Marco Lignana per genova.repubblica.it - Estratti
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Fuori, il finimondo. Dentro l’ufficio di palazzo Tursi, il solito, imperturbabile sindaco di Genova Marco Bucci. L’uomo del fare presto e bene, della ricostruzione del ponte Morandi, dei mega progetti come la diga. Del rivendicato pragmatismo allergico alla politica.
Ma anche il primo cittadino sempre, costantemente insieme al presidente della Regione Giovanni Toti ora chiuso in casa ad Ameglia e non per scelta: «Dimissioni o non dimissioni? È una cosa che deve decidere lui… next question. Certo umanamente spero che il nostro rapporto possa continuare, ho fiducia in lui».
Però il nome di Bucci nelle carte dell’inchiesta che ha decapitato un intero sistema politico-imprenditoriale è come il prezzemolo: «In sette anni non ho mai preso un euro. E per quel che ho letto nessuno accusa Bucci di aver mai preso qualcosa, o aver favorito qualcuno».
Sindaco, è la paralisi?
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«Macché, nessuna paralisi. Genova non si ferma, anzi ci metteremo ancora più grinta ed energia per lavorare. Io in questi due giorni ho continuato a farlo».
Il terremoto è politico.
«Alla guida della Regione c’è un numero 2, che porta avanti le cose (il vicepresidente leghista Alessandro Piana, ndr). Posso capire che per alcuni sia difficile da accettare, ma le cose continuano».
Pure la diga non si ferma?
«Il grosso ora lo deve fare Roma, non Genova e la Liguria. Vorrei fortemente andare a gara per la variante a fine giugno».
Ai pranzi sullo yacht dell’imprenditore Spinelli, citati nelle carte come luogo per eccellenza per sistemare concessioni e finanziamenti, è stato anche lei.
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«Io ci sarò andato un paio di volte, in un caso penso proprio il giorno dopo Burlando (sorride e si riferisce all’ex presidente della Regione del centrosinistra, ndr). Per dire che io incontro centomila imprenditori in città, parlo con tutti. Il che non vuol dire prendere mazzette, che non ho mai preso, o trovare scorciatoie».
Il Comitato di gestione del porto in trasferta sullo yacht è normale?
«A me questo non risulta, almeno per quando ci sono andato io. Anzi mi risulta altro: non so se purtroppo o per fortuna, ma anche durante il pranzo noi lavoriamo. Il tempo è quello che è».
(…)
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In un discorso intercettato fra lei e Toti, quando parlate di Spinelli e Aponte (proprietario di Msc, non indagato), il governatore sostiene sia un assalto alla diligenza e le dice ridendo: «Aponte si prende il suo, quell’altro si prende il suo, Spinelli si prende il suo e noi? Non ci danno un cazzo?». Lei risponde “esatto” e secondo la Gdf «paragona la situazione ai maiali a cui dava da mangiare da piccolo».
«Ha mai provato a dar da mangiare ai maiali? Si danno tutti addosso.
Quindi sì, l’assalto alla diligenza c’è, e credo sia normale e giusto che ci sia la corsa agli spazi».
Altra intercettazione: Aponte dice a Spinelli di aver parlato direttamente con lei per allungare la concessione del Terminal Rinfuse a 30 anni.
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«Con Aponte credo di aver parlato al telefono 6-7 volte in sette anni, per gli auguri di Natale. Non ne ho la più pallida idea di cosa significhi questa frase, perché io non ho niente a che fare con il Terminal Rinfuse».
Ma con il membro da lei indicato nel Comitato di gestione del porto, Giorgio Carozzi, inizialmente contrario ad allungare la concessione, parlavate eccome.
«Ho scoperto a mie spese, appena diventato sindaco, che il componente nominato da Comune e Città Metropolitana non risponde al “vincolo di mandato”. Avevo chiesto tre volte a Marco Doria, che era nel comitato prima di Carozzi, di dimettersi e non l’aveva mai fatto».
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È stato lei a indicare il manager Signorini come ad di Iren, nel comitato di sindacato composto dai sindaci di Genova, Reggio Emilia e Torino. Rifarebbe questa scelta?
«A mio giudizio è la persona adatta per questo lavoro, tutt’ora devo vedere se la mia opinione va cambiata».
Come pensa di comportarsi con il consigliere comunale della sua maggioranza, Umberto Lo Grasso (lista Toti), indagato per favoreggiamento?
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«Io sono garantista al mille per mille, poi ognuno è libero di pensarla come vuole. Se uno è in grado di mantenere il suo ruolo anche se ha un avviso di garanzia, ben venga e lo faccia».
Ma almeno un punto con la sua maggioranza lo farete?
«Beh quello certamente, domani (oggi per chi legge, ndr), sabato e lunedì. Ci vedremo con tutti».
Anche in una riunione in cui si parlava del voto dei “riesini”, che i pm legano ad ambienti mafiosi, lei era presente. Ricorda?
«Non me lo ricordo proprio. O meglio mi ricordo ovviamente che nelle campagne elettorali si facevano le riunioni tutti insieme per decidere come e quanto, ma non ricordo certi discorsi. Li ho letti sul giornale, per me son stati un fulmine a ciel sereno, Riesi neanche sapevo dov’era».
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Ma come fa a lavorare come se niente fosse? Non le squilla di continuo il telefono?
«Quello sì, e sa cosa le dico, che le persone mi chiedono di andare avanti perché qui c’è da fare».
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