siano le emozioni futili. Per guarire, invece, serve il tempo. E a volte non basta.
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