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    “I NOSTRI AGENTI NON SONO DEI GUARDONI DI STATO” – IL SINDACATO DELLA POLIZIA PENITENZIARIA RIMETTE IL PENE NELLE MUTANDE AI DETENUTI ITALIANI E SI INCAZZA PER LA PROPOSTA DI RISERVARE STANZE SPECIFICHE DOVE FAR TROMBARE I CARCERATI CON PERSONE ESTERNE: “IL SESSO IN CARCERE È UNA PROPOSTA INUTILE E DEMAGOGICA. SI RICORRA AI PERMESSI PREMIO. UNA VOLTA FUORI POTRANNO ESPRIMERE L’AFFETTIVITÀ COME MEGLIO CREDONO…”


     
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    Da www.leggo.it

     

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    Sesso in carcere per i detenuti: i ministri della Giustizia e dell’Economia hanno approvato lo stanziamento di 28 milioni di euro che servirà alla nuova legge sulle “relazioni affettive dei detenuti. La proposta va nella direzione di riservare stanze specifiche nelle carceri per consentire ai detenuti - sono oltre 50mila quelli presenti nelle carceri della Puglia - di fare sesso con le persone esterne. Un'ipotesi che fa discutere e contro la quale si è già schierato il Sappe (Sindacato Autonomo della Polizia Penitenziaria). «Gli agenti di polizia penitenziaria non sono dei guardoni di Stato. Meglio i permessi premio» tuona Donato Capece, segretario del Sappe.

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    La protesta: «I nostri agenti non sono guardoni di Stato»

    "Ciclicamente, viene fuori la proposta di destinare stanze o celle in carcere per favorire il sesso ai detenuti. Noi ribadiamo quel che diciamo da tempo, con fermezza ed altrettanta chiarezza: per il SAPPE, i nostri penitenziari devono assicurare il mandato costituzionale dell’esecuzione della pena e i nostri Agenti di Polizia Penitenziaria non devono diventare ‘guardoni di Stato! - si legge nella nota - Il sesso in carcere è una proposta inutile e demagogica, che offende anche chi ha subìto un reato anche molto grave.

     

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    Si ricorra, piuttosto, alla concessione di permessi premio a quei detenuti che in carcere si comportano bene, che non si rendono cioè protagonisti di eventi critici e che durante la detenzione lavorano e seguano percorsi concreti di rieducazione. E allora, una volta fuori, potranno esprimere l’affettività come meglio credono”.

     

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    La vera emergenza? «Episodi di violenza e atti di autolesionismo»

    “Altri sono gli interventi urgenti per fronteggiare la costante situazione di tensione che si vive nelle carceri italiane: Nel 2021 abbiamo contato nelle carceri italiane 11.295 atti di autolesionismo, 1.669 tentati suicidi sventati in tempo dalla Polizia Penitenziaria, 8.063 colluttazioni, 1.087 ferimenti: numeri altissimi, i più alti degli ultimi vent’anni. E sorveglianza dinamica e regime penitenziario aperto sono stati concausa di questo pazzesco numero di eventi critici, questa folle spirale di tensione e violenza che ogni giorno coinvolge, loro malgrado, appartenenti al Corpo di Polizia Penitenziaria nelle carceri italiane, per adulti e minori. Sospendiamo allora vigilanza dinamica e regime aperto se i detenuti non lavorano, non studiano o non sono impegnati in altre attività”.

     

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