Giampiero Rossi per www.corriere.it
nando dalla chiesa
«Io andrei a vedere il programma. Per il centrosinistra lombardo è tempo di affrontare il mare aperto, altrimenti si rischia di rinchiudersi in un monastero politico». Nando dalla Chiesa, sociologo e punto di riferimento storico di una parte della sinistra milanese, si schiera a sorpresa in favore dell’ipotesi di un appoggio alla candidatura di Letizia Moratti alla presidenza della Regione.
Professore, come è arrivato a questo pensiero, che solleverà polemiche?
«Potrei dire come Woody Allen che “a volte mi vengono in mente cose che non condivido”, ma in realtà mi sono convinto che valga la pena un’apertura di credito, perché di certo non ho più voglia di rivedere il solito film del centrosinistra».
letizia moratti mariastella gelmini
Cioè? Quale film?
«Ci ritroviamo in un teatro milanese, ci sono i comici, gli attori, un conduttore che ci illustra le bellezze del candidato, un rappresentante del mondo Lgbt, un immigrato africano, un giovane che si occupa di beni confiscati alla mafia, un cantautore, quindi arriva il candidato che ci invita a riscoprire la politica, accompagnato da applausi ogni 15 parole.
Ce ne andiamo felici e alle elezioni prendiamo dal 15 al 20% e perdiamo. Rimane tutto come prima, perché dall’altra parte c’è un blocco di potere granitico che può contare su un’ondata di consensi tale da permettere che Daniela Santanché doppi nelle urne un intellettuale come Carlo Cottarelli e a Sesto Emanuele Fiano perda con Isabella Rauti».
nando dalla chiesa
E cosa dovrebbe fare, secondo lei, il centrosinistra?
«Di fronte a un’ondata storica cosa si fa? Ci si trasforma in una comunità di benedettini della politica o si cercano nuove strade affrontando il mare aperto? In Lombardia da un terzo di secolo sono chiuse in frigorifero energie intellettuali, imprenditoriali, politiche della sinistra: e ora che dall’altra parte succede qualcosa, si stacca un blocco importante, si apre uno spazio per nuove alleanze almeno proviamoci, non rinchiudiamoci nella coltivazione dell’identità, serve piuttosto un atto di coraggio».
LETIZIA MORATTI
Però anche l’identità di Letizia Moratti è ingombrante: ha sempre espresso visioni e valori lontani da quelli condivisi a sinistra.
«È vero, ma cominciamo a prendere atto che ha preso le distanze da due provvedimenti molto identitari per la destra, come il reintegro dei medici No vax e l’innalzamento del limite dei contanti».
Opportunismo?
«Io ho percepito la manifestazione di un disagio».
mariastella gelmini letizia moratti
Anche sulla mafia, tema su cui lei si spende da una vita, l’allora sindaco Moratti fu quasi negazionista...
«E io ho scritto parole severe nei suoi confronti, che non rinnego. Ma nel settembre scorso, invitata in Statale per il decennale di studi sulla criminalità organizzata, ha sorpreso tutti con una relazione che esprimeva posizioni molto diverse. Quindi dal 2010 a oggi ha fatto un percorso».
Ma lei, professore, si ritiene ancora di sinistra?
«Ma certo, lo dicono la mia storia, le cose che ho scritto, anche se ora me ne sentirò dire parecchie. Però mi sono convinto che valga la pena tentare “la mossa del cavallo”, cambiando linguaggio senza cambiare obiettivi: di là si è staccato un pezzo importante, non vogliamo vedere davvero le carte, evitando l’ipocrisia di chi ripete sempre “prima i programmi”? E sia chiaro: non ho in mente incarichi o altro, non è questo che mi interessa, ma serve un colpo di reni, non la chiusura in un monastero politico. E poi: ci rendiamo conto dell’effetto a livello nazionale di un’eventuale sconfitta della destra in Lombardia?».
LETIZIA MORATTI