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    PRESSATO DAI PM, IL SINDACO DI RIGNANO DANIELE LORENZINI AMMETTE CHE, DURANTE LA GRIGLIATA A CASA RENZI RIVELATA DA “LA VERITÀ”, IL GENERALE SALTALAMACCHIA MISE IN GUARDIA IL PADRE DELL’EX PREMIER SU ALFREDO ROMEO


     
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    Giacomo Amadori per “la Verità”

     

    TIZIANO RENZI TIZIANO RENZI

    Rignano sull'Arno è stata presa d'assedio. Per quasi tre settimane gli uomini del Noe dei carabineri (forse anche per questo estromessi dall' inchiesta) hanno vissuto dentro al bosco dietro la casa di Tiziano Renzi. E la «colpa» è anche della Verità.

     

    Verso fine ottobre, all' improvviso, il faccendiere Carlo Russo aveva quasi smesso di comunicare al telefono. In quel momento era già indagato e intercettato, ma, sospettano gli investigatori, qualcuno deve averlo messo in guardia. Anche perché quasi negli stessi giorni il nostro quotidiano aveva scritto che Tiziano Renzi era molto preoccupato per un'inchiesta della procura di Napoli riguardante un imprenditore della città campana.

     

    CARLO RUSSO CARLO RUSSO

    Timori che Renzi senior condivideva con i confidenti più stretti proprio dentro al bosco, dove si recava a parlare dopo aver fatto spogliare gli interlocutori di cellulari e altri apparati elettronici. In più, a fine ottobre, c'era stata una grigliata a casa di babbo Renzi a cui aveva partecipato pure il generale Emanuele Saltalamacchia, comandante della Legione Toscana dei carabinieri e amico personale di Matteo Renzi.

     

    ALFREDO ROMEO ALFREDO ROMEO

    Lo stesso Saltalamacchia è stato iscritto a dicembre sul registro degli indagati della Procura di Roma per violazione del segreto istruttorio e favoreggiamento personale. A far prendere questa decisione al procuratore aggiunto Paolo Ielo, e al sostituto procuratore Mario Palazzi, erano state le dichiarazioni dell' amministratore delegato di Consip Luigi Marroni che la sera del 20 dicembre aveva fatto mettere a verbale le seguenti parole: «Con il generale Saltalamacchia intercorre un rapporto di amicizia da diversi anni e anche lui mi disse che il mio telefono era sotto controllo, anche in questo caso l' informazione la ricevetti prima dell' estate 2016».

     

    A causa di quest' accusa, gli inquirenti si sono chiesti che cosa sia andato a fare Saltalamacchia a casa di babbo Tiziano. I pm Palazzi ed Henry John Woodcock hanno provato a chiederlo venerdì a due dei commensali che avevano partecipato a quella grigliata: il sindaco di Rignano, Daniele Lorenzini, e l' ex assessore Massimo Mattei, che aveva lavorato nella giunta fiorentina del Rottamatore.

    Daniele Lorenzini Daniele Lorenzini

     

    Il racconto più interessante è stato quello del sindaco Lorenzini. Mentre raccoglievano i verbali di sommarie informazioni, gli investigatori hanno giocato una vera e propria partita a poker, senza mai scoprire le loro vere carte. Hanno raccontato ai partecipanti alla cena di aver registrato i discorsi della serata attraverso una cimice piazzata vicino al barbecue. Ma di quelle presunte conversazioni captate hanno solo parafrasato il contenuto senza far ascoltare l' audio originale.

     

    LUIGI MARRONI LUIGI MARRONI

    Che probabilmente non esiste. A Lorenzini, il primo a essere sentito, hanno chiesto notizie pure sul suo assessore Roberto Bargilli, il quale il 7 dicembre ha chiamato il solito Russo e gli ha chiesto, «per conto di babbo», di non chiamare più e di non mandare messaggi a Tiziano Renzi. Solo due giorni prima quest'ultimo era stato messo sotto intercettazione dalla Procura di Napoli.

     

    Lorenzini, apparso molto provato davanti agli inquirenti, ha ammesso che effettivamente, la sera della grigliata, il generale Saltalamacchia aveva consigliato a Renzi senior di evitare contatti con Romeo. Una dichiarazione che agli investigatori ha fatto subito pensare di aver fatto strike. Il sindaco ha precisato, però, di non ricordare se il generale avesse fatto il nome esatto del personaggio da evitare o se si fosse limitato a far riferimento a un imprenditore napoletano.

    Roberto Bargilli Roberto Bargilli

     

    Gli inquirenti hanno citato a Lorenzini anche l'articolo di novembre della Verità dedicato agli incontri nel bosco, in cui lo stesso primo cittadino era citato come partecipante. L'amministratore ha confermato, nella sostanza, quanto da noi scritto. Come detto, subito dopo il nostro scoop, gli investigatori hanno iniziato un servizio di intercettazione in grande stile: si sono nascosti nella boscaglia e hanno piazzato cimici in giro per il paese: dentro ai bar e, sembra, persino in Comune, nella sede del Pd e nel giardino di casa Renzi.

     

    renzi tra i banchetti pd a rignano renzi tra i banchetti pd a rignano

    Venerdì scorso è stato sentito dagli inquirenti anche Pier Giovanni Spiteri, fotografo e regista di filmini scollacciati, oltre che vecchio amico e collaboratore di Tiziano Renzi, però il verbale del regista è risultato di scarso interesse per gli inquirenti. La stessa sera Woodcock e i suoi avrebbero voluto ascoltare come testimone (e quindi con l'obbligo di dire la verità) anche Roberto Bargilli, ex autista del camper di Renzi durante le primarie del 2012. Però i magistrati romani hanno deciso di non convocarlo venerdì, bensì di attendere la sua prossima iscrizione sul registro degli indagati.

     

    INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO INCHIESTA CONSIP - IL PIZZINO STRAPPATO

    Una mossa che ha diviso le due procure, ufficialmente d'accordo su tutto. Ieri Lorenzini e Bargilli, insieme, hanno tenuto una conferenza stampa presso il Comune di Rignano. L' assessore ha detto di ricordare di aver comunicato con Russo solo via sms e che per lui si trattava di un messaggino banale. A chiedergli di contattare il faccendiere sarebbe stato lo stesso Tiziano «perché mi sembra che venisse stressato da Russo: "Vediamo se la fa finita", mi disse, chiedendomi di contattarlo».

     

    Sul suo rapporto con il presunto faccendiere, ha puntualizzato: «Lo conoscevo appena, lo avevo incontrato durante alcuni viaggi di pellegrinaggio a Medjugorje, niente di più». Quindi ha aggiunto: «Comunque sono a disposizione degli inquirenti, il mio numero ce l' hanno». Il sindaco Lorenzini, dopo avergli chiesto spiegazioni sul rapporto con Russo, gli ha confermato la fiducia.

     

    Il primo cittadino ha anche dichiarato di aver detto ai magistrati quanto sapesse sulla vicenda e di aver offerto la sua piena collaborazione. Però, in vista delle elezioni amministrative di primavera, ha annunciato un piccolo strappo dal Pd di babbo Renzi (sino a ieri sera segretario del partito di Rignano): «Il Pd non parla più dei temi che interessano ai cittadini, io così non mi ci riconosco più. Per questo penso a una lista inclusiva, che spero potrà avere anche l' appoggio del Pd locale, al quale però chiederò di non mettere il logo».

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