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    "OBBEDIRE MI COSTA MOLTISSIMO" - IL SINDACO DI TORINO STEFANO LO RUSSO ANNUNCIA DI ESSERE STATO OBBLIGATO A INTERROMPERE L'ISCRIZIONE ALL'ANAGRAFE DEI FIGLI DI COPPIE DELLO STESSO SESSO, DOPO LA NOTA INVIATA DAL PREFETTO: "IL SINDACO AGISCE COME UFFICIALE DI GOVERNO E DEVE ATTENERSI AL DISPOSITIVO DI LEGGE" - D'ORA IN AVANTI I FIGLI NATI DA UNA COPPIA OMOSESSUALE AVRANNO, TECNICAMENTE, UN SOLO GENITORE: "IN QUESTO MODO I CITTADINI ITALIANI SONO PRIVATI DI UN DIRITTO RICONOSCIUTO IN ALTRI PAESI DELL'UE. È INIQUO, I BAMBINI ITALIANI SONO DI SERIE B"


     
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    Filippo Femia per “La Stampa”

     

    «Violenza», «discriminazione intollerabile», «decisione iniqua». Non usa toni morbidi il sindaco di Torino Stefano Lo Russo quando annuncia che si trova obbligato a interrompere l'iscrizione all'Anagrafe dei figli di coppie dello stesso sesso. Una decisione subìta «con grande amarezza: obbedire mi costa moltissimo».

     

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    A mettere spalle al muro l'amministrazione comunale è stata una nota inviata dal prefetto: «Mi ha comunicato che il sindaco, in quanto ufficiale di stato civile, agisce come ufficiale di governo e non come titolare di un potere proprio - spiega i tecnicismi Lo Russo - e deve quindi attenersi al dispositivo di legge: la trascrizione della registrazione dei figli delle coppie omogenitoriali costituisce una violazione».

     

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    Non resta che prenderne atto e fermare quella che il primo cittadino ha definito «battaglia di civiltà», iniziata nel 2018 a Torino (primo Comune in Italia) durante l'amministrazione Appendino. La brusca frenata arriva dopo un'ottantina di iscrizioni all'Anagrafe, che dal punto di vista giuridico rimangono valide. Ma d'ora in avanti i bambini nati da una coppia omosessuale avranno, tecnicamente, un solo genitore.

     

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    «Ritengo che in questo modo i cittadini italiani siano privati di un diritto riconosciuto in altri Paesi dell'Ue. È iniquo, in questo momento i bambini italiani sono di serie B», ragiona il sindaco. Ma la sua non è una resa senza condizioni. Anzi. In attesa del pronunciamento della Cassazione, l'amministrazione comunale studia ora come portare la battaglia sul piano politico.

     

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    «Speriamo che altre città italiane si uniscano alla nostra battaglia per ottenere un riconoscimento normale negli altri Paesi e che solo da noi rappresenta un problema», aggiunge l'assessore ai Diritti, Jacopo Rosatelli. Il coordinamento Torino Pride, che riunisce le associazioni cittadine per i diritti Lgbt, è stato convocato domani in Comune: l'ipotesi è quella di organizzare una grande manifestazione prima della Giornata internazionale contro l'omofobia, il 17 maggio.

     

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    L'obiettivo dell'amministrazione Lo Russo è spingere il Parlamento ad agire, intervenendo su un quadro legislativo tuttora poco chiaro nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte Costituzionale. «C'è un deficit culturale e di iniziativa politica nelle aule parlamentari - attacca Lo Russo -. I nostri politici stanno scaricando su famiglie, bambini, sindaci e sui tribunali una incapacità di legiferare in maniera adeguata per le esigenze dei cittadini. È molto grave e profondamente ingiusto perché crea una sperequazione: una discriminazione intollerabile nell'Europa dei diritti». L'affondamento del ddl Zan ad opera di questo Parlamento, però, non lascia spazio a troppe illusioni.

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